L'arsenale militare di Hamas
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L'arsenale militare di Hamas

Razzi a lungo raggio e droni "made in Iran" finora non hanno messo in difficoltà Israele. I miti da sfatare - Le foto - Parla un soldato israeliano al fronte

Inutile che i vertici di Hamas si facciano illusioni. Neppure le nuove armi messe in  campo nelle operazioni in atto a Gaza riescono a impensierire la difesa aerea israeliana. Rispetto alla battaglia del 2012 questa volta le Brigate Ezzedin al-Kassam, braccio armato di Hamas, hanno messo in campo finora due nuove armi: i droni e i razzi a lungo raggio.

Da quanto ha reso noto la tv di Hamas al-Aqsa lunedì scorso sono stati lanciati “tre scaglioni” di droni (ciascuno dei quali aveva “più di un velivolo”) in tre direzioni diverse. Nel corso della missione è stato perso il contatto con un velivolo dello ‘scaglione n. 2′ e con un altro velivolo ‘dello scaglione 3′ ma i rimanenti droni sarebbero “riusciti a raggiungere il ministero della Difesa israeliano e a riprenderlo con le telecamere”.

Ipotesi considerata improbabile dalle fonti israeliane e “in ogni caso il drone non avrebbe appreso di più di quanto non sia comunque visibile su Google” ha detto un portavoce militare. Tutte da confermare anche le immagini diffuse da al-Aqsa i n cui vengono mostrati mini droni e tre versioni del drone Ababil: da sorveglianza dotato di telecamere, da attacco armato con bombe e razzi e kamikaze imbottito di esplosivo.  

In Israele l’impiego dei droni da parte dei palestinesi e gli annunci della televisione di Hamas non hanno destato particolari reazioni. Proprio lo Stato ebraico è stato tra i primi Paesi a sviluppare ed esportare velivoli teleguidati ma la presenza tra le fila di Hamas di droni come gli Ababil iraniani o di mini-droni grandi come aeromodelli dotati di limitata autonomia ma lanciabili da un singolo uomo non è certo una novità. Già nel novembre 2012 Israele denunciò la presenza degli Ababil, di cui dal 2006 sono dotati anche i miliziani libanesi Hezbollah (alcuni sono stati abbattuti dagli israeliani) e nel marzio scorso il generale Shachar Shohat, comandante della difesa aerea, espresse il timore che Hamas ed Hezbollah possano impiegare droni kamikaze imbottiti di esplosivo valutando che “dovremo far fronte a decine di veicoli aerei senza pilota, in entrambi i fronti nord e sud”.

Il 14 luglio un missile Patriot ha abbattuto un Ababil decollato da Gaza a conferma dell’efficienza della difesa aerea israeliana che integra il sistema anti-razzo Iron Dome con i Patriot per colpire velivoli a quote medie e i missili Arrow destinati ad intercettare missili balistici in dotazione ad alcuni Paesi arabi.
Hamas non dispone ancora di armi del genere ma ha impiegato in questi giorni per la prima volta razzi a lungo raggio del tipo siriano M-302 derivati dai cinesi WS-1 e già impiegati dagli Hezbollah che li chiamano “Khaibar”.

Se i droni sono giunti a Gaza dall’Iran smontasti per essere poi assemblati nelle officine clandestine delle Brigate Ezzedcin al-Kassam, i razzi pesanti M-302 sono stati contrabbandati nella Striscia dall’Iran e dal Sudan già pronti per l’uso. Nel marzo scorso gli incursori di Marina israeliani hanno bloccato nel Mar Rosso il cargo Klos-C trovandovi a bordo 40 M-302 diretti a Gaza.

È però probabile che i tecnici di Hamas ne abbiano prodotta una versione potenziata (o la replica di un razzo Zelzal iraniano) con un raggio d’azione di 150 chilometri in grado cioè di raggiungere tutto il territorio dello Stato ebraico. I razzi caduti nei pressi di Hadera e Haifa sarebbero di questo tipo. Finora però anche questa “sorpresa” (come Hamas ha definito le nuove armi impiegate contro Israele) non sembra aver dato i frutti sperati poiché la quasi totalità dei razzi esplosi da Gaza e diretti su aree abitate sono stati intercettati dal sistema Iron Dome.
Un fallimento che al di là dei toni della propaganda potrebbe spiegare l'improvvisa apparente disponibilità di Hamas a trovare l'accordo per una tregua.

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Gianandrea Gaiani