Armeni: chi ha paura di chiamare genocidio il genocidio
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Armeni: chi ha paura di chiamare genocidio il genocidio

Su gran parte delle questioni internazionali più spinose il governo dimostra di non avere una politica estera

C'è voluto l'intervento del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per raddrizzare almeno in parte la gaffe di cui si è macchiato Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, quando ha sostenuto in tv «a titolo personale» non solo che «non è opportuno per un governo prendere delle posizioni ufficiali» sulla questione del genocidio armeno, ma anche che «è proprio  sbagliato utilizzare il termine genocidio», perché «è un tema che riguarda gli storici e non i politici». Una gaffe che non tiene conto che l'Italia è uno dei venti Paesi tra cui la Francia e la Russia che, con il parlamento europeo, hanno espressamente riconosciuto il genocidio turco-ottomano del 1915. Ed è una gaffe, tanto più stupefacente, se espressa dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, perché seguendo questa logica sarebbe sarebbe sbagliato anche definire Shoah la Shoa, sarebbe sbagliato prendere posizione su qualsiasi fatto storico-politico avvenuto nella nostra storia.


Qualcuno ha ironizzato parlando della generazione degli #staisereno e dei senza memoria giunta al potere

Qualcuno ha ironizzato parlando della generazione degli #staisereno e dei senza memoria giunta al potere. Un milione e trecento mila armeni scomparsi, uccisi, deportati, lasciati morire al fine di eliminare il potenziale nemico interno nell'Anatola armena, prima nel 1894-1896 e infine nel 1915-16 per mano dei Giovani Turchi. Fu - come ha detto Bergoglio - il primo genocidio del ventesimo secolo, con il suo carattere di sistematicità che sarebbe stato tipico di tutti i genocidi. Non basta, come ha fatto il sotttosegretario, trincerarsi dietro l'idea vaga e pilatesca cheesiste un dibattito aperto tra gli storici su quali tratti debba avere lo sterminio per essere definito genocida.Basta però pensare, se uno vuol farsi un'idea, che in Turchia chiunque utilizzi questo termine, genocidio, rischia la reclusione fino a tre anni di carcere. Quella armena è ancora carne viva della Nazione.

Non avere paura delle parole è uno dei compiti che spettano a un governo forte e autorevole in politica estera. E invece scegliere sistematicamente di non scegliere, per non sconfessare in questo caso né i turchi né Papa Francesco, è uno dei tratti della politica estera dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, compreso quello di Renzi. Dalla questione ucraina alla questione israelo-palestinese, fino al genocidio armeno: non sappiamo bene quale idea abbia l'Italia di se stessa, del suo futuro, del suo ruolo nel mondo. Sandro Gozi, renzianamente impegnato nelle questioni di più stretta attualità, come ha avuto modo di dire in tv, ha detto questo, in fondo. Che l'Italia è un piccolo Paese che non ha la forza di dire come la pensa su gran parte delle crisi internazionali che si sono aperte negli ultimi anni. Che magari fu anche genocidio ma non è opportuno definirlo così. Che in fondo anche questa infelice esternazione è lo specchio della grave crisi politica e culturale in cui versa il nostro Paese.

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