Cia: i sei punti chiave del rapporto sulle torture
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Cia: i sei punti chiave del rapporto sulle torture

Diffuso dal Senato, descrive i metodi brutali utilizzati dall'agenzia dopo l'11 settembre. La reazione di Obama: contrari ai nostri valori

La sintesi di 500 pagine descrive le torture, le brutalità che la Cia ha compiuto nei confronti di decine di prigionieri durante gli anni della Guerra al Terrore, è un'impietosa fotografia dei metodi d'interrogatorio adottati dopo l'11 settembre.scuote l'America. Il rapporto della speciale commissione del Senato scuote l'America. Questi i principali punti

1I metodi usati dalla Cia sono stati molto più brutali e diffusi di quanto ammesso finora dalla stessa agenzia

Non c'è stato solo il waterboarding, il finto annegamento, tra i metodi adottati. E non è stato usato solo per tre prigionieri, come finora sostenuto da Langley. Ma con molti di più. I metodi di tortura erano diversi e anche più brutali. Si parla di clisteri forzati d'acqua gelata o di alimenti, di privazione di sonno per giorni e giorni, del costringere il prigioniero a stare fermo in una posizione per ore e ore; il rapporto descrive anche le condizioni in cui venivano tenuti i prigionieri nei Black Site, nelle prigioni clandestine della Cia sparse per l'Europa e il Medioriente: uno di loro, Redha al-Najar, guardia del corpo di Bin Laden, morì per assideramento dopo essere stato lasciato nudo e legato a una catena sul freddo pavimento di una cella della sua prigione in Afghanistan. Prima di allora era stato ripetutamente torturato e gli era stata negata un'adeguata nutrizione. Le torture includevano anche pressioni psicologiche: i prigionieri venivano minacciati. I loro parenti sarebbero stati uccisi o violentati se non avessero collaborato con la Cia.

2Lebrutalitàsono state perpetrate anche con prigionieri presi per sbaglio e che non c'entravano con i gruppi terroristi. Anche chi si mostrava collaborativo è stato torturato

Secondo il rapporto, la Cia ha prima evitato di fornire il numero, e poi ha sempre mentito sull'effettiva quantità di prigionieri tenuti nelle proprie prigioni. Per la commissione del Senato sono stati almeno 119 i detenuti, la maggior parte dei quali è stata torturata. Molti di questi non facevano parte dei gruppi terroristi. Almeno 26 persone erano stati prese per sbaglio. Tre di loro  prima che i funzionari della Cia se ne accorgessero, erano già stati torturati. I metodi brutali venivano adottati anche con coloro che dimostravano di collaborare con i funzionari dell'agenzia. E' il caso di di Khalid Sheikh Mohammed, una delle menti dell'11 settembre. Nonostante avesse dato segnali di disponibilità a parlare, fu sottoposto al waterboarding per 183 volte: la tecnica fu usata su di lui per dieci giorni consecutivi. I funzionari della Cia volevano che confermasse l'esistenza di un complotto per un attentato che poi si rivelò un'informazione sbagliata. 

3 La Cia ha mentito al Congresso e alla Casa Bianca rispetto alla diffusione e all'efficacia dei metodi usati

Il rapporto del Senato non ha dubbi. La Cia non ha mai voluto fornire al potere esecutivo e a quello legislativo tutte le informazioni necessarie sui metodi d'interrogatorio che stava adottando. Anzi. Ha volontariamente mentito sulle torture. Ma non ha anche detto la verità sull'efficacia di questi metodi. Secondo il rapporto, le brutalità non sarebbero servite a nulla. Nessuna informazione significativa sarebbe stata ottenuta durante gli interrogatori. La stessa uccisione di Osama Bin Laden non sarebbe avvenuta grazie a un'informazione strappata con la tortura a uno dei prigionieri della Cia. Sarebbe stata la stessa agenzia a diffondere false notizie sull'efficacia degli interrogatori per conquistare consenso presso l'opinione pubblica.

4I funzionari che erano contrari alle torture venivano allontanati dai loro superiori

Il rapporto ha accertato che in molti casi, i funzionari della Cia che assistevano agli interrogatori ed erano contrari ai metodi adottati erano allontanati dall'incarico dai loro superiori. In altri casi, invece, chi si mostrava dubbioso sulla legalità delle torture, veniva ripreso, dicendo che quei metodi erano stati approvati dai piani alti dell'Agenzia e che quindi si potevano, anzi, si dovevano usare nei confronti dei prigionieri. 

5La Cia ha pagato 81 milioni di dollari agli esperti assoldati per studiare le tecniche di tortura

Questo è un capitolo a parte del rapporto del Senato. L'agenzia di Langley ha assoldato due psicologi per seguire e implementare il programma di torture. Nel rapporto sono citati i loro pseudomini. Per anni, i due hanno viaggiato per il mondo, attraverso le prigioni segrete della Cia in Europa, Medioriente e Asia per assistere agli interrogatori, valutare le reazioni del prigionieri dal punto di vista psicologico e suggerire diversi metodi di tortura per farlo parlare. I due erano dei contractors, dei "professionisti" esterni all'agenzia che però svolgevano un ruolo fondamentale. Per il loro lavoro avrebbero incassato almeno 81 milioni di dollari.

6Il rapporto del Senato parla delle responsabilità della Cia, ma non di quelle della Casa Bianca

Il rapporto della commissione  si focalizza sulle responsabilità dell'Agenzia di Langley. Nonostante le illegalità, non ci saranno punizioni. Obama lo ha già fatto sapere. La relazione dei senatori poi solleva da ogni possibile colpa l'allora presidente George W. Bush affermando che la Casa Bianca non era a conoscenza di tutti i particolari relativi alle torture inflitte dalla Cia ai sospetti terroristi. Michael Hayden, ex generale, per un certo periodo di tempo a capo dell'agenzia sotto Bush, però non ci sta. In una intervista alla rivista Politico ricorda che lo stesso ex presidente  ha ammesso nel suo libro di memorie di aver autorizzato il waterboarding nel 2002 per un detenuto, Abu Zubaydah e sottolinea come la Casa Bianca si sia rifiutata di fornire tutti i documenti necessari alla commissione del Senato per fare chiarezza sul livello di conoscenza sui metodi adottati durante gli interrogatori. Forse questa è la prossima pagina di storia da scrivere. 



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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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