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ANGELOS TZORTZINIS/AFP/Getty Images
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Migranti: tre aree a rischio per il 2019

Stando all'ultimo rapporto di Frontex, l'immigrazione potrebbe avere una nuova impennata fra vecchie e nuove rotte

Più migranti irregolari su suolo europeo che sbarchi lungo le coste. Il dato contenuto nel rapporto di Frontex per l'anno 2019 conferma una tendenza consolidata da molti anni in Europa.

Stando ai numeri raccolti dall'agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, infatti, nel 2018 gli arrivi di migranti irregolari nell'Ue si sono fermati a 150.114: di questi, 114.726 sono approdati sulle coste via mare mentre 35.388 hanno varcato illegalmente un confine terrestre.

Di gran lunga maggiore, tuttavia, il numero di quanti sono stati trovati privi di un documento valido per soggiornare sul territorio europeo: 361.636 i cittadini di paesi terzi rinvenuti "irregolari" all'interno dei confini dell'Ue, ovvero con un visto o un permesso di soggiorno scaduto. Gran parte di questi sono i cosiddetti «over-stayer», ovvero migranti arrivati in modo legale magari a bordo di un volo con regolare visto turistico ma non più ripartiti.

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Almeno il 30 per cento di arrivi in meno nell'Ue: il bilancio nel 2018.

Nel complesso, l'Ue ha registrato quasi il 30 per cento in meno di arrivi in un anno: dai 204.750 del 2017 ai 150.114 del 2018. Un calo marcato che diventa un vero crollo se si paragona all'emergenza del 2015 quando, in seguito alla crisi siriana, arrivarono un milione e 800 mila profughi.


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Per quanto riguarda gli arrivi via mare, come noto, il cambiamento più radicale è avvenuto proprio nel centro del bacino Mediterraneo ovvero nel tratto verso l'Italia: si è passati dai 118.962 arrivi nel 2017 ad appena 23.485 nel 2018, in pratica l'80 per cento in meno.

Secondo il bilancio delle attività stilato da Frontex, «l'improvviso miglioramento delle attività della Guardia costiera libica a partire da luglio 2017 è stata una delle variabili chiave nell'immigrazione clandestina verso l'Ue fra il 2017 e il 2018». Nonostante le critiche sollevate da più parti, dunque, la decisione presa dal ministro dell'Interno Marco Minniti ha prodotto il risultato di arginare le partenze dalla coste nordafricane (soprattutto quelle libiche o, negli ultimi mesi dell'anno, tunisine).

Un fenomeno che, però, ha innescato la ripresa del traffico lungo l'altro itinerario, quello del Mediterraneo occidentale verso le spiagge della Spagna. I numeri dei migranti verso la penisola iberica, per lo più provenienti dai paesi subsahariani ma anche dal Marocco (che è tornato a essere paese di partenza oltre che di transito), dopo essere più che raddoppiati fra il 2016 e il 2017 hanno replicato lo stesso trend nell'ultimo anno salendo da 23.063 a 57.034.

L'altra dell tre rotte usate dai trafficanti, quella orientale via Turchia-Cipro-Grecia, appare sotto controllo pur registrando un lieve incremento di passaggi: dai 42.319 migranti del 2017 ai 56.561 del 2018 (si tratta principalmente di siriani e afgani).

Le previsioni di Frontex per l'anno in corso: tre le aree "calde".

Tre i fronti che destano più preoccupazione per il 2019. Il primo rischio è un possibile nuovo record di arrivi in Spagna, considerata già oggi una rotta più sicura (e profittevole) rispetto all'itinerario del Mediterraneo centrale. Sempre che nel frattempo un nuovo governo a Madrid (gli spagnoli andranno di nuovo alle urne ad aprile per eleggere un nuovo premier) cambi rotta politica prendendo iniziative di contrasto all'immigrazione.

Il secondo pericolo è il ritorno di un'ondata incontrollata di profughi dalla regione siriana di Idlib, attraverso il confine settentrionale con la Turchia. Parliamo di «centinaia di migliaia» di siriani in movimento tanto più preoccupante per Frontex perché «una nuova di ondata migratoria di questa scala verso l’Europa potrebbe essere difficile da contenere».

La terza incognita, infine, riguarda l'instabilità dell'America centrale e del Sud, in particolare del Venezuela. L'aumento delle richieste di asilo da quelle regioni è più che raddoppiato dal 2015 a oggi, senza contare che molte nazionalità, in virtù degli accordi bilaterali in vigore, possono viaggiare verso l'Europa senza un visto e dunque arrivano in modo legale con un volo.

Stando all'UNHCR, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, tre milioni di profughi hanno lasciato il Venezuela: il più grande esodo transfrontaliero della storia sudamericana. Finora, il flusso è stato assorbitto dai paesi vicini ma questi ora dichiarano di aver raggiunto il limite delle rispettive capacità di ospitare nuove persone. Per questo, non è escluso che, nei prossimi mesi, molti tenteranno di spostarsi verso i paesi Ue.

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Anna Maria Angelone