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Quei migranti che annegano nella sabbia (e nell'indifferenza)

Il viaggio della morte delle migliaia di persone espulse dall’Algeria e da altri Paesi sahariani su suggerimento europeo

La tragedia dei migranti dovrebbe far aprire occhi e cuore dell’opinione pubblica europea (con quale tatto, si noterà, l’espressione include l’Italia gialloverde), ma soprattutto il campo visivo e la mente.

Invece, per troppe ragioni, avviene esattamente l’opposto, e soprattutto in Italia. Ecco perché la notizia raccolta e diffusa da Associated Press (AP) è di quelle che meritano attenzione e riflessione.

Le Nazioni Unite hanno stimato che, negli ultimi mesi, per ogni morto nel Mediterraneo ve ne sono stati almeno due nel Sahara.

La tragedia è tutta nella rotta a ritroso che i migranti giunti in Algeria sono forzati, dalle autorità locali, a percorrere a piedi il grande deserto.

La strategia degli accordi segreti

Il fenomeno ha una genesi precisa. Non molti ricorderanno che gli Stati europei hanno stipulato negli ultimi anni accordi segreti con diverse nazioni africane per contenere o gestire i flussi migratori.

Questi accordi si definiscono segreti in quanto non passano al vaglio dei parlamenti, ma si configurano come patti operativi tra le rispettive forze di polizia.

L’Italia, ad esempio, la fonte è il Capo stesso della Polizia Franco Gabrielli, ha attivi 267 accordi segreti o Memorandum con Paesi terzi. Visto l’alto numero, è evidente che con singoli Paesi sono in vigore più accordi contemporaneamente.

Ed è proprio su pressione del Vecchio Continente tutto, a regia Ue, che almeno tredicimila migranti sahariani, dice la meritoria inchiesta di Ap, nell’ultimo anno sono stati caricati sui camion e abbandonati nel Sahara per un viaggio di ritorno a casa a piedi (Mali, Gambia, Costa d’Avorio, Niger le mete…), che si è rivelato per la quasi totalità di loro una lenta e inesorabile odissea fatale.

Si annega nelle acque del Mediterraneo come si annega nella sabbia del Sahara, e l’unico comune denominatore è l’indifferenza per questi destini beffati, come se non bastasse, anche dalla tragica banalità di assomigliarsi tutti.

In un’epoca social dove i concetti di altruismo e solidarietà sono derubricati a “buonismo”, espressione di dileggio in voga nel vocabolario del neo analfabeta digitale, prolifera anche l’analfabetismo affettivo.

Le rotte della morte

Il numero d’individui, abbandonati da vivi come da cadaveri, nel Sahara non può essere stabilito con certezza. Verosimilmente, secondo stime dell’OIM (Organizzazione internazionale per le Migrazioni) parliamo di oltre trentamila decessi dal 2014; i pochi sopravvissuti a quest’ennesimo dramma umanitario, sul quale le autorità algerine non rilasciano dichiarazioni ufficiali, hanno raccontato ad AP di sofferenze inaudite.

Insomma: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” è un proverbio modesto, valido tutt’al più in amore, da usare negli oroscopi. In politica è troppo poco. In politica estera, è addirittura un concetto irresponsabile.

Come la vicenda libica insegna, ben prima dell’attuale ministro degli Interni, l’immigrazione non è questione di sponde, ma di umanità. Quel che succede dall’altra parte del Mediterraneo riguarda tutti, e le rotte dei migranti, ora è il turno dell’Algeria a ricordarcelo, non sono crociere né escursioni di trekking, ma la tragica Anabasi del nostro tempo.

La carezza al Papa può sembrare irrituale ma, seguendo solo il protocollo, un'opinione pubblica livorosa e gli egoismi nazionali, ai confini della Fortezza Europa cresce ogni giorno un cimitero più grande.

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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