La Tunisia sceglie, sconfitti gli islamisti di Ennahda
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La Tunisia sceglie, sconfitti gli islamisti di Ennahda

Il partito islamico arriva secondo alle elezioni dopo i laici di Nidaa Tounes e si apre una nuova stagione per il Paese culla della Primavera araba

Si può fare. Non servono colpi di Stato militari stile Egitto. Gli islamisti possono essere sconfitti democraticamente, battuti nelle urne. Ancora una volta la Tunisia guida la testa della rivoluzione che dal 2011 ha scosso i Paesi dell'area mediorientale e che va sotto il nome di "Primavera araba". Così come Tunisi è stato l'epicentro della Primavera oggi la Tunisia si conferma un laboratorio politico per tutti i Paesi della regione. Un laboratorio dove l' "esperimento" elettorale ha confermato che i partiti islamici possono essere battuti attraverso elezioni democratiche.

Su 217 seggi a disposizione nelle prime elezioni parlamentari dopo la cacciata di Ben Alì, il partito laico Nidaa Tounes se ne aggiudica 87 con il 38% dei consensi, mentre Ennahda arriva secondo e ottiene 68 seggi. Adesso si prospetta una coalizione di governo tra laici e islamici, ma le posizioni di forza sono invertite rispetto al passato ed Ennahda non potrà imporre il suo diktat. 

Nonostante il partito islamico guidato da Gannouchi abbia raccolto il 31%, i risultati elettorali bruciano sulla pelle degli islamisti, tanto che lo stesso leader di Ennahda nel congratularsi con Beji Caid Essebsi, il segretario di Nidaa Tounes, non nasconde la sua amarezza e sottolinea la necessità di un governo di "unità nazionale" per affrontare le sfide che si prospettano all'orizzonte.

Gli islamisti si aspettavano un risultato diverso e per mesi hanno battuto le aree rurali per guadagnare consensi. Tuttavia, i risultati mostrano come l'elettorato non abbia perdonato ad Ennahda la pessima gestione dell'economia e la sua "inesperienza" di governo, che ha portato a un aumento colossale della spesa pubblica e ha messo le imprese tunisine nell'angolo.

"Sono andata a votare con un senso di speranza che non avevo da tanto tempo", dichiara l'artista Nawal Ben Salah a Panorama.it e continua: "E' passato del tempo, ma alla fine è arrivato il momento per me e per tutti i tunisini di dire l'ultima parola". Le fa eco la giornalista Salma Bouraoui, che ricorda i nomi di Chokri Belaid, Mohamed Brahmi e del poliziotto Socrate Cherni, vittime degli estremisti: "Sono andata a votare asciugandomi le lacrime. Chokri, Brahmi e Socrate non abbandonano mai i miei pensieri...Immediatamente, però ho preso a sorridere. La partecipazione nel mio seggio elettorale è stata entusiasta. La sera ala chiusura delle urne abbiamo vissuto momenti terribili, il tempo non passava mai. Poi, man mano che arrivavano i primi risultati è tornata la speranza".

"L'incubo degli ultimi anni è finito - conclude Salma - e la Tunisia è tornata! La vita ha sconfitto il terrorismo e i suoi protettori. La Tunisia ha scelto e ha detto la sua: Non torneranno mai più!". Cosa di cui è fermamente convinta anche l'attivista per di diritti umani e civili Mariem Azouz: "Il giorno delle elezioni, un giorno memorabile. - racconta a Panorama.it - Ho vissuto momenti pieni di paura, di ansia, di speranza e di attesa. Volevo che vincessero i progressisti per mettere fine a un incubo durato tre anni. E quando sono arrivati i primi risultati, ho compreso che la volontà della vita aveva sconfitto l'amore per le tenebre. Adesso, però, temo che Nidaa Tounes si allei con Ennahda".

Scegliendo il partito laico Nidaa Tounes i tunisini sembrano aver preferito puntare sull'usato garantito. Molti dei membri di Nidaa appartengono al vecchio establishment e formano le élites della Tunisia che hanno lavorato con l'ex presidente Zine El Abidine Ben Alì, allontanato dal Paese a gennaio del 2011 sulla scia della rivoluzione dei gelsomini, epicentro della Primavera araba.

Il leader di Nidaa, Essebsi, ha già un'esperienza governativa. E' stato ministro degli Interni, della  Difesa e degli Esteri sotto il presidente Habib Bourghiba. Sotto il regime di Ben Alì ha ricoperto il ruolo di speaker del Parlamento. I suoi oppositori lo accusano di voler restaurare il regime dell'ex raìs, mentre i suoi sostenitori credono che sia una delle poche figure ancora "credibili" sulla scena politica del Paese. Sicuramente più "credibile" dei rappresentanti di Ennahda, che durante il governo di transizione hanno raccolto più insuccessi che soddisfazioni.

La polarizzazione ideologica che ha condizionato la campagna elettorale tunisina dovrà necessariamente mitigarsi quando i risultati saranno ufficializzati e il nuovo governo di unità nazionale dovrà affrontare i gravi problemi del Paese. Ma c'è aria di festa oggi in Tunisia, in quella Tunisia laica che si batte per diritti alla occidentale e che non vuole fare passi indietro, ma solo in avanti.

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Anna Mazzone