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L’unico accordo possibile tra la Grecia e i creditori

Tutto il mondo guarda a un’intesa dell’UE con Atene che eviti il default e l’uscita dall’euro. Più di tutti, però, a sperare sono gli Stati Uniti

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La proposta greca dovrebbe rispecchiare quanto presentato il 4 giugno nel piano di 47 pagine in cui avanza il progetto per ristrutturare il debito di 244 miliardi di euro posseduto dai creditori pubblici internazionali (27 miliardi dalla BCE, 20 miliardi dal FMI, 53 miliardi di prestiti bilaterali e 144 miliardi del FES) e ridurre l’indebitamento greco dall’attuale 180% del PIL al 93% del PIL entro il 2020.

Il piano prevede: una ristrutturazione dell’IVA; misure per combattere l’evasione fiscale; una riforma del sistema di welfare; contributi di solidarietà crescenti dallo 0,7% all’8% per i redditi superiori a 12.000 euro; una tassa sulle grandi società; una tassa sulla pubblicità televisiva; un aumento delle tasse sui beni di lusso dal 10 al 13%; vendita delle licenze televisive; privatizzazioni (lotterie, telefonia mobile, etc.) per oltre 3 miliardi nel biennio 2015-2016; completamento della riforma pensionistica con un risparmio a regime dell’1% dal 2016; completamento della riforma del mercato del lavoro; riforma del mercato dell’energia; riforma della giustizia. Infine, l’impegno a realizzare un avanzo primario crescente dello 0,6% del PIL nel 2015; dell’1,5% nel 2016; del 2,5 nel 2017; e del 3,5% negli anni successivi. La posizione della Troika in merito è quella del documento reso pubblico dal Wall Street Journal giovedì 25 giugno e ripreso poi da Repubblica.

Che cosa accadrà?

Cominciamo con il dire che, dopo il successo del referendum di domenica 5 luglio 2015, l’accordo è molto più vicino. L’Eurozona non può permettersi l’uscita della Grecia dall’Eurozona né da un punto di vista politico, né da quello economico. Esiste inoltre un convitato di pietra, gli Stati Uniti d’America, che finora hanno parlato poco ma in modo chiaro: “the deal has to be done”, l’accordo s’ha da fare.

Non è pensabile, infatti, una Grecia fuori dell’Unione Europea e dentro la zona d’influenza del Cremlino, soprattutto dopo che il Pentagono nel 2015 National Military Strategy appena pubblicato, abbia indicato per la prima volta dalla caduta del muro di Berlino che esiste una bassa ma crescente probabilità di una guerra contro una maggiore potenza, cioè la Russia.

Che cosa prevedrà l’accordo?

  • Sicuramente, come anche il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente dichiarato, ci sarà una ristrutturazione del debito.
  • Si concorderà un surplus primario più basso, con una dinamica che è sostanzialmente quella della proposta di giugno.
  • Non ci saranno altri tagli sul salario e sulle pensioni, anche se l’attuazione della riforma pensionistica potrebbe essere anticipata al 1 settembre 2015 e prevedere l’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile, prima del 2025. Il che comporterà anche un graduale aumento dei contributi sanitari e la riforma dei fondi pensione.
  • Verrà varata la riforma dell’IVA con due aliquote (23 e 13%), mentre verrà conservata l’aliquota al 6% solo per farmaci, libri e teatro, in modo da garantire un gettito dell’1% del PIL.
  • Verrà conservata l’agevolazione del regime fiscale delle isole, anche se non al 30% come avviene attualmente.
  • Verranno confermati gli aumenti di tasse per le società, sui beni di lusso e sul gioco d’azzardo.
  • Verranno accresciuti i tagli alle spese militari.

Questo, in sintesi, è l’accordo possibile che salverà la faccia alla Troika, che consentirà contemporaneamente di gettare le premesse per un nuovo sviluppo sostenibile dell’economia e della società greca. E, soprattutto, impedirà ad Atene di finire nella sfera d’influenza geopolitica della Russia, che attende a braccia aperte di strappare all’Europa, e dunque agli Stati Uniti, un altro pezzetto del suo “dominion”. Possono gli Stati Uniti permettersi di perdere un Paese geostrategico come la Grecia, porta d’ingresso verso Asia e Medio Oriente, favorendo il loro nemico

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Luciano Tirinnanzi