Ora Kim Jong-un vuole colpire la Casa Bianca
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Ora Kim Jong-un vuole colpire la Casa Bianca

Le minacce di una ritorsione sono arrivate dopo l'offensiva di Obama contro la cyberwar del regime di Pyongyang

Una volta, la minaccia suonava come propaganda. Ora, non è più così. Dopo l'attacco hacker alla Sony Pictures e la risposta bellicosa della Casa Bianca, il regime di Pyongyang è sul piede di guerra.

Un alto funzionario ha fatto sapere che se ci dovesse essere una ritorsione americana, la risposta della Corea del Nord sarebbe durissima. Colpirebbe direttamente la Casa Bianca, il Pentagono e altre strutture del governo degli Stati Uniti.

In che modo? Con altri attacchi cyber, come quelli che hanno destrutturato il sistema delle Sony, ma non solo. Il funzionario ha alluso anche ad altre armi. Quali siano, la fonte del regime nordcoreano non lo ha detto.

Pyongyang ha una lunga tradizione di minacce a parole nei confronti di altri paesi, minacce che poi non si sono tradotte in fatti concreti. Minacce servite per lo più a serrare le fila all'interno del paese; avere un nemico esterno è sempre un buon metodo per mantenere il potere.

In questo caso, però, la guerra cibernetica  della Corea del Nord contro gli Usa è una realtà ben tangibile. E questi avvertimenti vengono presi molto sul serio dalle autorità statunitensi. La tensione continua ad alzarsi.

È stata un'escalation: prima la  clamorosa decisione della Sony di non far uscire The Interview, il film satira su Kim Jong un; poi, la reazione di Obama, che ha accusato Pyongyang e ha minacciato di rimettere il paese asiatico nella lista nera dei paesi terroristi. Ora, la risposta dei nordcoreani.

Cosa altro potrà accadere? I nordcoreani sono certi che dietro la produzione del film satira sul Kim Jong-un, ci  fosse la mano del governo degli Stati Uniti, intenzionato ad utilizzare quella pelliccola per abbattere il governo di Pyongyang. Per questo hanno voluto bloccarlo a tutti i costi con uno dei più grandi attacchi hacker della storia.

Da quello che si è compreso, per settimane e settimane. la squadra di cyber guerrieri nordcoreani si è sono infiltrata nel sistema della Sony fino a quando non è scattata l'ora X, quella in cui ha mandato in tilt tutto l'impianto digitale della casa di produzione cinematografica.

Per loro è stato un atto di difesa. Almeno così dicono. Per la Casa Bianca è stato invece un gesto ostile anche se Obama non ha voluto considerarlo un atto di guerra. Una cosa è certa. Gli Usa, già sottoposti agli assalti cyber da parte della Cina, non vogliono essere costretti a combattere anche sul fronte coreano. Per questo hanno deciso per una risposta dura.

La guerra con gli Usa si è spostata anche all'Onu. Il rappresentante diplomatico della Corea del Nord ha rifiutato di partecipare alla riunione del comitato delle Nazioni Unite che si occupa dei diritti umani. Al centro della discussione c'era la situazione a Pyongyang. Era la priam volta che questo organismo dell'Onu avrebbe dovuto affrontare il dossier nordcoreano, con la possibilità d mettere sul banco degli imputati Kim Jong-un.

Anche il questo caso i funzionari del regime hanno accusato gli Usa di voler utilizzare questa riunione come arma contro il giovane leader con l'obiettivo di scalzarlo dal potere. Due terzi dei membri del Consiglio di Sicurezza hanno chiesto che si discutesse del tema perché la sistematica violazione dei diritti umani nella Corea del Nord può essere un elemento di destabilizzazione per tutta la regione asiatica.

Pyongyang è circondata e questa volta gli Usa non intendono diminuire la pressione sul regime.


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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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