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MANDEL NGAN,ED JONES/AFP/Getty Images
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Quando Corea del Nord e Usa giocano alla partita del "bottone nucleare"

Dal discorso tenuto da Kim Jong-un alla replica di Trump. Da Pyongyang a Washington, le minacce dei leader

Se non ci fosse in ballo una possibile guerra nucleare, le frasi minacciose dei leader della Corea del Nord e degli Stati Uniti potrebbero essere considerate ai limiti del ridicolo. Perché quando Kim Jong-un e Donald Trump si “parlano” sembra che stiano giocando, appunto. Solo che lo fanno sulla pelle delle persone e il destino del mondo.

La “rivelazione” di Kim Jong-un

L’ultima partita è quella del “bottone nucleare” che è stata iniziata proprio dal maresciallo nordcoreano durante il suo discorso di Capodanno. Dopo aver dichiarato apertura alla Corea del Sud per quanto riguarda le prossime Olimpiadi invernali di Seul, Kim Jong-un non si è limitato ai saluti ma ha voluto mostrare i muscoli avvisando gli Stati Uniti di essere pronto a premere il pulsante della sua scrivania che comanda i missili.

Il primo dell’anno, nel suo messaggio trasmesso in tv al Paese, il giovane dittatore ha rivelato che il nucleare in Corea del Nord è una realtà concreta e che per questo non teme i suoi nemici in quanto a capo di una vera potenza armata. “L’intera area degli Stati Uniti continentali è sotto il raggio d’azione di un nostro attacco nucleare” ha sottolineato. “Che gli Usa non inizino mai una guerra contro di me o il mio Paese”.

La risposta di Trump

Poteva, quindi, Donald Trump passare sopra a tali frasi? Certamente no. Solo che come al solito ha preso in mano il suo cellulare e ha privilegiato i social come mezzo di comunicazione per mettere a conoscenza il mondo delle sue strategia in fatto di politica estera.

“Forse qualcuno di questo regime affamato e impoverito vorrà informarlo che anche io ho un bottone nucleare, che è molto più grande e potente del suo, e il mio bottone funziona“, ha postato il Capo della Casa Bianca su Twitter. Una replica al leader nordcoreano che segue anche la minaccia di togliere 300 milioni di dollari annui di fondi all'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Non proprio uno scherzo.

Tutto qui? No. Il presidente Usa ne ha avuta una anche sull’apertura dei colloqui tra le due Coree in vista dei Giochi olimpici. “Per la prima volta Rocket man (così Trump ha soprannominato Kim Jong-un, Ndr) vuole parlare con la Corea del Sud", ma i suoi toni concilianti, scrive il presidente americano su Twitter, sono il risultato di “sanzioni e pressioni” che “stanno avendo un grosso impatto sulla Corea del Nord”. “I soldati stanno pericolosamente scappando in Corea del Sud”, continua Trump facendo riferimento ai recenti casi di diserzione tra le truppe di Pyongyang.

E, nell'attesa di una risposta, la partita continua. 

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Chiara Degl'Innocenti