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Turkish Stream, il gasdotto che riavvicina Russia e Turchia

I vantaggi reciproci dell'accordo azzerano le polemiche tra Putin ed Erdogan. Che si propone anche come mediatore con gli Usa per la Siria

I soldi - si sa - cambiano tutto. E quelli assicurati in futuro dal Turkish Stream, destinato a trasportare il gas russo attraverso il Mar Nero in Turchia, con uno sconto sul prezzo, e poi secondo i piani anche in Europa, promettono di essere tanti. Ovvero abbastanza da azzerare la crisi diplomatica tra Russia e Turchia in un solo giorno: quello della firma solenne sul trattato d'accordo per il gasdotto in quel di Istanbul da parte di Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin a margine del 23/mo World Energy Congress.

Galeotto fu il golpe...
Del resto, il processo di riavvicinamento era già iniziato in occasione del golpe militare dello scorso 15 luglio, durante il quale il governo di Mosca era stato tra i primissimi a esprimere solidarietà a Erdogan. Un primo atto di distensione dopo le forti polemiche per il jet russo abbattuto dal fuoco turco al confine con la Siria a fine 2015 (con pesanti accuse moscovite al presidente Erdogan e alla sua famiglia di illeciti traffici di petrolio con l'Isis), al quale ne sono seguiti diversi altri. Tanto che l'accordo sul Turkish Stream è stato preceduto da un altro, siglato dai rispettivi ministri dell'Economia proprio alla vigilia dell'incontro Putin-Erdogan, per la creazione di un fondo di investimento comune da un miliardo di dollari, destinato tra l'altro al turismo e al commercio.

I vantaggi dell'accordo energetico
Ma è ovviamente nel settore energetico che i due Paesi hanno trovato il perno per il nuovo asse di intesa, anche e soprattutto dalla parte turca: l'accordo per il gasdotto Turkish Stream, proposto da Putin durante una visita in Turchia nel dicembre 2014 (quindi ben prima della crisi seguita all'aereo militare abbattuto), si combina infatti perfettamente con quello ormai già in essere della prima centrale nucleare della mezzaluna ad Akkuyu, nella provincia meridionale di Mersin. La scommessa di Erdogan è infatti quella di assicurare alla Turchia il 10% del fabbisogno attraverso l'energia atomica, mentre un'altra interessante quota arriverebbe a prezzo scontato dal gas russo. Quanto a Mosca, è più che evidente il vantaggio economico di avere un simile sbocco in Europa per "piazzare" il proprio prodotto energetico anche ad altri Paesi.

Uniti anche per la tregua ad Aleppo?
Ben disposti dall'affare concluso (con pure l'abolizione da parte della Russia delle sanzioni sui diversi prodotti agricoli turchi), i due leader hanno poi anche parlato della Siria, con Erdogan - forte anche della presenza di proprie armate nel nord del Paese in guerra - che punta a fare da mediatore tra Mosca e Washington per arrivare a una possibile tregua ad Aleppo. Al proposito, il governo di Ankara si è detto pronto a impegnarsi direttamente nella gestione dei convogli da inviare nella città sotto assedio, con Putin che ha però ribadito come "il nodo da sciogliere sia quello di come garantire la sicurezza nella consegna degli aiuti umanitari". Con il futuro dell'attuale presidente siriano Assad che rimane poi l'elemento di maggiore distanza tra le quasi totalmente riappacificate Russia e Turchia.


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Redazione