Donald Trump
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Trump presenta il piano di bilancio 2019: tutto quello che c'è da sapere

Lo stanziamento da 4,4 trilioni di dollari prevede anche un raddoppio del deficit complessivo che potrebbe portare alla mancata approvazione in Campidoglio

Ammonta a più del doppio rispetto al suo predecessore il piano di bilancio della Casa Bianca con cui Donald Trump intende ribadire le velleità di grandezza degli Usa che fanno da leitmotiv a pressoché ogni sua azione da quando si è insediato nello Studio Ovale.

Il 2019, dunque, prevede uno stanziamento monstre di 4,4 trilioni di dollari che "contiene" anche un raddoppio del deficit già consistente del Paese, portandolo a sfiorare i 1.000 miliardi (984 per l’esattezza) di dollari, con un'esposizione di 7.100 miliardi nel prossimo decennio anche se venissero messi in atto tutti i tagli indicati nel piano e il Pil crescesse del 3% ogni anno.

In questo calcolo è compreso anche l’impatto della riforma fiscale approvata dal Parlamento lo scorso dicembre che prevede un mancato introito di di 1.500 miliardi dovuto alla riduzione delle tasse alle imprese.

Scetticismo anche in "casa propria"

Secondo gli analisi, tale paramentro potrebbe facilmente comportare la non approvazione da parte del Parlamento anche dallo stesso partito del presidente, la cui leadership (nella quale prese vita l'ormai quasi defunto Tea Party con le sue note guerre al deficit, ndr), da tempo tiene in alta considerazione la sua veste di guardiano della spesa pubblica e anche durante la presidenza Obama ha proposto programmi a raffica per eliminare il disavanzo di bilancio (senza, tuttavia, aver mai ottenuto grandi successi, ndr).

Basti ricordare, in tal senso, che nel 2011, i parlamentari repubblicani (guidati, peraltro, dall'attuale presidente della Camera, Paul Ryan) arrivarono quasi a condurre l’amministrazione al default con una proposta di emendamento alla costituzione che proibiva al governo federale di spendere più denaro di quanto ne fosse presente nelle sue casse.

Tagli alle spese civili e investimenti militari, infrastrutture e "muro"

Voci alla mano, il piano prevede ingenti tagli a diverse agenzie federali, che operano in materia di ambiente (soprattutto all’agenzia di ptotezione ambientale), sanità (Medicare, su tutte), cultura (per esempio la Corporation for Public Broadcasting e la National Endowment for the Arts), trasporti e infrastrutture (Tiger Grant Program for infrastructure project, per citare la principale), sociali (Community Development Block Grant program).

Contestualmente stabilisce un aumento delle spese militari e dei fondi all’esercito (le disponibilità concesse al Pentagono crescerebbero del 14% - pari a 74 miliardi di dollari - rispetto a oggi), ai quali si aggiongono 8,5 miliardi di dollari in fondi per le cure mediche dei veterani e altri programmi per militari in pensione), oltre che lo stanziamento del budget necessario a costruire il muro con il Messico, quantificato in 18 miliardi di dollari, che vanno integrati con i 782 milioni di dollari per assumere 2.750 ufficiali e agenti all'Immigrazione e dogane e 2,7 miliardi per la detenzione degli immigrati irregolari.

La porzione più consistente è quella che riguarda i fondi per il già noto piano infrastrutture, con 200 miliardi di dollari complessivi che lo Stato federale potrà spendere nella costruzione di nuove strade, autostrade e aeroporti, stimolando investimenti per almeno 1.5000 miliardi tra entità locali e provate.

The Donald ha voluto poi “ricompensare” anche tutta una serie di aree rurali che l’hanno sostenuto nella sua elezione alla Casa Bianca destinando 50 miliardi di dollari alla loro modernizzazione.

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Luciano Lombardi