Le donne europee dell'Isis
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Le donne europee dell'Isis

Hasna Aitboulahcen è la prima kamikaze d'Europa. Chi sono le altre che hanno sposato la causa del Califfato

La prima martire europea dell'Isis si è fatta esplodere in una vecchio stabile di Saint Denis dopo aver sognato per mesi e mesi di andare in Siria a combattere la jihad.

La rivista Jeune D'Afrique, che per prima ha rivelato il nome di Hasna Aitboulahcen, ha anche fornito le prime testimonianze sulla vita della kamikaze. Studi in un buona scuola, imprenditrice di una società di costruzioni fallita nel 2014, francese di origine marocchina, 28 anni, Hasna era "malata" di jahidismo. La sua identità passava attraverso l'abbraccio della causa della Guerra Santa.

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Le donne dell'Isis

Non è (stata) la sola donna europea dell'Isis. Le cronache dicono che nonostante tutti i tentativi, lei non sia mai riuscita a raggiungere il Califfato. Molte altre, invece, ce l'hanno fatta. Sono decine e decine le donne, anche giovanissime, che hanno lasciato i sobborghi di Parigi, Bruxelles, Amsterdam o Londra per unirsi all'Isis. Nella scorsa estate, due ricercatori dell'International Centre for Counter Terrorism dell'Aja hanno pubblicato un rapporto molto dettagliato sul fenomeno delle foreign fighters, delle combattenti dell'Esercito del Califfato.

I numeri dicono che il fenomeno è limitato, ma in aumento. Il censimento fatto da Edwin Bakker e Seran de Leede rivela che sono 550 le giovani occidentali che ora vivono nel territorio dell'Isis. Una settantina arriverebbe dalla Germania, mentre le francesi sarebbero tra le 60 e le 70; un numero analogo riguarda le britanniche, una ventina delle quali sarebbero giovanissime, tra i 15 e i 16 anni; una trentina le olandesi, mentre una decina sono state la austriche che si sono recate in Siria.

La questione riguarda anche l'Italia. Bushra Haik, 30 anni, siriana, nata a Bologna è accusata dalla magistratura italiana di aver reclutato decine di jihadisti tra cui anche Maria Giulia Sergio, la prima italiana arruolata nello Stato Islamico.

Nella storia del terrorismo internazionale, dal 1985, da quando Sana Khyadali, 16 anni, si lanciò contro un convoglio israeliano, altre 219 donne si sono fatte saltare in aria. Ma, contrariamente a quello che si può pensare (soprattutto dopo la morte di Hasna a Saint Denis), le donne europee dell'Isis non combattono.

Vengono addestrate all'uso delle armi, ma per lo più per auto difesa. A Raqqa, la roccaforte siriana, nel 2014 è stata creata una brigata composta sole donne per controllare l'applicazione della Sharia tra le donne della città, ma non risultano averne fatto parte delle europee.

Violenza e dolcezza

Le donne, quindi non vengono utilizzate in prima linea, ma questo non vuol dire che non possano essere impiegate in caso di necessità. Devono saper fare quello che sanno fare gli uomini. Compreso lanciare messaggi propagandistici carichi di violenza. Una presunta studentessa in medicina inglese di 21 anni che si fa chiamare Mujahidah Bint Usama è diventata famosa per aver postato una foto in cui la si vedeva con in mano la testa di uomo. 

Il ruolo principale delle donne (comprese le europee) dell'Isis è quello di stare a fianco degli uomini che combattono. Infermiere, cuoche, mogli, madri. A loro è affidato il compito dell'educazione dei bambini. Ma non solo. Sono le migliori propagandiste del Califfato. Il loro compito è quello di convincere altre persone ad aderire alla jihad.

Ma chi sono le donne europee dell'Isis e perché sposano la causa del Califfato? Le storie e le motivazioni sono simili a quelle dei foreign fighters al maschile. La maggior parte di loro arriva da famiglie musulmane moderate oppure si sono convertite all'Islam alla ricerca di una propria identità personale.

In qualche caso, si tratta di donne che hanno vissuto situazione di disagio economico o esistenziale. Alcune di queste storie sono esemplari. Come quella di Nora el - Bathy, una quindicenne  francese che inizia a indossare lo hijab e lo porta alcune mesi prima di lasciare una mattina Avignone e scappare verso Parigi, salire su di un aereo e volare in Siria. Racconterà più tardi ai famigliari di aver compiuto il suo più grande errore.

La via sentimentale alla Jihad

Se gli uomini offrono una visione romantica della loro adesione al Califfato (combatenti duri e puri, coraggiosi), le donne hanno un approccio analogo. Si fanno fotografare con il fucile in mano, ma la loro immagione è quella di una donna forte e virtuosa, votata alla modestia. Il sentimentalismo è uno degli elementi che hanno portato alcune donne europee ad aderire all'Isis. E'la voglia di essere la compagna di un soldato valoroso che spesso ha fatto decidere a una ragazza inglese o francese di lasciare tutto e recarsi nel Califfato.

Le comunicazioni avvengono via internet, naturalmente. Ma spesso si tratta di una vera e propria trappola. Come quella in cui è caduta l'adolescente (americana, in questo caso) che si era innamorata di un combattente dell'Isis e voleva raggiungerlo in Siria. ha lasciato perdere quando ha scoperto che il soldato aveva agganciato tante altre ragazze occidentali per attirarle nel Califfato

Secondo la ricerca dell'International Centre for Counter Terrorism il fenomeno delle donne europee che aderisocno all'Isis è probabilmente destinato ad aumentare nei prossimi mesi. Se dopo Hasna, altre (europee) si faranno saltare in aria non lo sappiamo, ma non è difficile pensare che ci saranno altre donne che si voteranno al martirio in nome di Allah.








 

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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