Obama-Assad: da nemici ad alleati grazie all'Isis?
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Obama-Assad: da nemici ad alleati grazie all'Isis?

Damasco offre la sua collaborazione agli Usa per combattere i guerriglieri islamici. Cosa farà Obama? Cosa si nasconde dietro il Califfato

Per tre anni Barack Obama non ha voluto intervenire nella guerra civile siriana. Poi, dodici mesi fa, quando l'esercito lealista ha usato i gas contro i civili, il presidente americano ha deciso di bombardare il regime di Assad. Si è fermato di fronte all'opposizione dell'opinione pubblica, del Congresso e della comunità internazionale.

La sua retromarcia gli ha fatto perdere credibilità e influenza e ha fatto aumentare quella di Vladimir Putin, il quale ha giocato la sua partita a scacchi a fianco di Damasco e, in quella occasione, l'ha vinta.

Assad: da nemico ad alleato?

Per Washington, Banshar al Assad era diventato il nemico. La Casa Bianca diceva che era lui il problema della Siria. E che avrebbe dovuto lasciare il potere. Ma Assad ha resistito, non è caduto anche grazie al fatto che gli americani non hanno dato armi agli oppositori del regime. Non volevano essere troppo coinvolti.

Dodici mesi dopo, la situazione è ben diversa. L'Isis è forte e all'offensiva. E' un pericolo per il Medioriente e per gli interessi americani nella zona. E' una minaccia per l'Occidente. E ora, il presidente siriano si propone come l'unico partner possibile per coloro che vogliono sconfiggere i miliziani del Califfato.

Obama si trova in una situazione non facile. I suoi generali gli hanno detto che l'unico modo per eliminare il pericolo Isis è colpire le roccaforti degli islamici che si trovano sul territorio siriano. Non basta bombardare le postazioni in Iraq. Però, per compiere questi attacchi ci vorrebbe l'aiuto del regime di Damasco. In pratica, Obama dovrebbe accettare il fatto che Assad da nemico diventi alleato degli Usa.

L'offerta siriana

“La Siria sarebbe d'accordo con azioni militari, anche della Gran Bretagna e degli Usa"sul proprio territorio contro l'Isis, ma solo con un pieno coordinamento con il governo siriano" – ha detto il ministro degli Esteri di Damasco Walid al Muallim.

Il quale ha poi aggiunto: "Vi assicuro che se ci fosse stato un coordinamento tra gli Usa e il governo siriano, l'operazione delle forze speciali Usa per liberare il giornalista James Foley, non sarebbe fallita". Damasco, in pratica, si propone come perno dell'alleanza contro L'Isis. Un'abilissima mossa per ribaltare la situazione; dimostrare di essere uno dei baluardi per fermare l'avanzata dei miliziani islamici. Un'autoriabilitazione.

Per ora, Obama, non ne vuole sapere di collaborare con Assad. Preferirebbe dare (finalmente) le armi all'esercito libero della Siria (gli oppositori del regime di Damasco) per combattere l'Isis: lo stesso schema usato con i peshmerga curdo. Ma L'ESL è troppo debole e non ci sarebbe il tempo necessario per rafforzarlo in modo adeguato.

Soprattutto lo stesso schema utilizzato a Erbil potrebbe funzionare solo se (appunto) ci fosse la copertura aerea americana. Ma, senza l'assenso di Damasco, questa non può esserci. Si torna quindi al punto di partenza (di questi ultimi giorni): Assad diventerà un interlocutore per Obama?

Da un certo punto di vista, non ci sono alternative. Se Washington (e l'Occidente) vogliono distruggere la minaccia Isis devono passare per Damasco. Ma non solo. Devono fare i conti anche con l'Iran, altra potenza regionale in grado di intervenire in Iraq per aiutare il governo di Baghdad contro i miliziani islamici sunniti.

Assad e l'Isis

Damasco e Teheran, i grandi nemici, diventerebbero così, gli alleati “necessari” per mettere fine al caos in Medioriente. Se la storia dovesse finire così si compirebbe il dusegno di Bashar al Assad. E'stato infatti lui a permettere la nascita e l'ascesa dell'Isis. Il suo esercito non ha mai colpito le basi degli islamisti. L'obiettivo erano gli oppositori laici o islamici moderati dell'ESL. Quelli erano il reale pericolo per il suo regime. Perchè avevano appoggi in Occidente e tra gli altri paesi arabi. Perché erano considerati l'alternativa giusta a un dittatore che si era dimostrato sanguinario. Per questo ha focalizzato la sua attenzione su di loro.

Ed è per questo che ha lasciato crescere l'Isis. Sapeva che di fronte al pericolo del sorgere di un Califfato in quella zona, 'America e l'Europa, ma anche gli altri paesi della regione, si sarebbero chiesti: non sarebbe meglio tenere Assad?

Il presidente siriano ha fatto la mossa.. ha offerto la sua collaborazione al nemico (gli Usa) per diventare amici e battere il nemico comune (l'Isis).

Tocca alla Casa Bianca rispondere. Se ora gli Stati Uniti lavorassero insieme a Russia, Iran, Hezbollah e Damasco per combattere i guerriglieri islamici, Assad avrebbe costruito la sua perfetta tela del ragno. E Obama ci sarebbe caduto dentro. Catturato.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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