I democratici fuggono da Obama
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I democratici fuggono da Obama

Gli ultimi sondaggi danno in risalita il gradimento del presidente. Ma nonostante questo, almeno una dozzina di notabili del partito democratico hanno deciso di disertare la convention di Charlotte

La questione è pur sempre la poltrona. Se no, non correrebbero il rischio di alienarsi addirittura le simpatie del presidente (in carica). Ma temono che esporsi a suo favore possa risultare controproducente per i loro futuro politico e allora preferiscono fare un passo di lato ed evitare che i loro destini elettorali si intreccino troppo con quello di Barack Obama.

Un buono o un pessimo calcolo? Ce lo diranno i prossimi mesi.Per ora resta il fatto che almeno  una dozzina di notabili del Partito Democratico (tra deputati e senatori) abbiano deciso di disertare la convention che si terrà a Charlotte in North Carolina all'inizio di settembre e durante la quale Obama terrà il discorso di accettazione della candidatura alla Casa Bianca.

Non ci vanno perché sono i rappresentanti di stati moderati o conservatori, impegnati anche loro nella sfida per mantenere il loro posto al Congresso, consapevoli del fatto che la svolta liberal del presidente sia un problema per loro e non una risorsa. Uno di loro, Larry Kissel, che dovrà affrontare una difficile prova elettorale in North Carolina ha annunciato che non intende appoggiare il presidente per un secondo mandato. Nessun endorsement per Barack Obama da parte sua.

Questo piccolo sommovimento tra le file democratiche è abbastanza significativo. Perché vuol dire che la parte più moderata del partito non crede che Barack Obama possa essere rieletto oppure pensa che le sue ultime prese di posizione siano state troppo di sinistra. Il si ai matrimoni gay in alcuni stati rurali e conservatori è stato considerato uno strappo eccessivo anche tra le fila del suo partito i cui rappresentanti hanno il timore di essere danneggiati da queste uscite.

La rivista conservatrice Weekly Standard ha fatto notare che organizzare la convention a Charlotte potrebbe risultare un errore strategico per i democratici. Nel 2008, Barack Obama vinse in North Carolina per poche migliaia di voti. Quest'anno rischia di perdere questo stato (uno di quelli in bilico) proprio a causa delle sue ultime scelte politiche. Ridotta la durata da quattro a tre giorni, annullati alcuni eventi a causa dei costi, l'assise sarà uno dei passaggi fondamentali in vista dell'appuntamento di novembre.

In che condizioni ci arriverà Barack Obama? L'ultimo sondaggio condotto dalla Cnn/Orc International Survey afferma che il gradimento del presidente è in risalita. Ora è al 49% rispetto al 46% del suo rivale repubblicano. Ma le prossime settimane sono cariche d'incognite. Prima tra tutti i nuovi dati sui posti di lavoro. Non dovrebbero essere buoni. E per Obama sarà un problema.

La disoccupazione rimane il suo tallone d'achille, anche se la campagna di spot sulla Bain Capital in cui Mitt Romney è stato descritto come un capitalista senza scrupoli, disposto a fare centinaia di licenziamenti pur di fare profitto, sembra aver dato alcuni risultati positivi per la causa del presidente.

Barack Obama si presenta così come il difensore del ceto medio. Un'immagine che vuole dare al paese. Con tanta studiata determinazione che il presidente ha deciso di non trascorrere le vacanze nell'aristocratica e super esclusiva isola di Martha's Vineyard. Erano ferie da più di 50.000 dollari alla settimana solo per l'affitto di un resort di lusso. Obama pagava di tasca sua, ma nell'anno delle elezioni, con l'America nel mezzo delle difficoltà economiche, è meglio scegliere la sobrietà.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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