Libia: verso un (nuovo) intervento militare
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Libia: verso un (nuovo) intervento militare

La comunità internazionale sta preparando una missione nel paese del Maghreb che rischia una deriva islamica. Migliaia i cristiani in fuga

"Non possiamo permetterci una deriva somala sull’altra sponda del Mediterraneo". La fonte di Panorama del ministero della Difesa non ha dubbi: "Per un intervento di stabilizzazione in Libia, all’interno di una cornice Onu, l’Italia non farà mancare il suo contributo". Nel paese del Maghreb, dal 13 luglio milizie islamiste e "liberali" si danno battaglia con 100 morti e 400 feriti fra Tripoli e Bengasi. L’aeroporto della capitale brucia e i diplomatici occidentali, a cominciare da quelli statunitensi, hanno lasciato il paese. La nostra ambasciata resiste e ha già evacuato un centinaio di italiani. Una Libia nel caos preoccupa. E non solo per i 91.868 migranti soccorsi dalle navi della missione Mare nostrum dal 18 ottobre dell’anno scorso.

Durante gli scontri, i gruppi della jihad come Al Sharia e 17 febbraio sventolano le bandiere nere del Califfato. "Il grosso delle truppe per l’intervento internazionale deve arrivare dall’Unione africana" spiegano dalla Difesa. "Al vertice Nato di Newport, in Inghilterra (4-5 settembre), si parlerà di Ucraina, ma l’Italia ha chiesto di inserire in agenda anche la Libia". Una fonte militare osserva: "Sul terreno più tempo passa e peggio è. Accanto alle truppe africane, si può impiegare il Battle group europeo composto pure da italiani". Vale a dire la forza di reazione rapida della Ue di 4.500 uomini creata nel 2007, finora mai utilizzata.

Il 28 luglio il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlato dell’esplosiva situazione in Libia in conferenza telefonica con il presidente americano Barack Obama e i maggiori leader europei. "L’operazione dovrebbe prevedere non solo la missione terrestre, ma quella in alto mare con un gruppo anfibio europeo e la sostituzione di Mare nostrum con Frontex plus, un intervento potenziato dell’agenzia Ue sui confini" spiega la fonte militare.

Il 15 luglio il debole governo libico ha "esaminato la richiesta di forze internazionali per proteggere i cittadini e le sue risorse". Il ministro degli Esteri, Mohammed Abdulaziz, ha lanciato un appello all’Onu. Le truppe africane dovrebbero intervenire da Egitto, Algeria e Tunisia. Peccato siano paesi che le fazioni islamiste considerano arcinemici. "Sarebbe un errore coinvolgerli. Per questo si è parlato di caschi blu musulmani, ma non direttamente coinvolti, come i malesi o gli indonesiani" osserva da Tripoli una fonte diplomatica. Per ora l’obiettivo più importante è un cessate il fuoco, che fermi gli scontri fra miliziani"

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Fausto Biloslavo