Libia, un’ordinaria giornata di bombe e dialogo
GETTY IMAGES
News

Libia, un’ordinaria giornata di bombe e dialogo

Mentre l’inviato ONU Bernardino Leon rimbalza dall’Africa all’Europa in cerca del consenso, il generale Haftar vuole prendere Tripoli e l'Isis Sirte

Per Lookout news

Il dialogo per la Libia mediato dall'ONU che si tiene in Marocco tra il governo di Tobruk e i rappresentanti islamisti di Tripoli, è stato temporaneamente sospeso per permettere all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, di volare a Bruxelles a presiedere una riunione dei rappresentanti delle varie municipalità libiche, separatamente alla trattativa tra le due anime politiche e militari che si contendono la Libia. È quanto riferisce Libya Herald.

 Questa notizia serve a illuminare la lunga gincana di colloqui, al momento del tutto inefficaci, che vorrebbe avvicinare le parti in causa e mettere la parola fine sul dramma della guerra civile libica. Fonti italiane oggi si spingono a leggere le parole di Bernardino Leon “c’è una possibilità di formare un governo di unità nazionale entro la fine della settimana”, con sincero ottimismo. Come se si fosse sul punto di ottenere un cessate-il-fuoco durevole e procedere con la creazione di un organismo centrale, benedetto da tutti.

 Eppure, l’inviato ONU sembra una pallina da ping pong impazzita mentre nella tre giorni di colloqui marocchini nella località balneare di Skhirat, le trattative si sono arenate: per ora, non si va oltre una serie di proposte generiche di un governo di unità nazionale, la bozza di un accordo di sicurezza per consentire a un possibile nuovo governo di funzionare, e una serie di altre misure relative alla sicurezza.

 

Il fronte militare
Tuttavia, la guerra infuria e l’escalation militare sul terreno - è ricominciata la battaglia per l’aeroporto di Tripoli - certifica le reali intenzioni dei contendenti, ossia vincere battendo l’avversario sul terreno. La stessa delegazione di Tobruk non è sostenuta dall’intero Parlamento. Alcuni suoi membri vorrebbero persino inviare in Marocco un gruppo di monitoraggio per istruire e controllare meglio i deputati, a riprova del fatto che qualcuno intende boicottare il dialogo oppure non si fida dei suoi stessi colleghi.

 Da Tobruk, intanto, il primo ministro Abdullah Al Thinni guarda con crescente apprensione alle mosse dell’intraprendente generale Khalifa Haftar, comandante delle forze armate regolari, che si dichiara vicino alla conquista della capitale. Cosa che tuttavia aveva già promesso mesi fa e che puntualmente non si è verificata. Alba Libica, ombrello della fazione islamista alternativa a Tobruk, sostiene infatti che “non c’è nessuna avanzata, Tripoli è calma”. E viene difficile pensare che il generale possa entrare nella capitale quando ancora Bengasi, ben più vicina a Tobruk rispetto a Tripoli, non è stata conquistata.

 Sia come sia, Al Thinni e Haftar non credono nel ruolo delle Nazioni Unite e temono anzi che un governo di unità nazionale possa imbrigliare la loro carriera politica e ridimensionare il loro potere. Perciò, Haftar ha voluto lanciare un’offensiva contemporanea ai colloqui mediati dalle Nazioni Unite. Presto sapremo se lo “scatolone di sabbia” libico, come soleva chiamarlo Salvemini, avrà trovato una soluzione nelle armi o nel dialogo, o se invece questo non sia altro che l’ennesimo capitolo di una guerra ancora molto lunga.

Tutto ciò, al netto dello Stato Islamico, che minaccia Misurata al momento solo a parole, mentre prolifera a Derna e anche a Sirte, dove da domenica sera è sotto il bombardamento di razzi Grad da parte della Brigata 166 di Misurata (fedele a Tripoli), a dimostrazione di quanto il gruppo sia ritenuto pericoloso per la tenuta del fronte islamista.

 

Tutto insomma, è ancora in itinere e lungi dal vedere una compiuta exit strategy per far cessare la guerra civile. Servono uno sforzo maggiore e, si teme, una forza militare più ampia.

 

 I partecipanti ai colloqui di Skhirat, Marocco (al 23 marzo 2015)

 

GNC = General National Congress

NTC = National Transitional Council

HOR = House of Representatives

NFA = National Force Alliance

 

- Emhemed Shouaib (Vice Presidente della Camera, da Zawia)

- Abubakr Buera (membro HOR da Bengasi)

- Sadiq Mohamed Idris (membro HOR di Qasr Ben Gashir)

- Saleh Huma (membro HOR di Ghat)

- Mossa El Koni (Tuareg, ex membro del NTC)

- Ahmad Al Abbar (ex membro del NTC)

- Fathi Bashagha (membro ostruzionista della HoR per Misurata)

- Na'eem Al Gharyani (membro ostruzionista della HoR per Ghariyan)

- Tawfiq Shuhabi (ex membro del GNC per Tobruk e leader del Gruppo 94. Era il portavoce per la NFA)

- Fawzi Egab (ex membro della GNC)

- Naima Gebril (consulente legale da Bengasi, è stato membro del comitato di Sulaimen Zubi che scrisse la bozza di legge per la Costituente)

- Nihad Maetig (attivista della società civile, e sorella di Ahmed Maetig)

- Fadeel Amin (presidente della Commissione preparatoria per il Dialogo nazionale)

- Nuri Elabbar (ex capo della commissione elettorale nazionale superiore)

- Saleh Al-Makhzoum (membro della Fratellanza Musulmana, Vice Presidente della GNC):

- Omar Hemidan (Portavoce di GNC, membro da Zliten)

- Mohammad Al-Amari (capo del blocco islamista Wafa nella GNC che comprende gli islamisti più radicali, da Bengasi)

- Mohamed Emazab (membro del Congresso da Ajdabiya)

- Suleiman Al-Fagieh (membro ostruzionista della HoR per Misurata)

- Mohamed Abdulaziz (ex ministro degli Esteri, “ambasciatore” della HoR)

- Mustafa Abushagour (ex vice primo ministro)

- Sharif El-Wafi (ex membro GNC, uno dei capi del gruppo 94)

Tunisia, Libia e guerra all’Islam radicale

I più letti

avatar-icon

Luciano Tirinnanzi