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Parla Emmanuel Macron: "Così rivoluzionerò la Francia"

Come governerà la Francia: il progetto, tra dialogo con il paese e aperture al mercato per disinnescare il populismo

(di Julia Amalia Heyer e Britta Sandberg) - Emmanuel Macron (il neopresidente della Repubblica francese) in questa intervista rilasciata durante la campagna elettorale parla della sua sorprendente ascesa, del desiderio di un nuovo modo di fare politica e dell'esigenza di riformare vari settori del suo Paese.


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Ci troviamo sul treno TGV 8434 in viaggio da Bordeaux a Parigi. Emmanuel Macron, 39 anni, ex ministro dell'Economia, viaggia in seconda classe. Nello scompartimento l'aria è pesante.
A poche settimane dalla prima tornata elettorale, la tensione è palpabile (primo turno che Macron ha poi vinto, qualificandosi per il ballottaggio contro Marine Le Pen).
Macron si è rivelato la vera sorpresa di questa campagna, partendo dallo stato di outsider fino a divenire uno dei candidati con le maggiori chance di essere eletto.
La sua ascesa è stata favorita dallo scandalo che ha visto coinvolto il candidato conservatore François Fillon, oggetto di un'inchiesta giudiziaria per il presunto utilizzo di fondi pubblici per corrispondere alla moglie e ai figli stipendi per incarichi mai svolti.

Se vincesse il ballottaggio, Macron diventerebbe il più giovane presidente francese della storia.

In quest'emozionante campagna lei, candidato indipendente, è sbucato dal nulla fino a diventare il favorito. Si è sorpreso? E si sente sotto pressione?
Se non fossi in grado di sopportare la pressione della campagna elettorale, non avrebbe avuto senso candidarmi. E, no, il fatto di essere arrivato così lontano non mi sorprende. Ho soppesato ogni cosa: se non avessi creduto di poter vincere, non mi sarei imbarcato in quest'avventura.

Ma anche volendolo, non avrebbe potuto prevedere che sarebbe stata aperta un'indagine giudiziaria a carico del candidato conservatore Fillon. Come non avrebbe potuto prevedere che i socialisti avrebbero schierato un candidato debole.
Ma sapevo bene che il sistema politico come lo conosciamo, e come ho imparato a conoscerlo da ministro, sta girando a vuoto. C'è bisogno di novità. Se lo scorso aprile non avessimo fondato il movimento politico En Marche!, il risultato delle primarie sarebbe stato probabilmente del tutto diverso, sia fra i conservatori sia fra i socialisti.

Quando ha avuto chiaro che avrebbe partecipato alla corsa?
Fondamentalmente lo sapevo già quando ho lanciato En Marche!. Il discorso che ho tenuto a Parigi alla Maison de la Mutualité, il nostro primo evento importante, ha riscosso un successo incredibile, che mi ha convinto a rassegnare le dimissioni dalla carica di ministro e a rendere pubblica la mia candidatura a novembre.

Da dove nasce la convinzione di essere ciò di cui il suo Paese ha bisogno?
La Francia, naturalmente, non ha bisogno di nessuno. Io non credo nei salvatori. Ma il modo in cui il nostro Paese è governato necessita di un cambiamento radicale, a partire dai politici fino ad arrivare direttamente al nostro sistema elettorale e oltre. Ciò di cui abbiamo bisogno è un totale rinnovamento ed è questo che io offro alla Francia. Il mio movimento non ha nulla a che fare con il panorama politico, sigillato quasi ermeticamente, come lo abbiamo conosciuto finora.

In tutto il mondo gli elettori stanno voltando le spalle all'establishment. In Francia la natura elitaria della classe politica è particolarmente accentuata.
C'è molto da criticare, è vero. Il nostro sistema politico incoraggia questo atteggiamento: non abbiamo una rappresentanza proporzionale, nella nostra classe politica vi è scarso ricambio e si vedono sempre le stesse facce, inoltre vi è una carenza di senso morale, come denota il susseguirsi di scandali. Un tale sistema non può avere successo.

Perché con lei sarà diverso? È stato ministro dell'Economia con Hollande e ha frequentato una scuola esclusiva.
Tuttavia non sono un politico classico, la trita retorica che la politica ci rifila ogni giorno non mi appartiene. Intendo adottare un approccio diverso. Voglio che gli elettori possano tornare a fidarsi delle persone che hanno votato. Per questo voglio porre limiti ai mandati. Basta con i conflitti di interesse. I redditi dei funzionari eletti devono essere trasparenti.

Da settimane viaggia per il Paese. Che tipo di Francia ha incontrato?
C'è ovunque un'immensa energia. Anche se spesso la gente ha l'impressione contraria, i francesi vogliono costruire qualcosa, creare qualcosa. Si percepisce una vitalità che spesso passa inosservata. I media francesi non ce la mostrano. Per contro, esistono anche molta incertezza e apprensione riguardo al futuro e talvolta una nostalgia per un passato forse mai esistito. E non di rado anche la sensazione di venir dimenticati.

Chi si sente dimenticato?
In Francia, vincenti sono le grandi città. Non hanno problemi. Basta andare a Lione, Marsiglia o Bordeaux. È lì che vivono le persone di successo, quelle che sanno come muoversi nella globalizzazione. Ma esiste anche la Francia della periferia, una Francia rurale attanagliata dai dubbi. Dobbiamo fare ricongiungere queste due anime e la chiave risiede nella nostra classe media, la base della nostra democrazia. Non possiamo perderli, dobbiamo sostenerli.

È presso questa Francia scettica che Marine Le Pen e il suo Front National riscuotono particolare successo. Come intende guadagnare terreno?
Sto cercando di diffondere ottimismo e rappresentare una visione opposta rispetto a tutti coloro che auspicano l'isolamento. Durante le mie apparizioni elettorali non parlo sempre e soltanto delle riforme che il nostro Paese dovrà attuare e di come saranno dolorose: questo è ciò che la gente si è sentita ripetere negli ultimi 30 anni. Io non credo che la Francia sia in grado di riformarsi, almeno non in tempi normali. Per fortuna in questo momento stiamo vivendo circostanze eccezionali, tutto è possibile.


E crede che la sua chance sia giunta?
Esattamente. Ci troviamo in un periodo di trasformazione radicale, che si tratti di digitalizzazione, ambiente o terrorismo. Possiamo vincere in questo nuovo mondo, ne abbiamo la volontà, ma dobbiamo finalmente rialzarci.

Quale sarebbe il suo primo atto ufficiale da presidente?
Tre riforme: apertura del mercato del lavoro, migliori programmi di formazione professionale e sistema scolastico che torni a sostenere pari opportunità.

In che modo il suo stile di governo si differenzierebbe dai predecessori?
Nicolas Sarkozy e François Hollande hanno pressoché soffocato i loro gabinetti. Io gestirei le cose in modo diverso. Un presidente non dovrebbe governare, dovrebbe essere al di sopra degli schieramenti, delegare ai responsabili e incaricare le persone giuste. Inoltre non dovrebbe comportarsi come se fosse responsabile di qualsiasi cosa o come se potesse gestire tutto da solo. Prima di ogni cosa, un presidente è il garante delle istituzioni, che stabilisce l'indirizzo generale.

La sua campagna è improntata a un appassionato pro-europeismo. Non è rischioso? Marine Le Pen ottiene molti favori con i suoi attacchi all'Europa.
Io difendo l'Europa, ma guardo senza ingenuità ai suoi errori. Esiste un'Europa che non funziona, ma per questo non ci si può arrendere agli anti-europeisti. Negli ultimi dieci anni abbiamo lasciato loro sempre più spazio e non fa che ripetersi lo stesso dibattito: prima la "Grexit", poi la "Brexit". Guardiamo l'Ungheria e la Polonia calpestare i valori europei senza muovere un dito. La reciproca incapacità di proporre ai nostri cittadini qualcosa di ambizioso per l'Europa sta distruggendo il sogno di un continente unito. C'è sempre stata un'avanguardia di Paesi che vuole andare avanti. Nel 1951, su iniziativa di Germania e Francia, ciò ha stimolato la nascita della Comunità europea del carbone e dell'acciaio, ponendo le basi di un'unità reale.

Auspicherebbe un nucleo europeo con un maggiore grado di coesione?
Ci occorre un'integrazione molto più profonda all'interno dell'eurozona. Da tempo l'Europa a più velocità è una realtà e non dovremmo neppure tentare di spingere tutti i Paesi ad avanzare all'unisono. Questo è stato un grave errore degli ultimi anni. Abbiamo limitato lo sviluppo dell'eurozona per timore di spaventare i britannici e i polacchi e quale è stato il risultato? La Gran Bretagna ha votato lo stesso per andarsene e la Polonia ora ci dice che l'Europa è orribile. Abbiamo perso troppo tempo.

Qual è la soluzione?
Ci servono un unico ministro delle Finanze congiunto e un capo permanente dell'Eurogruppo. Dobbiamo poi esaminare da vicino le istituzioni europee, operare degli aggiustamenti e renderle sostenibili per il futuro. Il principio dev'essere che nessuno Stato membro vada escluso in partenza, ma anche che nessuno può impedire agli altri di procedere. L'impulso deve venire da Francia e Germania.

Negli ultimi anni, gli equilibri all'interno dell'Ue sono cambiati: la Germania ha assunto una maggiore importanza e la Francia ha perso terreno.
La sferzata che rimetterà in sesto l'Europa non avverrà se la Francia non farà la sua parte. Ora il nostro compito è portare finalmente a termine le riforme. La Francia deve riacquistare credibilità riformando il mercato del lavoro e lavorando seriamente al bilancio. Al contempo noi, con la Germania, dobbiamo stimolare di nuovo la crescita.
I prossimi cinque anni, forse solo i prossimi tre, saranno decisivi per il nostro futuro. Il 2017 è un anno di elezioni, in Francia e Germania, dopodiché vi saranno tre anni di tempo per dare forma all'Europa.

Con chi preferirebbe lavorare, Angela Merkel o Martin Schulz?
Il mio motto è non interferire con gli altri; guidare la politica del mio Paese mi è sufficiente.

Come giudica François Hollande, il presidente più impopolare di tutta la storia moderna francese?
Voglio vincere le elezioni per costruire il futuro del Paese, in questo momento non sono interessato a valutare il passato.

Che cosa accadrebbe se dovesse perdere le elezioni e diventasse presidente Marine Le Pen?
Il Paese ne risulterebbe impoverito. Se la Francia uscisse dall'Ue, si ridurrebbero sia la nostra competitività sia il nostro potere d'acquisto. Probabilmente si verificherebbero disordini in tutto il Paese. Marine Le Pen demolirebbe l'Europa e l'Eurozona. Prendo molto sul serio lei e le sue piattaforme politiche e le combatto perché sono convinto che siano sbagliate e che danneggerebbero sia i cittadini sia le aziende.

E come ritiene che ci si dovrebbe rapportare con i populisti?
Qualunque cosa accada, non possiamo lasciar loro campo libero. Guardate cosa sta accadendo qui: i conservatori copiano il Front National, mettendo da parte i loro princìpi. Stanno cercando di vincere le elezioni a ogni costo. Sarkozy ci ha già provato nel 2012 e non ha funzionato.

A proposito di conservatori, in Germania una persona oggetto di un'inchiesta giudiziaria come François Fillon difficilmente potrebbe proseguire la campagna. Perché le cose sono diverse in Francia?
Penso che sia il prodotto della differenza tra la cultura protestante e quella cattolica. Per noi cattolici, una persona commette peccato e poi si confessa, e tutto viene dimenticato perché il peccatore ha chiesto perdono.

I francesi perdoneranno Fillon?
Non posso dire di avere una visione obiettiva sull'argomento. Ma sono convinto che molti compatrioti siano disturbati dal comportamento di Fillon, il quale crede che le regole che valgono per gli altri non valgano per lui. È il tipo di politico che i francesi non sopportano più.

Brigitte Macron, 63 anni, moglie del candidato, entra nello scompartimento e si siede in silenzio. Indossa jeans, un pullover azzurro di cashmere e sfoggia una capigliatura bionda. Accompagna Macron in quasi tutti gli eventi della sua campagna ed è "l'ancora della sua vita", come si legge in un recente libro sulla coppia. Brigitte Macron insegnava al liceo di Amiens frequentato da Macron ed era sposata e madre di tre figli. Ha lasciato il marito per andare a vivere con lui e lo ha sposato nel 2007. L'intervista, da questo punto, diventa a due voci. Anche Brigitte Macron risponde ad alcune domande.


Monsieur Macron, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad attacchi sulla sua vita privata: hanno affermato che lei è gay e che conduce una doppia vita. Ha risposto a tali insinuazioni durante un evento della campagna.
Da molto desideravo affrontare queste voci. Sempre meglio chiamare le cose con il loro nome, per non dar adito a storie come questa. Ho trattato la vicenda con un pizzico di ironia e anche questo è servito a mettervi fine.

Aveva concordato la strategia con sua moglie?
Ne avevamo parlato, Brigitte? No, non mi pare.

Brigitte Macron: No, non sapevo che lo avrebbe fatto; a questo punto pensa in modo del tutto indipendente.

Il fatto che un uomo più giovane sia sposato con una donna di alcuni anni più matura è…
Brigitte Macron: Grazie per come lo ha formulato, è molto gentile: alcuni anni...
...che per la precisione ha 24 anni più di lui, sembra rappresentare uno scandalo per molte persone, anche nel 2017. Ci ha fatto l'abitudine o è una cosa che ferisce ancora i suoi sentimenti?
Se io fossi insieme a una donna di 20 anni più giovane nessuno lo considererebbe minimamente strano. Al contrario, penserebbero che è fantastico. Ma io non ho mai vissuto basando la mia vita su ciò che gli altri potrebbero pensarne.

Quindi riesce a essere un po' distaccato riguardo a malignità e chiacchiere?
Naturalmente ci sono delle situazioni che fanno male, e le peggiori non sono quelle che riguardano te, ma quelle che colpiscono altri membri della famiglia. Bisogna prenderne le distanze, altrimenti ti renderebbero infelice. A un certo punto abbiamo deciso di non permettere che l'ignoranza altrui ci toccasse.

E funziona?
Sì. Brigitte e io siamo vaccinati contro questo tipo di malevolenza.

Come descriverebbe se stesso a poche settimane dalla prima tornata elettorale? Più euforico o più nervoso?
Come disse una volta un famoso allenatore di rugby francese? Sono calmo, sono in pace con me stesso e sono molto determinato. Ma potrebbero accadere molte cose, vi sono parecchi rischi.

Per esempio, che lei è troppo giovane per questo incarico?
Non solo, potremmo anche compiere errori. Il prossimo mese sarà decisivo.

Diversamente dai suoi concorrenti, lei non ha uno zoccolo duro di elettori che si è consolidato negli anni per sostenerla.
Non è un pensiero che mi toglie il sonno, anzi, significa che devo convincere gli elettori francesi facendo leva su contenuti e idee. Destra e sinistra? Sono idee che appartengono al mondo di ieri.

Sapete già dove sarete il 7 maggio, giorno del ballottaggio?
La sera saremo a Parigi presso il quartier generale di En Marche! insieme a tutto il mio staff. Brigitte Macron: Io ed Emmanuel voteremo a Le Touquet. Il sindaco del paese è già in ansia al pensiero di tutte le precauzioni di sicurezza, dopo tutto è solo una piccola stazione balneare sulla costa settentrionale francese.

Quindi la prossima volta che ci incontreremo sarà nel Palazzo dell'Eliseo?
Emmanuel Macron non risponde. Dà un rapido sguardo intorno e, alla fine, si batte la fronte con la mano. Perché fa così? Se non si può toccare ferro…


(Questo articolo è stato pubblicato in Italiano su Panorama in edicola dal 30 marzo 2017; la versione originale era su Der Spiegel e pubblicato in licenza in Italia)

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PATRICK KOVARIK/AFP/Getty Images
Emmanuel Macron, leader di En Marche! con la moglie Brigitte Trogneux celebra il passaggio al ballottaggio alle elezioni presidenziali 2017 - 23 aprile 2017

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