Migranti, il piano Ue: investire in Africa e Medio Oriente per ridurre i flussi
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Migranti, il piano Ue: investire in Africa e Medio Oriente per ridurre i flussi

Al Parlamento europeo il documento preliminare per investimenti di medio periodo per combattere le cause delle partenze. Previsti accordi per i rimpatri

Un piano Ue per affrontare l'emergenza dei flussi migratori. Una bozza preliminare di questo documento è stata presentata martedì a Strasburgo al Parlamento europeo. Porta la firma del vicepresidente vicario della Commissione europea Frans Timmermans e dall'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini.

Il piano prevede più cooperazione con i Paesi extracomunitari, più strumenti finanziari per i governi dei paesi di origine e transito dei migranti.

Si tratta di provvedimenti in linea con le sollecitazioni contenute nella proposta italiana del "migration compact".

Al fondo Ue per l'Africa istituito lo scorso novembre alla Valletta si vuole conferire un finanziamento aggiuntivo di un miliardo tra contributi comunitari (500 milioni dal Fondo europeo per lo sviluppo) e nazionali (500 milioni).

Inoltre, come preannunciato nei giorni scorsi da Federica Mogherini si proporrà "in autunno" l'istituzione di un nuovo fondo, sul modello di quello già attivo per gli investimenti strategici (l'Efsi, o cosiddetto "fondo Juncker"), che con un investimento iniziale di 3,1 miliardi dal bilancio comunitario punta ad ottenerne altrettanti dagli Stati Ue per reperirne 10 volte tanto (circa 62 miliardi negli auspici di Bruxelles) grazie all'effetto leva sugli investimenti privati.

Più rimpatri
La strategia mira ad aumentare il numero dei rimpatri, permettere a richiedenti asilo e rifugiati di restare più vicini al proprio Paese e, nel lungo periodo, di aiutare i Paesi terzi a svilupparsi eliminando alla radice le cause dell'immigrazione irregolare.

Oltre che in un gruppo di paesi che saranno destinatari principali delle nuove risorse, in Africa (Etiopia, Mali, Niger, Nigeria e Senegal) e Medio Oriente (Libano e Giordania), la Commissione ha "intenzione di intensificare il nostro impegno anche in Tunisia e Libia", come hanno spiegato i vicepresidenti.

La proposta arriva all'indomani della richiesta avanzata all'Onu di "una condivisione globale della gestione dei flussi migratori" e ha come obiettivo, come ha detto Mogherini in un'intervista a La Stampa, "di prendersi la responsabilità di raccontare ai cittadini la verità e dire che il fenomeno migratorio è enorme e complicato e che non sparirà ma che può essere gestito. Ci sono 70 milioni di rifugiati nel mondo, non spariranno d'incanto. È miope non vedere questo, chi si rinchiude nel proprio recinto è del tutto fuori dalla realta'" ha detto Mogherini.

Interlocutori privilegiati
Interlocutori di fatto 'privilegiati' di Bruxelles saranno sette paesi del Medio Oriente e dell'Africa.
Si tratta, come ha spiegato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, di un nuovo quadro di partenariati, previsti a brevissimo termine con Giordania e Libano, che ospitano il maggior numero di profughi "in transito", ma presto anche con Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia, e un impegno Ue di aumentare l'impegno anche in Tunisia e Libia.

Si tratta, ha spiegato Timmermans, di un "nuovo quadro di partenariati: a partire da un primo gruppo di paesi terzi prioritari, concluderemo patti tagliati su misura' per la situazione di ciascuno", a seconda che si tratti di un paese di origine, di transito o di un paese che ospita molti rifugiati.

Oxfam: il nuovo framework non sia contro i diritti umani
Secondo la Ong Oxfam, il nuovo “Migration Partnership Framework” annunciato oggi dalla Commissione Europea rischia di delegare a paesi terzi il controllo delle frontiere europee, lasciando decine di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga da guerra, persecuzioni e fame senza la tutela e la protezione di cui hanno bisogno.

"Dopo l’accordo UE-Turchia dello scorso marzo, l’Europa sta ancora una volta rischiando di imboccare una strada pericolosa: con il solo obiettivo di impedire alle persone di arrivare in Europa, si affida a paesi che, in molti casi, non appaiono assolutamente in grado di gestire un normale percorso di accoglienza e tutela dei diritti umani fondamentali di persone che non hanno più nulla”, afferma la direttrice delle Campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti.

"Un aumento degli investimenti nei Paesi in via di sviluppo è necessario e benvenuto quando a beneficiarne sono le persone, in particolare le persone più vulnerabili. – continua Bacciotti- Tuttavia abbiamo la seria preoccupazione che le misure contenute nel Migration Compact possano diventare un mezzo per convincere i paesi poveri a gestire l’emergenza migranti al posto della Ue, facendo affidamento, in alcuni casi, su paesi retti da regimi dittatoriali in cui abusi e repressione sono all’ordine del giorno”.

Oxfam ritiene importante che un framework europeo sulle migrazioni contenga però anche altre misure. Prima tra tutte un impegno chiaro a finanziare interventi di assistenza tecnica e finanziaria per le persone che migrano e per le comunità che li ospitano nei paesi di transito e destinazione. E’ inoltre necessario che venga assunto un impegno chiaro a utilizzare gli aiuti allo sviluppo nei paesi di origine per progetti mirati a sradicare la povertà e a combattere l’ineguaglianza, a risolvere i conflitti e a rafforzare le infrastrutture sociali ed economiche.

“Chiediamo che l’Europa non utilizzi i fondi stanziati per gli aiuti per finanziare la difesa o la sicurezza, ma per lo sviluppo e la difesa dei diritti umani. In questa direzione, è necessario che l’Italia si faccia promotrice di questo approccio all’interno Unione Europea e negli altri forum globali di cui è parte”, conclude Bacciotti.

La Corte di Giustizia
Intanto oggi sul problema migranti è intervenuta la Corte di Giustizia Ue: "A meno che non commetta reati, un immigrato irregolare va rimpatriato, non incarcerato" ha stabilito. L'organismo di Lussemburgo ha ricordato che la direttiva rimpatri del 2008 "osta a qualsiasi normativa di uno Stato membro che reprime il soggiorno irregolare mediante la reclusione di un cittadino di un paese non Ue nei confronti del quale non sia stata ancora conclusa la procedura di rimpatrio prevista da tale direttiva".

Mentre continua la caccia agli scafisti, 7 arrestati oggi a Porto Torres dopo lo sbarco, nella tarda serata di ieri, di 392 profughi salvati in mare davanti alle coste libiche, l'Onu fornisce ultime drammatiche cifre: sono oltre 10.000 i morti dal 2014 nel Mediterraneo. E se nel 2014 le vittime sono state 3.500, salite a 3.771 lo scorso anno, nei soli primi 5 mesi del 2016 sono già 2.814.

EPA/MOHAME BEN KHALIFA
Zuwarah, Libia, 2 giugno 2016: secondo la Croce Rossa sono almeno 25 i corpi dei migranti ritrovati in questi giorni sulle coste libiche

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