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Media in Turchia: il volto fascista di Erdogan

Alla vigilia delle elezioni il presidente turco minaccia l'ergastolo per il direttore di un giornale dell'opposizione

A pochi giorni dal voto in Turchia il presidente Recep Tayyip Erdogan sfodera il peggio di sé per le ultime battute della campagna elettorale. Domenica 7 giugno più di 50 milioni di turchi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, e il presidente-Sultano teme di avere brutte sorprese. Così, mette in campo le sue "armi" migliori, minacciando la detenzione in massa di chiunque gli si opponga (o semplicemente osi criticarlo) e prendendosela in particolar modo con i giornalisti. 

Nel mirino di Erdogan, che è a capo del partito islamico turco e che governa il paese dal 2002, c'è una redazione eccellente, quella del quotidiano Cumhuriyet (La Repubblica) e in modo particolare il suo direttore, Can Dundar, considerato uno dei padri del giornalismo nel Paese della Mezzaluna. 

Un solerte pm turco ha chiesto una condanna all'ergastolo per Can Dundar, minacciato dal presidente Erdogan dopo che venerdì aveva pubblicato le immagini di armi destinate a gruppi armati islamici in Siria a bordo di camion scortati dai servizi segreti del Mit. Che la Turchia di Erdogan supporti finanziariamente e logisticamente i terroristi del Califfo non è una novità, ma le foto pubblicate da Cumhuriyet costituiscono una prova che non può essere cancellata e della quale Erdogan dovrà rispondere, almeno così si spera, in sede Nato. 

Il problema è che Dundar rischia sul serio di essere condannato al carcere a vita per aver fatto il suo lavoro. Il potere di Erdogan ormai è senza filtri e sono sempre di più coloro che lo temono e quindi evitano di tentare di arginarlo. Dopo lo scoop firmato da Dundar, Erdogan lo aveva avvertito che avrebbe pagato un "caro prezzo" per le rivelazioni, che mettono in forte imbarazzo il governo islamico di Ankara.

Va detto che l'attacco di Erdogan al direttore di Cumhuriyet ha suscitato una ondata di solidarietà. Decine di giornalisti e di intellettuali si sono dichiarati corresponsabili in un appello pubblicato sulla prima pagina del quotidiano con le loro fotografie. Can Dundar è stato poi denunciato da diverse organizzazioni internazionali della stampa, come l'osservatorio internazionale per i media con base a New York, che ha chiesto al presidente turco di farla finita con il "bullismo contro la stampa".  

Il capo dell'opposizione, Kemal Kilicdaroglu, leader del partito repubblicano (CHP), ha accusato Erdogan di avere fatto del paese uno "stato canaglia", gettando l'allarme sul fatto che mai negli ultimi cinquanta anni la Turchia è stata così "isolata" sul piano internazionale. Oggi sulla prima pagina di Cumhuriyet sono apparse le foto di sei personalità turche sotto il titolo "Siamo al vostro fianco".

Tra i sei che assieme ai giornalisti sfidano Erdogan c'è anche lo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk, che ha condannato gli attacchi al quotidiano e alla libertà di stampa e ha scritto: "Non lasciamo che abbia ragione chi vuole rappresentare la Turchia come un Paese dove possono parlare tranquillamente solo i giornalisti che sostengono il governo! La democrazia e la libertà di pensiero non possono essere sacrificate per l'emozione e la rabbia di un voto! Perché è possibile essere più tolleranti e sorridenti".

Intanto Erdogan non è né tollerante e né sorridente. Baris Ince, caporedattore del quotidiano turco di sinistra BirGun, rischia cinque anni e mezzo di carcere per aver scritto "Tayyip ladro", in riferimento ai sospetti casi di corruzione che nel 2014 hanno coinvolto l'entourage del presidente turco. 

E sul web diventa virale l'hashtag "Giriamo le spalle" (a Erdogan ndr) dopo un insulto sessista del presidente che, nel corso di un comizio a Igdir, quando al passaggio del suo bus elettorale alcune sostenitrici del partito filo-curdo HDP si sono voltate di spalle in segno di protesta ha esclamato: "Vi prego di perdonarmi, ma hanno tutte girato le spalle mentre stavamo passando. Ovviamente, la mia decenza non mi permette di dirvi che cosa significa". Macho-Erdogan ha così scatenato le proteste in rete di migliaia di donne e di uomini che hanno postato le loro foto di schiena per dimostrare solidarietà alle ragazze di Igdir.

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Anna Mazzone