Bambini senza tetto a New York
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Bambini senza tetto a New York

Il New York Times chiede che il prossimo sindaco non si dimentichi 21 mila minori costretti a vivere in strada: un'emergenza che tocca ormai l'1% dei bambini della città

L'altra notte, gli abitanti di un'intera città hanno dormito all'aperto. Non per il caldo. Semplicemente, non avevano una casa. Cinquantamila persone non sono poche. In Italia potrebbero popolare centri di media grandezza come Avellino, Siena, Pordenone. Dall'altra parte dell'Oceano,a New York City, sono il numero dei senzatetto. Uomini e donne, single e coppie, bianchi e neri, americani e stranieri, ma anche tante famiglie. Come ogni città, anche HomelessCity, è abitata da bambini. Tanti. Qui, sono 21.000 ogni notte quelli che insieme ai loro mummy and daddy  trovano ospitalità nelle strutture pubbliche, oppure sotto qualche riparo di fortuna. Ventunomila. L'uno per cento dei bambini newyorchesi. Uno di loro ogni dieci non ha una casa.

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Da quando è in carica il sindaco Michael Bloomberg, nei grafici, le percentuali dei senzatetto sono schizzate verso l'alto. Dal 2002 ad adesso, la popolazione di Homeless City è salita del 61%. Se si guarda ai nuclei famigliari del 73%, i bambini del 22% dal 2011. Nell'ultimo anno, nel complesso, sono quasi il 20% in più coloro che non hanno una propria abitazione dove vivere. I dati si conoscono da tempo, da qualche mese. Da quando una coalizione di associazioni che si occupa del tema li ha tirati fuori. La notizia è girata sui media per qualche ora. Non ci sono stati grandi dibattiti. Tutti se ne sono dimenticati. L'altro giorno, il New York Times ha scritto un editoriale chiedendo al prossimo sindaco, che verrà eletto tra qualche mese, di non scordarsi dei 50.000. Sono parte integrante della città. Una piaga che deve essere curata. Perché la Grande, Civile, Progressista Mela non può permettersi di averla ancora aperta. E sanguinante.

Non è tutta colpa di Michael Bloomberg, anche se il sindaco ci ha messo del suo. Convinto che la politica migliore fosse disincentivare l'assistenzialismo, attento alla tenuta delle casse della città, qualche anno fa, nel 2005, decise di togliere il programma di finanziamento pubblico degli affitti per i meno abbienti. Risultato? Tutti coloro che avevano quello come sostegno per potersi permettere un'abitazione si ritrovarono a dover bussare alle porte dei ricoveri pubblici notturni. Non solo persone senza un lavoro, o con poche entrate, ma anche altri, come le vittime di violenze domestiche, si ritrovarono nel Girone dei Rifugi(ati).

Poi però arrivò la Grande Crisi, la seconda peggiore depressione economica degli States dagli anni'30. Di questo Michael Bloomberg non ha certo colpa, ma la tempesta perfetta sulle famiglie della Middle Class,sommata alle sue politiche assistenziali, alla fine, ha portato a un sempre maggiore numero di persone che non potevano permettersi di pagare un affitto. Così è stato composto l'esercito dei 50.000. Tante e simili le storie di questo scivolare veloce verso la povertà. Famiglie che prima guadagnavano 100.000 dollari all'anno, dopo la perdita del posto di lavoro da parte dei coniugi hanno dovuto arrangiarsi come potevano. Persa la casa, prima sono andati in qualche motel, poi sono andati ospiti da parenti, poi, ancora, hanno iniziato a dormire in macchina. Infine, per mancanza di alternativa, si sono presentati ai ricoveri pubblici. 

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Michael Bloomberg non vorrebbe lasciare questa eredità. Lui che ha cercato di trasformare New York nella città del benessere e della salute (vedi le campagne contro il fumo, le bibite troppo zuccherate e il rumore) continua a pensare che una politica assistenzialista sia sbagliata. Convinto delle sue ragioni, ha attaccato la Coalizione degli Homeless, come viene chiamato il cartello delle associazioni. Sicuro della sua filosofia, per ribadire la sua contrarietà al fatto che la gente si appoggi sulle istituzioni pubbliche, l'altro giorno ha tirato fuori un paradosso: "Questa è l'unica città in cui puoi atterrare con un tuo aereo privato, noleggiare una macchina e presentarti a un ricovero comunale e essere ospitato."

Di limousine se ne vedono poche vicino al centro per le famiglie senza fissa dimora del South Bronx, o al rifugio per uomini della Trentesima Strada, dove migliaia di newyorchesi languiscono, lontani dai brillanti quartieri del centro. In vista delle elezioni, qualche proposta per cambiare rotta è stata avanzata. Christin Quinn, la candidata democratica ha spiegato la sua ricetta: il ritorno agli assegni di sostegno e la creazione di almeno 40.000 nuove unità abitative. Basta con la politica dei ricoveri. Troppo alti i costi sociali se comparati a quelli economici. Troppi bambini sotto i ponti. 

New York è solo la punta dell'iceberg. Il Centro nazionale per la Famiglie senza Fissa Dimora ha fatto un calcolo che ha tenuto conto dei bambini in età prescolare, di quelli che frequentano elementari e medie, e, infine dei teenagers più vicini alla precedente fascia d'età. Il risultato prodotto fornisce una cifra grande il doppio rispetto a quella dell'ufficio statistico federale: un milione e 600.000 bambini (o ragazzini) negli Stati Uniti sono dei Senzatetto. Vivono con le famiglie laddove possono. E molti di loro frequentano le scuole. Ma sono quelli che ovviamente non riescono a studiare perché troppo stanchi, o nervosi, perché psicologicamente provati dalla loro condizione. Sono quelli che non possono fare i compiti a casa (quale casa?), ospitare un amico, avere un attimo di tregua. Sono i bambini malnutriti e malvestiti che in alcuni casi le autorità scolastiche tendono ad allontanare invece che aiutare.

Con l'aumento della disoccupazione (anche se gli ultimi dati segnano una ripresa); con la crescita della percentuale di coloro che sono entrati nella fascia di povertà, con la perdita dell'abitazione da parte di migliaia di nuclei famigliari della classe media, in assenza di programmi d'assistenza adeguati, il destino di questi bambini era segnato. Dall'inizio della crisi economica, dal 2007, il numero di bambini homeless è aumentato del 57%.

Quello che vedete nella foto d'apertura di questo post è uno di loro. 

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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