La riforma di Obama affonda grazie al governo di Obama
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La riforma di Obama affonda grazie al governo di Obama

Laddove non sono riusciti i repubblicani, ce l'ha fatta un guasto tecnico del sito del Dipartimento della Sanità

Pensate: un mese di aspra battaglia al Congresso, quasi tre settimane di serrata del governo federale, un default degli Stati Uniti evitato all'ultimo momento, tensioni politiche a mille a Washington, preoccupazione a livello internazionale, fibrillazione sui mercati mondiali; tutto quanto perché i repubblicani volevano fermare l'attuazione della Riforma Sanitaria di Barack Obama e lui, invece, ha resistito, senza cedere di un millimetro, neanche di fronte allo spettro della bancarotta tecnica del suo paese pur di salvare la sua creatura.

E, alla fine, come è andata a finire? L'Obamacarenon è entrata nella fase operativa (come avrebbe dovuto dal primo ottobre scorso), ma non per merito (colpa?) del Grand Old Party, non per l'opposizione parlamentare, ma, più banalmente (!?), per un guasto al programma del sito del Dipartimento della Salute che sta facendo discutere l'America, ridere gli avversari di Obama, infuriare il presidente, scuotere la testa alla larga fetta di opinione pubblica che, dicono i sondaggi, era già molto perplessa rispetto alla riforma.

Un guasto che nessuno riesce a riparare da 21 giorni

Quando il sito dell'Obamacare entrò in funzione, il primo ottobre, il presidente si presentò solennemente nel Giardino delle Rose della Casa Bianca per paragonarlo al webside di Amazon e/o di Kayak. Un gioiellino, insomma. Chi, secondo legge, voleva (doveva) avere una polizza sanitaria poteva accedere al sito, scegliere la combinazione migliore per la sua assicurazione, studiare gli sgravi e i benefici offerti dal governo, e, registrandosi, completare la sua pratica. C'era solo un problema: già al debutto, il sito non funzionava. "E' solo un piccolo inconveniente, causato dall'eccesso di traffico" - disse Obama. Cinque giorni dopo, nessuno riusciva ancora ad entrare nel sito, ma la Casa Bianca ripeteva che il disguido era dovuto ai troppi contatti.

Venti giorni dopo, l'Healthcare.gov. continua ad essere bloccato. L'inconveniente è diventato prima un guasto ed è poi stato "promosso" a problema tecnico. Che al Dipartimento della Salute nessuno riesce a risolvere. Tanto che, tre settimane dopo l'abortita ouverture, il governo americano è costretto a ricorrere a dei consulenti esterni per capire cosa non stia funzionando e tentare così di porre rimedio al danno.

Obama furioso, il ministro sull'orlo delle dimissioni

L'umore del Numero 44 è nero. Non solo perchè aveva fatto un solenne annuncio, poi tradito dalla realtà dei fatti, ma anche perché, nella sostanza, la sua riforma funziona solo se gli americani che non la possiedono, attraverso la registrazione sul sito del governo, acquistano una polizza sanitaria. Se non lo fanno, perché non possono, vuol dire che è la stessa riforma a fallire.

Poi c'è un problema di immagine. In un momento in cui gli americani fanno fatica ad avere fiducia negli uomini che guidano le loro istituzioni, Obama voleva dimostrare di essere alla testa di un solido ed efficiente governo da mettere a confronto con un litigioso e dannoso Congresso. Il guasto del sito che doveva (deve) essere il volano dell'unica, storica riforma della sua presidenza, è in grado di far apparire la sua amministrazione tutt'altro che all'altezza, anzi, incompetente.

I repubblicani hanno chiesto la testa di Kathleen Sebelius, il ministro della sanità, ma per ora, lei resiste, nonostante sappia che il presidente, il resto del governo e l'intero partito democratico siano infuriati con lei per quello che è successo.

Milioni di contatti, nessuna pratica conclusa, Omaba costretto a chiedere scusa

All'inizio, i toni dell'amministrazione, prima di questa Caporetto politico-tecnologica, erano entusiasti. Il governo aveva fatto sapere che erano stati 19 milioni di contatti, quasi il triplo rispetto ai 7 milioni di americani che dovrebbero essere interessati all'attuazione della Riforma Sanitaria. Cifre che però non devono trarre in inganno. I click erano per lo più di curiosi e non di persone che volevano "acquistare" una polizza. Lo si è capito qualche giorno dopo, quando sono comparsi i numeri di chi aveva effettivamente avviato la pratica: 470.000, non di più. Il fatto è che nessuno di loro (nessuno in genere) sa che fine abbiano fatto quelle pratiche, disperse in un sito dove non si riesce a navigare.

Barack Obama di fronte a questo caos è costretto a (ri)metterci la faccia. Parlerà alla nazione, con un altro intervento dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. Dovrà chiedere scusa per i disagi, dovrà sperare che i consulenti esterni riescano a risolvere i problemi tecnici entro pochi giorni. Se no, rischia di fallire la sua grande riforma.

Laddove non sono riusciti Ted Cruz e John Boehner, il Tea Party e i repubblicani, uno shutdown e un quasi default, ce l'ha (forse) fatta un bug del computer. I paradossi della Storia.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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