Perché il Nobel per la pace a Malala e Kailash Satyarthi
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Perché il Nobel per la pace a Malala e Kailash Satyarthi

Il premio unisce due paesi in guerra, una donna e un uomo che costruiscono la pace guardando al futuro, superando pregiudizi e diffondendo amore e rispetto

Una pachistana e un indiano. Una donna, la più giovane della storia a vincere un nobel, e un uomo. Quello assegnato a Malala Yousafzay, 17 anni, e Kailash Satyarthi, 60 anni è un nobel che premia più dell’attività di coloro che l’anno vinto. Ufficialmente Malala l’ha vinto per la sua straordinaria lotta a favore del diritto delle bambine ad avere un’istruzione e quindi una voce prima ancora di diventare donne: insopportabile, per chi le donne le concepisce solo come fantasmi imbacuccati dal burqa. Per questo i talebani hanno tentato di zittire Malala sparandole in testa.
Anche Kailash Satyarthi, ufficialmente ha preso il nobel perché con varie forme di protesta non violenta si è battuto contro lo sfruttamento dei più piccoli per scopi economici.

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Ma ciò che in quella motivazione è solo sottinteso ed è forse anche più importante, è che i due premiati sono di due paesi che da più di 60 anni combattono per un confine conteso: Pakistan e India. Un conflitto riacceso poche ore prima dell’annuncio di Oslo, con l’uccisione di dieci pachistani ad opera dell’esercito indiano nel Kashmir. Dando questo premio condiviso è come se il comitato norvegese avesse voluto dire che esistono cause, come i diritti dei bambini, capaci di oltrepassare le frontiere, superare divergenze politiche, religiose etniche; che esistono obiettivi per cui vale la pena di rischiare la vita, che non rispondono a calcoli di geopolitica, ma ragioni più alte e universali. È un messaggio ai governi di New Delhi e Islamabad: ci sono vostri cittadini che già sanno costruire la pace, e lo fanno guardando al futuro, ai bambini, e non rivolti al passato e agli imbrogli della storia.

L’altro forte messaggio è che il premio è andato a una giovane donna e un uomo. Non è una mera questione di parità (o di casualità) di genere, non in due paesi dove la condizione delle donne è ancora una ferita aperta. In Pakistan una ragazzina su quattro si sposa prima dei 18 anni. Ci sono tentativi di cambiare le cose attraverso leggi apposite, ma molto rimane ancora da fare per modificare una cultura che considera superfluo per le bambine studiare e godere della propria infanzia. In India, i casi di orrendi di stupro e violenza ai danni anche di giovanissime dimostrano quanto poco valore abbiano ancora le donne in molti contesti sociali.Vedere Malala e Kailash sul palco alla cerimonia di consegna è la consacrazione del fatto che uomini e donne possono, insieme, cambiare il mondo. Anzi devono. Perché la vita delle bambine e dei bambini non migliorerà se le madri non cresceranno figli maschi capaci di riconoscere il valore delle donne e i padri non daranno alle loro figlie l’amore, il sostegno e il rispetto di cui hanno bisogno. È ciò che ha fatto il padre di Malala, che a un Ted Talk ha detto: "In molte società i padri sono conosciuti per i loro figli. Io sono uno dei pochi padri che è conosciuto per sua figlia. E ne sono orgoglioso".

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Franca Roiatti

Sono nata in Friuli quando il confine orientale era ancora pesantissimo. Forse per questo ho sempre avuto una gran voglia di fare la valigia e varcare quante più frontiere possibile. Scrivo di mondo, e sono attenta a come gli esseri umani trattano il pianeta che li ospita.  Mi appassionano le storie di donne che provano a cambiare le cose, e cerco di capire cosa impedisca loro di contare di più (a volte semplicemente di contare).

Ho scritto due libri che parlano di terra (ma non di terroir) e cibo (ma non di cucina). Ho un altro blog che racconta di storie e fenomeni legati al cambiamento climatico, allo sfruttamento delle risorse naturali, agli effetti della globalizzazione  http://blog.panorama.it/mondo/author/froiatti/  e tento pure di twittare cose sensate: @FrancaRoiatti

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