Gli errori dell'Fbi che hanno condannato a morte degli innocenti
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Gli errori dell'Fbi che hanno condannato a morte degli innocenti

Un'inchiesta del Washington Post rivela che ci sono stati decine di casi di errori investigativi della polizia federale americana

Quello che era un ragionevole dubbio si è trasformato già in una consapevole certezza: per 20 anni l'Fbi ha condotto indagine basate su prove forensi errate o non  conformi, prove in grado di sviare il lavoro delle giurie dei tribunali e di condizionarne il verdetto finale; errori che hanno portato in galera e anche nel braccio della morte decine di persone, molte delle quali erano (potenzialmente, se non sicuramente) innocenti. Quaranticinque di loro sono stati uccise.

Questo è il risultato di un'inchiesta sul Federal Bureau of Investigation iniziata nel 2012 portata all'attenzione dell'opinione pubblica dal Washington Post. L'indagine è iniziata nel 2012 e riguarda 2.600 casi, 45 dei quali si sono concluse con l'esecuzione del condannato.

L'analisi dei capelli

I riflettori si sono accesi sui laboratori scientifici dell'Fbi, quelli dove vengono analizzati i reperti organici trovati sul luogo del delitto. In particolare, l'attenzione è sulle microscopiche sezioni di capello che venivano utilizzate negli anni passati prima che venisse introdotta e diffusa la prova del Dna. La prova scientifica sui capelli ha sempre avuto un'altra percentuale di errore, ma in molti di questi casi, per la polizia federale non è stato un problema, non è andata per il sottile. L'approsimazione è diventata così certezza. Le persone sono state condannate.

Esemplare è il caso di James Aren Duckett che fu condannato nel 1987 in Florida per aver stuprato e strangolato una bambina di 11 anni. L'accusa si basava anche sulla deposizione di un agente dell'Fbi Michael P. Malone che davanti alla giuria dichiarò di essere quasi sicuro che il pelo pubico trovato sullo slip della ragazzina fosse proprio dell'imputato.

Questa prova non aveva alcun carattere scientifico, ma la giuria - che non aveva atlri strumenti per decidere - ha dato ascolto a Malone e ha condannato Dunckett. Adesso questo dovrebbe essere uno dei casi da rivedere.

L'agente Malone

L'agente Malone è uno dei principali protagonisti di questa vicenda: è nel mirino dell'inchiesta sugli errori dell'Fbi. Lui è uno dei responsabili del laboratorio scientifico del Federal Bureau e secondo un'importante associazione di avvocati statunitensi, avrebbe condotto con imperizia decine di analisi scientifiche e addirittura avrebbe prodotto prove fraudolenti pur di dimostrare di avere ragione nelle inchieste che conduceva.

Ma l'Fbi non solo sbaglia. Si muove anche in ritardo per correggere l'errore. E, in qualche caso questa modalità di azione, ha portato alla morte di persone già condannate alla pena capitale.

L’ispettorato generale del Dipartimento della Giustizia ha scoperto che tre detenuti sono stati giustiziati mentre un quarto è deceduto nel braccio della morte nei cinque anni in cui gli investigatori dell'Fbi sono stati impegnati nellla revisione di una sessantina di casi di condanna a morte. Per molti detenuti, la revisione di questi casi è un corsa contro il tempo.

Il numero degli innocenti uccisi

La polizia federale si muove con una discreta flemma. Non vuole dare troppa pubblicità ed enfasi a grossolani errori che, in molti casi, hanno prodotto drammatiche conseguenze. In più, per i condannati c'è un altro problema: le autorità giudiziarie, in genere, tendono a non dare troppo ascolto alle richieste degli avvocati che vorrebbero riaprire i casi dei loro assistiti. Nuove prove sono accolte con fatica; anche quella del Dna, l'unica in grado di scagionare gli imputati dalle accuse.

Una recente indagine, condotta da Samuel Gross, docente della prestigiosa University of Michigan School Law, ha scoperto che circa il 4% delle persone che sono entrate nel braccio della morte dei penitenziari americani era innocente: 340 persone. Di queste, l'1.7% è uscito vivo dalla prigione (144 persone), mentre molti altri sono finite sulla sedia elettrica o legati al lettino della stanza del boia per l'iniezione letale. In numeri assoluti sarebbero 183 casi.

Dentro questi drammatici numeri non si vedono solo le vite perdute di innocenti, ma anche gli errori dell'Fbi.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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