Riforma sanitaria: una grande vittoria di Obama
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Riforma sanitaria: una grande vittoria di Obama

La sentenza della Corte Suprema sull'Obamacare mette la parola fine ad anni di scontri con i repubblicani

Quando finisce il mandato alla Casa Bianca, ogni presidente americano lascia qualche cosa in eredità alla nazione : nuove leggi, guerre iniziate o finite, un nuovo sviluppo o qualche passo indietro nell'economia, aperture storiche  o grandi fallimenti a livello internazionale, qualche scandalo o un misterioso virtuosismo Barack Obama lascerà la riforma sanitaria, l'Obamacare

La guerra è finita

La sentenza della Corte Suprema che ha dato ragione alla Casa Bianca, confermando che il governo federale può offrire sussidi ai cittadini per acquistare una assicurazione sanitaria, ha messo fine alla guerra tra Obama e i repubblicani. D'ora in poi, nessuno potrà metterla in discussione. L' ultimo ostacolo è stato saltato. L'Obamacare potrà avere vita piena anche negli stati dove i governatori del GOP impedivano, di fatto, l'applicazione della riforma.

Sei anni di guerra sono finiti con la decisione 6 a 3 dei giudici della Corte. Era iniziata durante i primi mesi del mandato di Obama. Era l'ormai lontano 2009. La battaglia si era svolta al Campidoglio, allora in mano ai democratici, e nel paese, con toni così radicali da far pensare che la nazione si sarebbe ancora una volta divisa su un tema fondamentale: può il governo federale imporre (o proporre, a seconda dei punti di vista) ai cittadini americani di avere un polizza sanitaria?

Il dilaniante conflitto politico è andato avanti per tutto il periodo dell'iter delle legge a Capitol Hill. Una volta approvata la riforma, nel 2010, dopo la firma di Obama (il socialista, dicevano i repubblicani) e i rituali richiami al passo storico compiuto, la guerra non è però finita. I repubblicani non si sono arresi. Vinte le elezioni di Midterm, hanno promesso di modificarla (ma non ci sono mai riusciti). Una promessa simile l'ha fatta anche Mitt Romney durante la campagna del 2012, ma sappiamo come è finita per lui.

Gli stati repubblicani

Da Washington, il conflitto si è poi spostato a livello statale. I governatori degli stati repubblicani si sono rifiutati - di fatto - di creare quel mercato pubblico delle polizze sanitarie che il governo federale voleva introdurre in tutti gli Stati Uniti. La riforma ha dovuto affrontare una prima prova alla Corte Suprema e l'ha superata. I giudici l'hanno giudicata conforme allo spirito della Costituzione degli Stati Uniti.

Il secondo verdetto può essere considerato decisivo per l'esistenza futura dell'Obamacare. Entrata ormai nella vita di milioni di americani che ora beneficiano di un'assicurazione sanitaria (anche a costo di sacrifici economici), diventata un elemento portante dell'attività delle compagnie assicuratrici, che sono state costrette a  ristrutturare  il loro mercato, la riforma  potrà essere lievemente  modificata e migliorata, ma non potrà essere cancellata.

La riforma cambia l'agenda politica

La sentenza delle Corte Suprema toglie la questione dall'agenda politica delle elezioni del 2016. Al massimo, Hillary Clinton potrà rivendicare la bontà delle scelte di Obama; il candidato repubblicano invece avrà poco spazio di manovra: non potrà promettere di eliminarla una volta arrivato alla Casa Bianca.

La guerra è quindi finita. Nei libri di storia Barack Obama verrà ricordato per due cose: per essere (stato) il primo presidente nero nella storia degli Usa e per aver varato una riforma sanitaria che i presidenti democratici promettevano da 40 anni, dai tempi della Great Sociaty di Lyndon Johnson.

Un'epoca di cambiamenti

L'eredità di Obama è questa, ma non solo. La Corte Suprema nel giro di qualche giorno dovrà prendere  decisioni su altre questioni fondamentali, prima tra tutte quella relativa ai matrimoni gay su tutto il territorio degli Usa. Se dovesse passare il si, un altro Giro di Storia sarebbe compiuto. Un'altra epoca sarebbe così definitivamente inaugurata. E Obama ne sarebbe il simbolo.







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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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