Barack Obama cerca di ingabbiare il Drago Cinese
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Barack Obama cerca di ingabbiare il Drago Cinese

Il presidente arriva a Pechino da grande sconfitto alla ricerca di un'intesa commerciale con la Cina

Quando sbarcò a Pechino per la prima volta nel 2009 Barack Obama era un leader carismatico, un'icona mondiale con un carico di attese e di speranze sulle sue spalle e con una difficile missione da compiere: far uscire gli Usa dalla peggior crisi economica dalla Grande Recessione.

Cinque anni dopo, l'uomo che scende dalla scaletta dell'Air Force One nell'aeroporto della capitale cinese è un politico reduce da una sconfitta elettorale che ne ha limitato le capacità di azione ed è, seppur l'economia americana stia andando molto meglio e i dati della disoccupazione siano tornati ai livelli precedenti al 2008, il presidente meno amato nella recente storia degli Usa.


La politica di Obama verso la Cina

Tutto questo condizionerà la sua visita in Cina. La sua debolezza dentro e fuori i confini degli Stati Uniti è un elemento che si sentirà al tavolo dei negoziati. Sia nel vertice dell'Apec (il coordinamento economico dei paesi asiatici e di quelli che si affacciano sull'Oceano Pacifico) sia nell'importnate faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping.

Il governo di Pechino ha già fatto sapere a Obama cosa pensa di lui. Un editoriale sul Global Times, un giornale vicino al regime, intona il de profundis per la sua presidenza. "Con il suo 'Yes, we can' ha creato molte aspettative nel suo elettorato, ma con il suo scialbo modo do governare non ha mantenuto le promesse fatte".

A dispetto dei sorrisi del protocollo, non è certo un bel benvenuto. Obama è però ben conscio a ciò che va incontro. Il rapporto con il Dragone Cinese è forse quello più importanti e anche tra i più complicati per lui. Fin dal suo insediamento, questa amministrazione americana ha deciso che la Cina fosse la vera priorità della politica per gli Usa.

Impegnato nella guerra contro il terrorismo, George W. Bush l'aveva messo in secondo piano. Il risultato era stato una forte perdita d'influenza in Asia. Obama ha puntato a recuperare terreno.

La sua politica è stato un tentativo di "ingabbiare" all'interno di una cornice internazionale l'ascesa della Cina in modo tale che il processo di creazione di nuovi equilibri fosse governato dalla diplomazia e che l'affermarsi di un nuovo protagonista globale non fosse a discapito della forza della potenza mondiale già esistente, in difficoltà e forse in declino: gli Usa.

Questo gioco ha significato da un parte la ricerca di canali di comunicazione e un terreno comune con Pechino su alcune  grandi questioni; e dall'altra ha voluto dire recuperare l'intensità di vecchie alleanze nella regione (il Giappone) e la creazione nuove amicizie (vedi per esempio il Vietnam) in funzione anticinese.

Le cyberwars di Pechino

Nel frattempo, Washington e Pechino hanno continuato a portare avanti una sorta di nuova Guerra Fredda. E'sufficiente pensare agli attacchi cyber condotti dall'eserciti cinese contro i sistemi informatici del governo federale e di grandi società private Usa, allo spionaggio tra i due paesi.

Per alcuni poi, il Datagate è stato un episodio di questa guerra. Edward Snowden ha fatto le sue prime rivelazioni a Hong Kong prima di lasciare indisturbato il territorio cinese alla volta della Russia, dove ha trovato rifugio. E lo scandalo è esploso alla vigilia di un incontro con l'allora presidente Hu Jintao durante il quale Obama avrebbe dovuto chiedergli conto dell'attività di spionaggio cinese contro gli Stati Uniti.

Dopo le rivelazioni su quello che fa l'Nsa in America e con i governi in giro per il mondo, in quel faccia a faccia, il tema non è stato più affrontato.

Il patto commerciale

Ora Obama dovrà vedersela con il nuovo numero uno del regime di Pechino. Xi Jinping sembra essere teso a consolidare il potere del Partito Comunista  in un momento di stanca dell'impetuosa crescita economica. Con lui non parlerà di cyberwars, di diritti umani, o delle isole contese nel mare del sud della Cina. Su questi dossier non ci sono stati passi in avanti e i due capi di stato hanno deciso di non affrontarli.

Discuterà invece di cambiamenti climatici e di lotta al terrorismo. Cercherà di convincerlo ad siglare un patto bilaterale di cooperazione commerciale con gli Usa che sia "gemello" di un'altra intesa, sponsorizzata dagli Usa e alla quale hanno già aderito undici paesi dell'Apec. Per gli Usa la nascita del Trans Pacific Partnetship è fondamentale. E, a maggior ragione, sarebbe importantissima l'adesione di Pechino a un accordo con Washington Difficile però che si arrivi a tanto.

Xi Jinping si mostrerà cordiale e interessato, ma non andrà oltre. Il messaggio è chiaro: siamo in una nuova Era e ci muoviamo per i nostri interessi. Per un Obama sempre più debole sarà veramente difficile ingabbiare il Drago Cinese.

L'arrivo di Barack Obama a Pechino

L'arrivo a Pechino di Barack Obama, 10 novembre 2014. EPA/DIEGO AZUBEL

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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