Se i giudici europei danno ragione ad Hamas
EPA/ALAA BADARNEH
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Se i giudici europei danno ragione ad Hamas

Perché la sentenza che annulla la decisione Ue di inserire il gruppo palestinese nella black list dei movimenti terroristici può cambiare tutto

La Corte di Giustizia Europea dà ragione agli avvocati di Hamas: la decisione dell'Ue di inserire nel 2003 il movimento palestinese nella black list delle organizzazioni terroristiche era giuridicamente infondata. Si basava cioé, secondo i giudici di Strasburgo, su accuse generiche, tratte dai mezzi d’informazione e da internet, non su una rigorosa analisi delle azioni del gruppo che governa la Striscia di Gaza.  

Motivazioni procedurali?
Pur trincerandosi dietro a mere «motivazioni legali e procedurali», i giudici europei - contro la cui decisione l’Ue può presentare ricorso entro due mesi - hanno, di fatto, al di là delle intenzioni che li ha animati, emesso una sentenza dal forte valore politico e simbolico.  La ragione è molto semplice. Ha a che fare con alcune domande ricorrenti e forse pleonastiche, quando l’attualità ci costringe a trattare tematiche incandescenti come questa: che cosa c’è di più politico della decisione di inserire o cancellare un gruppo tra le organizzazioni terroristiche? Perché Nelson Mandela, che negli anni 80 Reagan e Thatcher consideravano un pericoloso terrorista comunista, viene oggi santificato da Obama come un eroe della resistenza contro il razzismo? Chi ricorda che l’African National Congress fu fino al 2008 nella black list dei movimenti terroristici stilata dal governo americano? Chi definiva «banditen» quelli che qualche anno dopo sarebbero diventati «eroi della patria»? 

A chi giova
Sia chiaro: Khaled Meshal non è né il mahtma Ghandi né Nelson Mandela. E fatichiamo a considerarlo anche come un redivivo Ferruccio Parri.  Ma la rabbia con cui il governo Netanyahu ha reagito a questa sentenza testimonia la natura tutt’altro che tecnica e formale - ripetiamolo: al di là delle intenzioni dei magistrati europei - di questa decisione. Non è in sostanza un caso che questa sentenza cada in un momento in cui l’isolamento internazionale dello Stato ebraico si è accentuato e il Parlamento europeo abbia deciso, ad ampia maggioranza, con il significativo sostegno del gruppo del Ppe (e l’uscita dall’aula dei deputati di Forza Italia), una risoluzione che riconosce lo Stato palestinese all’interno dei confini del 1967, con Gerusalemme capitale dei due Stati.  Netanyahu ha parlato di «esempio di sconvolgente ipocrisia europea» e ha evocato la Shoah.

Dovesse avere un seguito, la decisione dei giudici europei aprirebbe comunque scenari molto rilevanti in tutta l’area. Come già avvenne con il prima «terrorista» e poi «Nobel per la Pace» Yasser Arafat, qualsiasi negoziato di pace futuro non potrebbe più prescindere dagli uomini del movimento islamico. Per Israele ma anche per l’Autorità nazionale palestinese sarebbe un colpo durissimo. E anche la Casa Bianca, prima o poi, dovrebbe prenderne atto.

Il dizionario del conflitto israelo-palestinese

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