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ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images
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Libia: c'è Haftar dietro il no al governo Serraj

Il no del parlamento di Tobruk alla fiducia all'esecutivo sostenuto dall'Onu rilancia il ruolo dell'uomo forte della Cirenaica spalleggiato dall'Egitto

La Libia resta un Paese diviso. Uno Stato fallito, tra fazioni e milizie che si contengono il potere da una parte, e lo Stato islamico e le altre milizie islamiste che - seppure in ritirata a Sirte - stanno occupando spazi lasciati liberi da un caos politico che non sembra volere cessare.

Il fragile governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj, su cui le Nazioni Unite e la comunità internazionale avevano riposto le proprie speranze dopo mesi di faticoso lavorìo diplomatico, ha subito un altro, l'ennesimo, stop con la bocciatura della Camera dei rappresentanti (Hor) di Tobruk che ha votato no alla fiducia all'esecutivo nato dopo mesi di negoziati sostenuti dall'Onu e l'accordo di dicembre a Tunisi.

La bocciatura, che era nell'aria, è passata con 61 voti, 39 astenuti e un solo voto a favore, ha spiegato il portavoce della Camera di Tobruk, Abdullah Ablahig, sottolineando che la seduta, presieduta dal 'falco' Aguila Saleh, aveva raggiunto il numero legale con 101 presenze. I deputati di Tobruk - nell'est del Paese - puntano in realtà a contare di più, ad avere più uomini nell'esecutivo Serraj, a condizionarlo.

Un braccio di ferro dove il ruolo di deus ex machina spetta al Generale Khalifa Haftar, sostenuto dall'Egitto e capo indiscusso  dell'Esercito nazionale libico (Lnc) che controlla la Cirenaica e i suoi interessi politici-economici, spesso in lotta con quelli degli americani e dei francesi.

L'uomo forte dell'est del Paese, che guida la battaglia contro i jihadisti a Bengasi e in altre località della Cirenaica, non intende cedere il proprio ruolo a Serraj, né agli Stati uniti. Non intende perdere potere, spalleggiato come è, recentemente, dalla Russia e, da sempre, da Abdel Fattah al Sisi, il presidente egiziano che in un'intervista rilasciata ieri ha confermato l'appoggio alla Camera di Tobruk e al generale.  L'ennesimo schiaffo alla politica estera americana, alla sua diplomazia, contro la quale Haftar è infatti tornato a tuonare, non solo per nobili ragioni legate - come sostiene - alla sovranità nazionale ma anche a fattori quali il controllo degli idrocarburi di cui la Cirneaica è la zona più ricca di tutta la Libia. 

A Sirte intanto prosegue l'avanzata delle forze fedeli al governo di Sarraj, che hanno appena conquistato la grande moschea della città e  un edificio usato come prigione dai jihadisti, ormai ormai dati per morti o in fuga.

Libia: è il generale Haftar il nemico del governo Serraj

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