Usa 2015: Le sfide di Obama, le scelte di Hillary Clinton
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Usa 2015: Le sfide di Obama, le scelte di Hillary Clinton

Sarà l'anno dei colpi a sorpresa di un presidente anatra zoppa e della discesa in campo dell'ex First Lady

Il 2014 è stato un anno molto inteso per la politica negli Stati Uniti. Con la vittoria dei repubblicani nelle elezioni di Medio Termine si è chiusa l'Era Obama. Ora, un presidente 'anatra zoppa' e in declino dovrà convivere con un Congresso nelle mani del Gop. Sulla carta, tutto potrebbe rimanere bloccato dal braccio di ferro tra la Casa Bianca e Capitol Hill. In realtà, come è già accaduto con Cuba, Obama però potrebbe decidere qualche altro colpo a sorpresa.

Il 2015 sarà poi l'anno dell'inizio della campagna elettorale per le presidenziali del 2016. In campo democratico, tutti i riflettori sono puntati su Hillary Clinton, nell'attesa che sciolga la riserva. Tra i repubblicani, i pronostici dicono Jeb Bush, ma nessuno è certo che verranno rispettati. Ecco l'elenco dei più importanti nodi politici negli Usa nei prossimi dodici mesi.

Veti o dialogo con il Congresso ?

Conquistata la maggioranza al Senato, rafforzati i numeri alla Camera dei Rappresentanti, presi 33 governatori su 50, il partito repubblicano ha avuto una delle più importanti affermazioni elettorali degli ultimi decenni. Il Congresso è nelle sue mani e adesso i suoi leader dovranno decidere come giocarsi la partita con Barack Obama. Per i prossimi due anni, lo spazio di manovra del presidente sembra essere molto limitato. Potrebbe tentare di arrivare a qualche difficile compromesso con il Gop, oppure usare l'arma del veto per ogni legge che gli verrà presentata da parte del potere legislativo. Se dovesse andare alla guerra, Obama sa bene che la risposta sarà altrettanto dura: Capitol Hill respingerà ogni provvedimento che arriverà dalla Casa Bianca. Sarebbe lo stallo su tutto. Alla fine, tutti ci perderebbero. E'facile ipotizzare che la tattica di Obama sarà un misto di bastone e carota. Cercare mediazioni su alcuni temi  e scavalcare con ordini esecutivi il Congresso su altri. Lo ha già fatto con Cuba e l'Immigrazione, perché non farlo ancora nel 2015?

Pipelines e cambiamenti climatici

Due terreni di battaglia tra la Casa Bianca e il Congresso nel 2015 potrebbero essere l'oleodotto della discordia e la legge sull'inquinamento atmosferico. Il primo è un progetto di pipeline che parte dalla provincia canadese di Alberta e, attraverso il Nebraska, dovrebbe trasportare greggio ai terminali e alle raffinerie in Texas e in Louisiana. La TransCanada Corp. vuole completare l'opera, lunga 1.179 miglia. Il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell è d'accordo e intende far approvare al Congresso il via libera alla realizzazione del progetto.. Nel 2012, la Casa Bianca l'aveva bloccato dopo le proteste degli ambientalisti. L'altro scontro dovrebbe esserci anche sulle modifiche al Clean Air Act che la Casa Bianca vorrebbe apportare. L'anno scorso Obama aveva chiesto alle aziende americane una riduzione delle emissioni del biossido di carbonio del 26% entro il 2020 e del 30% alla fine del 2030. I repubblicani si sono sempre opposti. Obama vuole andare avanti a tutti i costi.

Verrà modificata l'Obamacare ?

La riforma sanitaria del presidente dovrà affrontare un altro giudizio da parte della Corte Suprema dopo quello che nel 2012 l'ha definita costituzionale. Lo scorso anno, dopo alcune difficoltà iniziali date dal cattivo funzionamento del sito governativo, più di 7 milioni di americani hanno scelto di stipulare una polizza sanitaria attraverso l'Obamacare. Nel 2015, scatterà la penale per tutti coloro che non l'hanno fatto. In moltissimi casi, le polizze vengono accese grazie agli aiuti economici federali che sono per lo più sotto forma di sgravi fiscali. Chi si è rivolto alla Corte Suprema afferma che questi sussidi sono validi solo negli stati dove è stata creata una 'borsa' delle assicurazioni sanitarie, e cioè in solo una ventina di stati, quelli a guida democratica. la Corte Suprema dovrà decidere nel prossimo giugno se questa contestazione è fondata. Se dovesse accettare il ricorso, i repubblicani al Congresso avrebbero la strada spianata per modificare sostanzialmente l'Obamacare.

L'accordo con l'Iransul nucleare

La Casa Bianca sembra scommettere sul fatto che sia possibile arrivare a un'intesa con Teheran. I repubblicani al Congresso invece non ci credono; non si fidano assolutamente degli iraniani. Per loro non è vero che l'Iran sta sviluppando solo progetti nucleari a scopo civile; sono convinti, invece, che l'obiettivo finale sia la bomba atomica. Obama alterna fasi di fiducia in quello che dice Teheran a fasi piene di pessimismo. Allo stato attuale, sembra essere ancora indirizzato al dialogo. Quindi, nessuna ulteriore sanzione per il regime degli ayatollah, ma ancora trattative. In una recente intervista, il presidente Usa è addirittura arrivato a dire che con Teheran si potrebbe fare quello che si è fatto con Cuba: aprire la strada a normali relazioni diplomatiche. Il 2015 sarà l'anno della verità su questo fronte. Obama dovrà decidere cosa fare con Teheran.

Truppe a terra in Iraq ?

La guerra che Obama non avrebbe mai voluto, ma è stato costretto a combattere non sta andando così bene. L'avanzata dell'Isis è stata frenata, ma il Califfato rimane un pericolo mortale in Medioriente e per gli Usa. I raid aerei hanno avuto una limitata efficacia. Come da tempo sostengono i generali del Pentagono, per sconfiggere militarmente gli islamici bisogna impiegare le truppe americane a terra. Non solo quei 1.500 soldati che adesso svolgono la funzione di consiglieri dell'esercito iracheno, non solo le piccole squadre di commando delle truppe speciali che compiono le missioni più rischiose, ma un contingente molto più numeroso, in grado di  dare una svolta alla guerra. Obama è sempre stato contrario, ma nel 2015 dovrà prendere una decisione.

La discesa in campo di Hillary Clinton

Pochi hanno dubbi su ciò che farà l'ex segretario di stato. Ma la domanda è: Hillary Clinton ha già vinto la corsa per la Casa Bianca? La risposta è: no, non ancora. Dovrà sudarsela. Se ha imparato la lezione del 2008, quando era partita favorita e poi invece è stata battuta da uno sconosciuto Barack Obama, l'ex First Lady ha capito ora che dovrà essere in grado di parlare anche al cuore e sono solo alla testa degli elettori democratici e indipendenti. Dovrà essere abile a tenere unito in fronte che va dalla sinistra al centro per evitare che qualche altro candidato possa darle fastidio (vedi quell'Elisabeth Warren così amata dai liberal).

Hillary tra la ripresa economica e il rapporto con Barack Obama

L'ex First lady dovrà essere anche in grado di capitalizzare politicamente il buon andamento dell'economia ed evitare di apparire troppo vicina alla figura di Barack Obama. Per paradosso, nonostante i risultati raggiunti, l'attuale presidente è uno dei meno amati nella storia degli Usa. Tutti i sondaggi di gradimento lo danno al ribasso. Gli americani lo accusano di aver fatto troppo poco per l'economia e di essere stato troppo tentennante nella lotta al terrorismo.  Legarsi a un presidente in declino sarebbe la scelta sbagliata. Dargli troppo addosso dopo aver trascorso quattro anni al governo con lui, sarebbe un'opzione altrettanto errata.

Jeb Bush e gli altri candidati repubblicani

Se in campo democratico la scelta sembra essere quasi obbligata, in quello repubblicano l'incertezza regna sovrana. Jeb Bush, figlio e fratello di presidente, scenderà in campo, ma la sua affermazione alle primarie non è certo scontata. Dalla sua parte avrà il cognome, i legami con l'establishment finanziario, una buona parte del partito, milioni e milioni di dollari di finanziamenti, ma potrebbe mancargli l'appeal necessario per fare breccia tra gli elettori. Dovrà stare molto attento a Rand Paul, il senatore del Kentucky, figlio d'arte, repubblicano atipico, libertario e tendenzialmente isolazionista in politica estera, che con le sue posizioni appare molto in sintonia con una buona fetta della società americana. Il 2015 ci dirà quale saranno i candidati alla Casa Bianca. Le sorprese potrebbero essere all'ordine del giorno.





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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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