Siria, pronti i kamikaze anti-Usa
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Siria, pronti i kamikaze anti-Usa

Ci sarebbero almeno 8.000 martiri che non esiterebbero a decollare per colpire obiettivi occidentali. Lo speciale sulla guerra in Siria

Mentre si attendono i risultati dell'indagine degli ispettori Onu sull'utilizzo di armi chimiche nei sobborghi di Damasco, e mentre Barack Obama punta il dito contro il regime di Bashar al-Assad ma si trattiene dal dare il via all'intervento militare che sembra ormai certo, il quotidiano britannico The Guardian lancia l'allarme : l'aviazione militare siriana potrebbe utilizzare piloti kamikaze contro obiettivi occidentali.

Secondo le parole raccolte da un giornalista del quotidiano che si trova a Damasco e che ha incontrato un alto ufficiale del regime di Assad, già 13 piloti avrebbero siglato questa settimana una sorta di contratto, in cui si impegnano a ricoprire il ruolo di "martiri suicidi contro i caccia statunitensi". Il fedelissimo di Assad, che vuole restare nell'anonimato, presta servizio presso la Difesa siriana in una base a pochi chilometri da Damasco, e ha riferito al Guardian che "Qualora gli Usa e la Gran Bretagna dovessero lanciare anche un solo missile, la risposta sarebbe immediata" e che "se i loro aerei attraverseranno i nostri cieli, affronteranno un fuoco infernale".

E fin qui l'ufficiale del raìs mostra i muscoli, nulla di nuovo, ma quello che fa scattare l'allarme è la sua dichiarazione successiva, quando afferma che "Se non dovessimo riuscire ad abbattere i loro caccia con l'artiglieria, allora abbiamo piloti militari pronti a sollevarsi in volo e a distruggerli come kamikaze". Questi aspiranti martiri dell'alta quota sarebbero almeno 8 mila, già pronti a immolarsi qualora americani e britannici entrassero in azione e la stessa fonte del Guardian sottolinea che sarebbe pronto a suicidarsi col suo aereo contro un caccia statunitense e a morire per la Siria e il suo popolo.

La notizia è immediatamente rimbalzata sui principali quotidiani israeliani, come Yedioth Ahronoth , dove però si sottolinea che l'intervista realizzata dal Guardian al momento non è verificabile. Il militare siriano ha anche detto al quotidiano britannico che "Siamo pronti a tutto" e che "Solo Dio può prendere le nostre anime, non gli americani né i britannici". Sul morale delle truppe l'ufficiale è ottimista. Sostiene che regna l'ottimismo e che nelle ultime ore, man mano che diventa sempre più concreta la possibilità di un intervento militare degli Usa e dei loro alleati, molti siriani hanno deciso di unirsi alle truppe lealiste. Sarebbero circa 4 mila solo a Damasco e dintorni.

Propaganda o verità? Quello che è certo è che l'esercito siriano si aspetta un attacco a breve e che ha provveduto a modificare molte posizioni militari in vista di missili mirati contro obiettivi specifici. Secondo l'agenzia Reuters il quartier generale di Damasco è stato già evacuato e la maggior parte del personale militare è stato trasferito. Intanto nella capitale si moltiplicano le file per cibo e acqua. Si teme che i raid occidentali possano durare a lungo e in molti prevedono di restare nelle proprie abitazioni fino alla fine degli attacchi.

Ora tutti pendono dalle labbra di Barack Obama. Ma difficilmente il presidente Usa si pronuncerà prima di avere in mano i risultati dell'inchiesta degli ispettori delle Nazioni Unite, che - come ha riferito il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon - hanno bisogno di altri giorni per tirare le fila di chi ha scatenato l'inferno chimico a Damasco lo scorso 21 agosto.

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Anna Mazzone