Rio 2016: sono credibili le minacce dell'Isis?
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Rio 2016: sono credibili le minacce dell'Isis?

Ansar al-Khilafah dichiara fedeltà allo Stato Islamico. E i vertici della sicurezza brasiliana collaborano coi servizi esteri per impedire nuove stragi

Un Paese sull’orlo della crisi economica, un presidente sospeso perimpeachment, un popolo di oltre 200 milioni di persone dilaniato da tensioni sociali. A poche settimane dall’inizio della 31esima edizione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, in programma dal 5 al 21 agosto, il Brasile si mostra al mondo come una nazione vulnerabile in cui qualsiasi tipo di minaccia – ultima in ordine di tempo l’epidemia del virus Zikache dall’inizio del 2016 ha fatto registrare oltre 165mila casi – rischia di far saltare i fragili equilibri politici e sociali su cui poggia la sua ossatura.

 


Rio 2016: sale l'allarme terrorismo tra Isis e arresto di un gruppo armato

Se la polizia francese non è stato in grado di prevenire gli attacchi sul loro territorio, l’addestramento della polizia brasiliana non servirà a nulla

In un contesto del genere, con l’arrivo previsto di oltre 500.000 turisti da tutto il mondo (oltre ai 7,5 milioni di biglietti già venduti per le manifestazioni sportive), la minaccia del terrorismo non può essere sottovalutata nonostante il Sud America sia una delle regioni al mondo finora meno colpite da attacchi e in cui il radicalismo islamico storicamente non ha mai attecchito in maniera profonda. L’allerta per possibili attentati è dunque alta anche alla luce dell’ultima segnalazione di SITE. Il sito che monitora la rete del terrorismo internazionale ha infatti intercettato nei giorni scorsi il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi prestato da Ansar al-Khilafah Brazil (AKB, Sostenitori del Califfato in Brasile). Il gruppo ha annunciato l’affiliazione al Califfato dal proprio canale “Ansar al-Khilafah #Brazil” creato per l’applicativo russo per cellulari Telegram. Nel suo messaggio, rilanciato in portoghese e spagnolo, Ansar al-Khilafah Brazil sfida le forze di sicurezza brasiliane in vista dei Giochi Olimpici: “Se la polizia francese non è stato in grado di prevenire gli attacchi sul loro territorio, l’addestramento della polizia brasiliana non servirà a nulla”.

Sempre secondoSITE, in un messaggio successivo Ansar al-Khilafah Brazil ha pubblicato una sorta di manuale operative illustrando 17 tecniche per compiere attentati durante le Olimpiadi negli aeroporti, nei mezzi di trasporto pubblico, su come accoltellare e avvelenare, prendere ostaggi e creare falsi allarmi.

Sull’autenticità del messaggio gli analisti sono divisi. Alcuni sostengono che il canale su Telegram di Ansar al-Khilafah Brazil sia stato creato e animato ad hoc proprio in vista delle Olimpiadi dal potentissimo ufficio comunicazione del Califfato, organismo che negli ultimi due anni ha impostato proprio su internet e sui social network la campagna di propaganda globale di ISIS.

Quanto è concreta la minaccia terrorismo in Brasile?

È pur vero, però, che i precedenti di grandi manifestazioni sportive ospitate negli ultimi anni in Brasile non lasciano presagire nulla di buono. Nel giugno del 2013 la Confederations Cup, il torneo per nazionali di calcio organizzato in preparazione del Mondiali del 2014, le principali città del Paese furono teatro di violenti scontri tra le forze di polizia e centinaia di migliaia di manifestanti che rivendicano servizi più efficienti, lavoro e migliori condizioni di vita. Quelle contestazioni furono cavalcate da gruppi di facinorosi e la stessa cosa potrebbe accadere adesso con l’inizio delle Olimpiadi, vetrina a cui ISIS potrebbe puntare per ottenere la massima visibilità mediatica a livello internazionale.ì


CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images

Gli apparati della sicurezza brasiliani ne sono consapevoli e proprio per questo, pur dichiarando di non aver riscontrato finora concreti elementi che certifichino la presenza di minacce di matrice jihadista nel Paese, stanno adottando le contromisure che impone una manifestazione di questa portata.

Fatti, numeri e statistiche verificati finora dicono che i gruppi terroristici islamici si sono sempre limitati a incursioni limitate ed estemporanee nei Paesi del Sud America, principalmente per due motivi: l’enorme distanza che separa il subcontinente dalle roccaforti del jihadismo in Medio Oriente e Nord Africa e la scarsa presenza di musulmani che in Brasile, ad esempio, rappresentano solo una piccola percentuale del totale degli abitanti (lo 0,15%, circa 300mila credenti). Ad oggi è stato appurato che solo tre persone sono partite dal Brasile per andare a combattere in Siria e Iraq, contro le circa 1.700 partite dalla Francia e le oltre 250 dagli Stati Uniti.

Eppure segnali sinistri non mancano. La scorsa settimana il quotidiano francese Libération ha diffuso la notizia di un attentato sventato contro la delegazione olimpica francese, organizzato da una cellula che era stata in contatto con il commando di ISIS che ha compiuto la strage al Bataclan il 13 novembre del 2015. Durante l’ultimo week end, quattro persone che avevano fatto richiesta di accredito per assistere ai Giochi sono state fermate perché collegate ad ambienti jihadisti. Il 15 luglio è stato espulso dal Brasile un insegnante franco-algerino il cui nome è Adlène Hicheur. Nella sua casa è stato trovato materiale di propaganda dell’ISIS. Nel 2009 era stato condannato da un tribunale di Parigi a cinque anni di carcere per collegamenti con ambienti terroristici e dal 2013 si trovava in Brasile. Il primo a lanciare un segnale in questa direzione era però stato nel novembre scorso Maxime Hauchard, un cittadino francese identificato come uno dei boia dell’ISIS, che da sul suo account Twitter aveva scritto: “Brasile, sei tu il nostro prossimo obiettivo”.

 

Le contromisure delle forze di sicurezza

L’effetto domino innescato dall’ascesa di ISIS e dagli attentati terroristici rivendicati in suo nome in tutto il mondo dalla strage nella redazione di Charlie Hebdo nel gennaio 2015, hanno spinto da mesi le autorità brasiliane a fare il possibile affinché durante i Giochi non si verifichino altre stragi.

Il direttore dell’Antiterrorismo, Luiz Alberto Sallaberry, in una recente conferenza stampa ha spiegato che sono state messe a punto una serie di misure per impedire possibili attacchi, a cominciare dalla condivisione di informazioni con i servizi di intelligence e con le forze di sicurezza del Sud America, degli Stati Uniti e di diversi Paesi europei. 

Dopo l’attacco a Nizza del 14 luglio, il piano di sicurezza per le Olimpiadi è stato rivisto e potenziato. A Rio de Janeiro, città di oltre sei milioni di abitanti (seconda solo a San Paolo in Brasile) esercitazioni sono state eseguite nella stazione ferroviaria Deodoro e nei pressi dell’aeroporto internazionale. In città sono stati dispiegati 22.000 soldati inviati dalla marina, dall’esercito e dall’aviazione. Sono state installate nuove recensioni, più metal detector e intensificati i controlli nelle aree considerate più sensibili: gli impianti sportivi, i villaggi olimpici, le mete turistiche, le spiagge più frequentate, i porti e gli aeroporti.

L’ANAC (Agência Nacional de Aviação Civil) ha comunicato che i controlli dei passeggeri e dei bagagli saranno molto più rigorosi sia per i voli interni che per quelli internazionali. In totale saranno 85.000 gli addetti alla sicurezza, il doppio di quelli utilizzati per Londra 2012. A questi si aggiungeranno 20.000 volontari. Un’applicazione è stata attivata per permettere a cittadini e turisti di segnalare criticità alle autorità attraverso lo smartphone.

 Il CIANT (Centro Integrado Antiterrorismo), in collaborazione con Stati Uniti, Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Argentina e Paraguay, sta valutando tutte le richieste di accredito. Finora ne sono arrivate 460mila, 11mila delle quali sono state respinte. E i profili di circa altre quaranta persone che hanno fatto richiesta di visto per entrare nel Paese sono valutati dai servizi segreti che collaborano con i vertici della sicurezza brasiliana.

 È proprio sulla collaborazione con le agenzie di intelligence estere che il Brasile punta per far sì che queste Olimpiadi vengano ricordate in futuro esclusivamente per l’ospitalità e l’allegria di questa terra e le emozioni suscitate dallo sport.

CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images

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Rocco Bellantone