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Panama Papers: Cameron si difende, ma non convince

Alla Camera dei Comuni il premier celebra l'azione del suo Governo contro l'evasione fiscale. I laburisti: "Non capisce la rabbia della gente"

Fa il suo mestiere Jeremy Corbin, leader del Partito Laburista all'opposizione, ma non va nemmeno molto lontano dalla verità nel rinfacciare a David Cameron di aver incentrato la sua difesa davanti alla Camera dei Comuni con "un capolavoro nell'arte della diversione", cercando di distogliere l'attenzione dalla sua vicenda personale rivelata dai Panama Papers per parlare invece di lotta all'evasione in generale.

Un accordo con i territori d'oltremare
Nel corso del suo intervento il premier inglese, che solo dopo quattro giorni di pressing da parte dei media ha ammesso di aver posseduto in passato fondi offshore per disfarsene pochi mesi prima dell'arrivo a Downing Street, s'è infatti limitato a dire di aver "venduto tutto nel 2010 per evitare conflitti d'interesse", passando poi subito a parlare di quanto il suo Governo ha fatto e farà per combattere l'evasione fiscale, precisando al contempo di voler comunque "difendere il diritto di ogni cittadino britannico a fare soldi rispettando la legge".

In particolare, David Cameron ha affermato di essere al lavoro per redigere una nuova legge che perseguirà banche e studi legali che aiutano i loro clienti a evadere le tasse, annunciando al contempo un imminente accordo con i territori britannici d'oltremare, quali ad esempio le isole Vergine, le Cayman e l'isola di Man, per condividere i dati fiscali dei cittadini britannici, così da rendere più difficile la gestione di illegali patrimoni offshore.   

"Non capisce la rabbia della gente"
Le parole del premier non hanno però certo convinto l'opposizione, incendiando anzi ancor di più gli animi dei laburisti e del già citato Corbyn, che - dopo aver accusato Cameron di "non capire quanto la gente sia arrabbiata" - ha incalzato dai banchi dell'opposizione sottolineando come sotto il Governo dell'attuale premier "si è passati attraverso sei anni di schiacciante austerity" e che forse si sarebbe potuto evitare di "spennare il Paese se i super-ricchi non avessero rifiutato di pagare le loro tasse".

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Redazione