Ultras e Black Bloc, i nuovi protagonisti della rivolta egiziana
News

Ultras e Black Bloc, i nuovi protagonisti della rivolta egiziana

I tifosi egiziani sono sempre stati in prima linea nelle proteste contro Morsi. Ora ci sono anche i Black Bloc

Prima gli ultras partecipavano alla rivolta egiziana, ora sono diventati i protagonisti delle proteste. È questa la principale novità che emerge dagli scontri esplosi nel secondo anniversario della rivoluzione egiziana. Gli episodi più gravi si sono verificati a Port Said, dove hanno perso la vita 32 persone e sono stati feriti 312 manifestanti che protestavano contro la condanna a morte di 21 imputati, ritenuti responsabili del massacro nello Stadio di questa città. Un episodio di violenza in cui hanno perso la vita 72 tifosi, uccisi nel febbraio 2012 durante gli scontri tra gli ultras del Masry di Port Said e la tifoseria dell’Ahly, la squadra di calcio più popolare dell’Egitto. La violenza non si è fermata nemmeno in occasione dei funerali. Durante la processione che è seguita alla cerimonia religiosa in onore alle 32 vittime uccise durante l’assalto al carcere, sono morte 7 persone.

Tra le 45 vittime degli scontri di questi giorni ci sono molti adolescenti. In Egitto i primi gruppi ultras sono nati nel 2007 e i ragazzi più giovani della periferia povera sono stati i primi ad entrare in queste associazioni sportive, composte in larga parte da tifosi di età compresa tra i 12 e i 25 anni. Negli anni successivi molti ultras sono finiti in carcere o hanno subito soprusi da parte della polizia. “I continui scontri con le forze dell’ordine hanno rafforzato il legame di solidarietà tra gli Ultras” spiega Carl Rommel, un ricercatore svedese che vive al Cairo e sta scrivendo la tesi di dottorato sul calcio in Egitto, “ancora oggi, quando qualcuno di loro subisce degli abusi, molti altri ragazzi si uniscono a queste tifoserie per solidarietà”.

Gli ultras sono spesso stati sempre in prima linea durante le proteste, a causa della loro ostilità verso le forze dell’ordine e della loro capacità di scontrarsi con la polizia. “Tuttavia non esiste una politicizzazione delle curve come in altri Paesi”, spiega Carl Rommel, “nessuna tifoseria egiziana fa riferimento ad un’ideologia politica. Gli scontri tra ultras sono sempre determinate da episodi legati alla storia dei club e da rivalità sportive”. La situazione sta, però, cambiando dopo le proteste di questi due anni. Alcune tifoserie non si limitano più soltanto a confrontarsi con la polizia, ma sono diventate ostili al governo di Morsi e agli alti ufficiali dell’esercito.

Diversi oppositori di Mubarak e Morsi ritengono che gli ultras facciano ormai parte del movimento rivoluzionario. Durante le proteste, il loro ingresso in piazza è spesso salutato con entusiasmo, perché gli ultras sanno come scontrarsi con la polizia. Nonostante ci sia ancora qualcuno che storce il naso di fronte a questa massa incontrollabile e senza un’ideologia precisa, la necessità di opporsi alle forze dell’ordine ha fatto siglare un’alleanza tattica tra i liberali e i principali gruppi ultras. I primi hanno legittimato queste associazioni di tifosi, i secondi hanno contribuito al successo di diverse proteste, portando in piazza migliaia di ultras che si sono assunti la responsabilità di difendere i manifestanti.

Un compito che negli ultimi giorni è stato assegnato anche ai Black Bloc egiziani.  Questi sono apparsi di recenti in diverse piazze di questo Paese, ma non si conosce molto sulla natura del movimento e sui legami con i Black Bloc occidentali, anche perché molti membri di questo gruppo non vogliono parlare con i media.

L’impressione è che si tratti soprattutto di associazioni spontanee, nate in diverse città egiziane in queste settimane. Alcune persone che erano in piazza Tahrir durante le proteste ritengono che i Black Bloc siano soprattutto ex-ultras e sottolineano che molti di loro hanno lo stesso modo di manifestare e organizzarsi. È quindi possibile che alcuni ex tifosi abbiano scelto di mutuare le modalità di protesta e i segni distintivi di questo movimento anarchico internazionale, dall’abbigliamento scuro alle bandiere nere e rosse.

Sembra comunque che il gruppo sia nato ad Alessandria, come dimostra questo video:

I più letti

avatar-icon

Matteo Colombo

Vive tra Ankara e Il Cairo per studiare arabo e turco. Collabora con  diversi siti di politica internazionale. Le sue grandi passioni sono  l’Egitto, la Siria e la Turchia

Read More