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Nigeria, a che punto è la guerra contro Boko Haram?

Sono circa 300 le donne liberate dall’esercito nella foresta Sambisa. I miliziani continuano però a colpire lungo le rive del Lago Ciad

Per Lookout news

Continuano ad arrivare informazioni contrastanti dalla Nigeria. Secondo le ultime dichiarazioni rilasciate dal portavoce dell’esercito di Abuja, i militari sono riusciti a liberare un altro gruppo di donne e bambini, rapiti dal gruppo Boko Haram e segregati per mesi nella foresta Sambisa. Sempre in quest’area impervia, situata nella parte orientale dello Stato di Borno, all’inizio di questa settimana l’esercito aveva liberato altre 200 ragazze e 93 donne e distrutto tre campi dei miliziani islamisti.

 

Il responsabile per le comunicazioni della Difesa, Chris Olukolade, ha però specificato che tra le 200 ragazze liberate non ci sono le liceali rapite nell’aprile del 2014 nel villaggio di Chibok. Secondo Amnesty International, dall’inizio del 2014 Boko Haram ha sequestrato almeno 2.000 tra donne e ragazze. Molte sono diventate schiave del sesso, altre sono state usate come scudi umani nelle offensive degli islamisti.

 

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Rispetto al passato qualcosa però si è mosso. Negli ultimi due mesi è stato ripreso il controllo di estese fasce di territorio nel nord del Paese, dove l’esercito nigeriano coopera con le truppe di Ciad, Niger, Camerun e Burundi. Eppure nello scorso fine settimana lungo le rive del Lago Ciad Boko Haram è tornato ad attaccare. È accaduto nell’isola Karamanga dove, stando ai numeri forniti dal ministro degli Interni nigeriano Hassoumi Massaoudou, gli islamisti hanno perso circa 150 miliziani riuscendo però a uccidere almeno 40 soldati delle forze africane e 28 civili. I raid dei velivoli dell’aviazione ciadiana, decollati da Diffa nel sud-est del Niger, hanno costretto i miliziani alla fuga.

 Si tratta di una pesante battuta d’arresto per la coalizione regionale, la più pesante registrata negli ultimi quattro mesi. Nell’area del Lago Ciad sono decine i villaggi ridotti in cenere dai combattimenti e sempre in quest’area nei giorni scorsi è stata trovata una fosse comune dove erano stipati i cadaveri di almeno 74 persone.

 Tutto ciò dimostra quanto sia complicato venire a capo di una guerra che dal 2012 ha provocato l’uccisione di più di 15.500 persone tra civili, militari e miliziani islamisti. Un male cronico per l’intera regione, di fronte a cui stanno tardando ad arrivare le prime risposte concrete del neo presidente nigeriano Muhammadu Buhari.

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