Afghanistan: finita la guerra, la guerra continua
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Afghanistan: finita la guerra, la guerra continua

Chiusa la missione Isaf resta il conflitto con i talebani. Oltre 13mila soldati della coalizione (quasi tutti Usa) rimangono nel paese

Che la guerra in Afghanistan sia tutt'altro che finita lo ha detto un particolare, una piccola notizia rimandata dalle agenzie di stampa internazionali: il luogo della cerimonia di termine formale della missione Isaf in Afghanistan è stato tenuto segreto per evitare sabotaggi da parte dei Talebani. Non certo il segnale che nel paese impera la sicurezza. Anzi.

Domenica 28 dicembre , dopo 13 anni di conflitto, dopo 11 anni di presenza della Nato a Kabul,  la bandiera della missione dell'Alleanza Atlantica è stata ammainata e c'è stato il passaggio del testimone; dal primo di gennaio, rimarrà nel paese una più ridotta missione internazionale di assistenza e formazione denominata Resolute Support. Sarà composta per lo più da soldati americani e avrà una durata di dieci anni, conterà su 13.000 uomini e avrà il compito di formazione e di addestramento dell'esercito afghano.

La guerra continua a Kabul
I soldati americani di Resolute Support potranno però essere utilizzati per operazioni anti terrorismo sul territorio afghano. Nonostante l'enfasi che ha voluto porre Barack Obama su di un concetto, la fine del conflitto più lungo nella storia americana, la guerra continua a Kabul. E, dicono gli esperti, proseguirà anche nei prossimi anni. I talebani rimangono un temibile nemico e negli ultimi mesi hanno riguadagnato terreno. Ci sono intere zone nel sud del paese che rischiano di ricadere nel loro parziale controllo.

Non è un caso che il generale Usa John Campbell,  comandante dell'Isaf,  si si rivolto nel suo discorso durante la cerimonia di fine missione ai talebani, invitandoli ad ascoltare l'appello del presidente Ashraf Ghani a deporre le armi 'scegliere la pace e partecipare alla ricostruzione della nazione afghana'.

La risposta dei Talebani
I talebani hanno subito risposto picche. Un loro portavoce ha fatto sapere che non intendono mettersi al tavolo delle trattative. Per ora si sentono forti e intendono sfruttare la perenne instabilità che domina la situazione politica a Kabul.  A mesi di distanza dalle elezioni presidenziali, il governo Ghani non è ancora entrato in carica per colpa delle divergenze tra le varie fazioni politiche. Un elemento di grande debolezza.

Ma che la guerra non sia finita lo dicono soprattutto le cifre delle vittime. Il 2014 è stato l'anno più sanguinoso. Il triste conteggio punta verso quota 10.000 tra morti e feriti tra i civili, la maggior parte dei quali sono stati colpiti dai talebani. Ci sono poi i 4.600 soldati e
agenti di polizia afghani uccisi fra gennaio e ottobre di quest'anno. Una cifra che in 10 mesi è stata superiore a tutte le 3.485 perdite (48 tra i quali italiane) accusate dalla Coalizione internazionale dal 2001.

I soldati che restano
Che la guerra non sia finita lo dicono gli ordini firmati da Barack Obama per parte dei 10.000 soldati americani che rimarranno nel paese. Verranno impiegati anche nel 2015 per attaccare i Talebani, nel caso in cui ce ne fosse bisogno. E non ci saranno solo missioni di terra delle truppe speciali. Come è accaduto finora, anche nei prossimi mesi ci saranno raid aerei con F16 e con droni, blitz mirati contro i capi dei talebani. Nulla muterà in questo senso. 

Il più lungo conflitto armato nella storia degli Usa è finito, ma la guerra americana in Afghanistan continua. Con quali prospettive, difficile dirlo ora. Ma dei talebani sentiremo parlare ancora a lungo.



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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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