Jacob Zuma
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Sudafrica, le dimissioni del presidente Zuma: cosa è successo

Dopo 9 anni, l'anziano leader lascia sotto le pressioni del suo partito, quell'Anc che fu di Mandela. Il futuro è nelle mani di Ramaphosa

Dopo giorni di crescente pressione Jacob Zuma, il presidente del Sudafrica travolto dagli scandali di corruzione, cede e dà le dimissioni

"Ho deciso di dimettermi dal ruolo di presidente della Repubblica con effetto immediato, anche se sono in disaccordo con la direzione della mia organizzazione", ha detto Zuma in diretta tv in un discorso alla nazione di 30 minuti. Diventa presidente ad interim il vice presidente Cyril Ramaphosa.

Ecco cosa è successo. 

Perché Zuma si dimette

Zuma, 75 anni, era presidente del Sudafrica dal 2009, riconfermato poi con le elezioni del 2014, in una delle maggiori economie del continente africano. Il 14 dicembre 2018 si è dimesso su richiesta del suo partito di governo, l'Anc (African National Congress). Sui di lui pesano diverse accuse di corruzione. Zuma ha negato oltre 700 scandali grandi e piccoli,  da un'inchiesta per illeciti in vendite di armi di vent'anni fa alla ristrutturazione dorata (con fondi pubblici) di una sua residenza.

Da settimane la maggioranza del partito gli stava addosso. L'Anc vuole presentarsi alle elezioni presidenziali del 2019 con la faccia pulita di Ramaphosa e senza la presenza ormai troppo ingombrante di Zuma. 
Zuma si sente una vittima e ha definito "molto ingiusto" il trattamento riservatogli. "Non hanno potuto provare cosa io abbia fatto di male". Zuma non avrebbe avuto alcun obbligo giuridico di seguire l'ordine del suo partito: "Sono stato costretto a dimettermi a causa della mozione di sfiducia", ha dichiarato nel discorso al Paese.

Proprio nelle ultime ore la polizia ha compiuto perquisizioni e arrestato almeno cinque persone in un'inchiesta sull'impero economico dei fratelli Gupta, uomini d'affari al centro dell'intreccio di influenze politiche e appalti che ha contribuito alla caduta in disgrazia di Zuma.

La presidenza a Ramaphosa

Il 15 febbraio era in programma un voto di sfiducia in parlamento per sancire la revoca del mandato di Zuma, ma ormai non è più necessario.

L'Anc è il partito che un tempo fu di Nelson Mandela, erede del movimento che ha liberato il Paese dall'oppressione razzista dei bianchi. Il vicepresidente Cyril Ramaphosa è stato scelto come uomo del cambiamento. Era stato nominato nuovo leader del partito il 18 dicembre 2017, segnale evidente della nuova rotta che voleva imprimere l'Anc. Ramaphosa aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla lotta alla corruzione ed è stato lui a spingere verso l'uscita di  Zuma. 

Visto che Zuma si è dimesso con effetto immediato, Ramaphosa è diventato presidente della Repubblica ad interim, come previsto dalla Costituzione.

Il Parlamento, entro 30 giorni, dovrà scegliere Ramaphosa formalmente per questo incarico. L'Anc, partito di maggioranza, è però pronto a far l'elezione e a far giurare Ramaphosa da presidente già il 16 febbraio. Anche l'opposizione, che voleva votare la sfiducia il 22 febbraio, è pronta a contribuire alla caduta di Zuma. 

Il futuro del Sudafrica

L'Anc ha accolto le dimissioni del Capo dello Stato, per sessant'anni al servizio del partito, con un sospiro di sollievo. Ma la strada davanti non è così facile. 

A poco più di un anno dalle elezioni, il compito del nuovo e futuro presidente Cyril Ramaphosa sembra duro. Ex uomo d'affari divenuto milionario, ha promesso di rivitalizzare l'economia del Sudafrica, disperatamente fiacca. Tra i suoi obiettivi c'è anche quello di sradicare la corruzione, cancrena del suo partito e dei vertici dello Stato. 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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