I 12 ragazzi thailandesi rimasti intrappolati nella grotta per 18 giorni
Linh Pham/Getty Images
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Thailandia, ecco come i 12 ragazzi sono sopravvissuti nella grotta

A raccontare cosa sia accaduto in quei 18 giorni sono stati gli stessi baby calciatori in conferenza stampa

Meditazione buddista, giochi da tavola disegnati nel fango e tanto spirito di squadra. In questo modo i 12 ragazzi dell'Accademia calcistica dei cinghiali selvaggi di Mae Sai e il loro allenatore sono sopravvissuti 18 giorni sepolti vivi nella grotta Tham Luang al confine nord della Thailandia

Thailandia: i ragazzi portati fuori dalla grotta. Sono tutti salvi | video

Il racconto dei ragazzi

A raccontare come sono state trascorse quelle 430 ore sotto terra sono stati gli stessi ragazzini da pochi giorni dimessi dall'ospedale dopo che le loro condizioni si sono stabilizzate.

A convocare la conferenza stampa è stato il governo thailandese che ha invitato i giornalisti di tutto il mondo a togliersi ogni curiosità per poi lasciare i giovani tranquilli perché possano tornare alla propria vita.

E così uno per uno i ragazzi si sono alzati, hanno ringraziato a mani giunte e pronunciato i propri nomi prima di rispondere, sorridenti, alle domande selezionate da un team di psicologi che ha voluto evitare ogni bramosia di stampa o che filtrassero indiscrezioni scomode circa le fasi critiche del salvataggio specialmente quelle riguardanti i pesanti sedativi somministrati ai ragazzi affinché reggessero il peso del lungo percorso tra le braccia sicure dei Navy seals thailandesi. 

"E' stato un miracolo"

E così, ad esempio, Adul Sam-on, 14 anni, ha detto: "Quando ho visto i soccorsi ho pensato fosse un miracolo", mentre l'allenatore Ekkapol Chantawong ha spiegato che hanno anche cercato di scavare per trovare un passaggio verso la libertà e impiegare il tempo per non farsi prendere dallo sconforto.

Non perdere la speranza è stata la loro arma vincente. "Ci siamo sostenuti gli uni con gli altri" ha detto uno dei giovani calciatori.

Importante è stato proprio il sostegno dell'unico adulto del gruppo, l'allenatore, che per 10 anni è stato un monaco buddista e ha insegnato ai suoi giovani discepoli come sopportare fame e sete con la meditazione. "Cercavano di non pensare alle cose da mangiare, al riso fritto - ha detto uno dei ragazzi - Abbiamo potuto bere le goccioline d'acqua che scendevano dalle pareti e abbiamo cercare di stare il più possibile vicino a quella fonte".

Un altro ha poi aggiunto: "Avevamo fame, abbiamo riempito il nostro stomaco di acqua, non avevamo nulla da mangiare. Il primo giorno non abbiamo sentito nessun cambiamento nel nostro corpo, poi abbiamo cominciato ad avvertire qualcosa".

Giocare e stare uniti

Per ammazzare il tempo si sono inventati anche giochi da tavola a misura di grotta. Hanno, per esempio, costruito delle scacchiere con le pietre e il fango e si sono inventati un torneo tra di loro per occupare più ore possibile.

E' stato poi anche spiegato come si siano cacciati in quel guaio. Dopo l'allenamento, hanno detto, si sono inoltrati in quella grotta dove qualcuno di loro era già stato solo per fare un giro, ma poi hanno realizzato che l'acqua stava crescendo e si sono inoltrati sempre più all'interno pensando di trovare un'uscita dall'altra parte.

Come sono finiti nei guai

"Dalla prima intersezione ci siamo mossi - ha spiegato uno dei baby cinghiali- e ci siamo inoltrati per circa 200 metri dove c'era una collina e una cascata. E poichè era vicina all'acqua, abbiamo pensato che fosse un posto migliore per fermarci. Non avevamo paura in quel momento e abbiamo pensato: 'il livello dell'acqua dovrebbe scendere e sicuramente qualcuno cercherà di trovarci'. E poi abbiamo scavato un po' utilizzando pietre e cercando una via di uscita. Pensavamo 'dobbiamo trovare una via d'uscita, forse c'è una via d'uscita'. Alcuni dei ragazzi erano stati già nella grotta, e dicevano 'c'è un'altra uscita'.

La cosa che tutti ricordano con angoscia è il silenzio assoluto della grotta che loro hanno tentato di colmare cantando e raccontandosi storie

Lo spirito di gruppo e la forza d'animo sono stati gli angeli custodi dei 12 cinghialetti thailandesi che passeranno l'estate in un monastero buddista per ringraziare chi li ha protetti e per migliorare le tecniche di meditazione che già una volta hanno loro salvato la vita. 

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Barbara Massaro