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Cos'è la nuova Nss americana (e perché non ci farà dormire bene)

Uno dei principali documenti operativi dell'amministrazione è "a muso duro" e capovolgerà gli ultimi 16 anni di politica estera

Negli ambienti che contano viene indicata con l’acronimo Nss. Per il resto del mondo è la National Security Strategy, uno dei principali documenti operativi dell’amministrazione americana che riguarda tutti i provvedimenti presi in materia di sicurezza.

Donald Trump
, coadiuvato dai ministri e dai vertici delle Agenzie d'intelligence, ha reso pubblico il documento fondamentale per capire la direzione futura degli Stati Uniti, accusati dagli amici come dai nemici di non avere più una bussola.

America First

La sorpresa c’è. Trump sostiene che l’America d’ora in avanti risponderà colpo su colpo alla guerra commerciale (e la Cina è chiaramente nel mirino) dichiarata da chi, coi dazi doganali o con politiche spregiudicate come la concorrenza sleale, tenta di mettere in difficoltà Washington.

Insomma Trump equipara nel suo documento la gravità di un atto ostile commerciale/economico a quello di un atto militare. L’equazione si scrive così: la sicurezza nazionale coincide con la sicurezza economica. Una novità assoluta. .

Cina e Russia: potenze rivali

Va bene, per ora non militarmente, ma come principali attori in campo geopolitico Cina e Russia sono due “rival powers”. Entrambe le potenze cercano di ampliare le proprie sfere di influenza, ciascuna usando le proprie armi migliori.

Commercio e information war, due campi nei quali l’America di ieri era leader ma quella di oggi è in evidente rincorsa. Trump lo ammette, dà la colpa ai predecessori, e promette: mai più! E come è arrivato Trump a quest’appuntamento cruciale della sua presidenza? Luci e ombre; e un pizzico d’imprevedibilità, connaturata al fatto lapalissiano che una figura simile mai prima d’ora aveva ricoperto una carica simile.

Le luci

Le luci sono l’approvazione definitiva del Muslim ban (ammorbidito finché si vuole, ma convalidato dalla Corte Suprema), la storica riforma fiscale che sembra giunta in porto, i numeri dell’economia che gira e dell’occupazione che cresce. Poche storie: Trump è in sella.

Le ombre

Ma le ombre incombono: Rex Tillerson, il Segretario di Stato al quale si deve un ruolo importante nella concezione della Nss, solo pochi giorni fa sembrava diretto all’ufficio di collocamento; l’annuncio di spostare l’Ambasciata USA a Gerusalemme, conseguenza del riconoscimento della città santa come capitale d’Israele, lascia interdetti anche i più distratti; il Russiagate ogni giorno scalza una pedina e sembra puntare allo scacco matto, mentre la Cina continua ad orchestrare Kim Jong-un come la Russia Assad, a dispetto di una diplomazia USA in perenne e affannosa rincorsa.

Soft-power addio

L’imprevedibilità rimane poi il marchio di fabbrica di Trump: recentissimo l’annuncio che gli Usa abbandonano l’accordo Onu sui migranti, il Global Compact on Migration, noto anche come Dichiarazione di New York, che aveva avuto in Barack Obama il principale ispiratore. Ed è proprio il soft-power di Obama che Trump intende lasciarsi alle spalle con la nuova Nss.

A muso duro

A Washington gli addetti ai lavori descrivono la nuova Nss è un documento hard-nosed, cioè “a muso duro”. Gli ultimi sedici anni di politica estera americana sono infatti stati messi in discussione. Se la matematica non è un’opinione qui non c’entra solo Obama, ma anche George W. Bush, che dal 2001 al 2009 è stato il campione (del mondo) dei conservatori.

Quale scenario allora?

Trump è un giocatore d’azzardo, viceversa non avrebbe mai conquistato una Casa Bianca che nessuno gli riconosceva alla portata. Ma se una cosa abbiamo capito in questo primo anno è che un documento fondamentale come la Nss, nell’ordine mentale di The Donald, vale quanto un tweet. Entrambi sono forze eguali e contrarie, capaci di inverarsi o di smentirsi nel volgere di un istante o di 140 caratteri. Insomma la Nss è importantissima ma #ancheno.

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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