barack-obama-dempsey
Getty Imagines / Brendan Smialowsky
News

La rivolta dei generali contro Obama

I militari contestano la strategia di guerra contro l'Isis imposta dalla Casa Bianca

Barack Obama e i suoi generali sono ai ferri corti. Il primo vuole una strategia prudente nella guerra contro l'Isis basata su due pilastri: bombardamenti mirati e non a tappeto (modello Yemen e non l'Iraq del 2003, dell'operazione "Shock and Awe") e "no boots on the ground", nessun soldato a terra. I secondi gli hanno già fatto sapere negli incontri faccia e a faccia e (in modo più clamoroso) pubblicamente di essere molto scettici rispetto a queste indicazioni. Tanto dubbiosi da mostrarsi apertamente contrari.

Un'aperta rivolta?
Non è la prima volta che i generali sono contro Obama. Era già accaduto in passato. Questa volta però lo scontro rischia di avere serie ripercussioni su di un conflitto appena iniziato, lungo e difficile da condurre. E la novità è che i militari hanno fatto sapere di essere tentati dal non voler seguire la strategia imposta dalla Casa Bianca. Almeno questo si è capito dall'intervento davanti alla commissione del Congresso del capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Martin Dempsey.

Nonostante Obama avesse già detto di essere contrario all'utilizzo di truppe a terra in Siria e in Iraq, davanti ai parlamentari, l'alto ufficiale non ha escluso che invece i soldati possano essere impiegati sul terreno. Il generale ha così smentito il comandante in capo. In modo tanto plateale che il portavoce del presidente è poi dovuto intervenire per dire che nulla era cambiato nella strategia di Obama e poi lo stesso presidente si è dovuto recare in Florida, nella sede del Us Central Command per ribadire ai militari come intende condurre la guerra.

Sulla Siria decide solo Obama
L'incontro non è stato facile. Obama ha portato ai generale Lloyd Austin - capo del Centcom e responsabile della campagna militare anti-Isis-  e al generale Ray Odierno  - con David Petraues in Iraq e oggi capo di stato maggiore dell'esercito - il decreto firmato dal capo del Pentagono Chuck Hagel  che fissa i requisiti per l'azione Usa in Siria. I paletti messi sono molto stringenti. La relativa  "libertà"di cui godono i militari in Iraq non ci sarà per le missioni sul territorio siriano. Ogni raid aereo dovrà essere autorizzato esplicitamente dalla Casa Bianca. 

Obama non vuole implicazioni politiche con il regime di Bashar al Assad, non vuole che l'America diventi un attore sul sanguinoso palcoscenico della guerra civile siriana. Per questo si muove con molta prudenza. E per questo ha vietato espressamente ai generali l'utilizzo di truppe di terra. Loro vorrebbero almeno il permesso per le squadre speciali, quelle che in Iraq (nonostante le smentite ufficiali)  si affiancano ai peshmerga curdi per combattere l'Isis, ma il presidente sembra intenzionato a non cambiare rotta.

Così però faremo molta più fatica a vincere, gli hanno detto i militari.



Un difficile rapporto

Non è la prima volta che Obama e i suoi generali si scontrano. In realtà, il Comandante in capo e i suoi ufficiali non si sono mai capiti. Il primo dissidio è emerso pubblicamente nel 2009 quando i militari chiedono alla Casa Bianca l'aumento del contingente in Afghanistan. I talebani sono all'offensiva e la situazione deve essere stabilizzata. Dopo un lungo braccio di ferro, Obama concede l'invio di rinforzi, ma in numero inferiore rispetto a quello richiesto dai generali.

La forte tensione scoppia nel 2010 quando il generale Stanley Allen McChrystal, capo della missione a Kabul, in una intervista alla rivista Rolling Stone critica aspramente l'amministrazione Obama per come viene condotta la guerra contro i talebani. Convocato a Washington, l'ufficiale lascerà l'incarico qualche settimana dopo.

Difficoltà di comprensione emergeranno anche sul ritiro dall'Iraq  nel 2011 e sul mancato intervento in Siria nel 2013. Le critiche sono sempre quelle. Obama non ha una cultura militare e impone ai generali direttive politiche che li costringono a non usare i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi dati. Con l'Isis si ripete un copione già visto. Con una novità. La sfiducia nel Commander in Chief è emersa ancora prima che la guerra avesse inizio.

I più letti

avatar-icon

Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

Read More