La verità sul malore di Latorre
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La verità sul malore di Latorre

Ricoverato in neurologia a New Delhi per un attacco ischemico, ma non in pericolo di vita: le indiscrezioni sulla salute del marò prigioniero con Girone in India da due anni e mezzo - Marò: la vicenda

"Sta meglio". Poche parole, ma che bastano a far tirare un sospiro di sollievo dopo ore di apprensione per le condizioni di salute di Massimiliano Latorre, il fuciliere di Marina, trattenuto in India da due anni e mezzo insieme a Salvatore Girone, che ha accusato un malore a New Delhi. Ora si trova in ospedale, nel reparto di Neurologia sotto osservazione, ma le sue condizioni sarebbero migliorate. Subito era circolata la voce di un'ischemia, notizia poi confermata dalla figlia Giulia sulla sua pagina facebook.

La compagna di Latorre, Paola Moschetti Latorre, si trova insieme a lui in ospedale, ma al momento comprensibilmente non risponde. Era arrivata in India ieri, prima che il militare si sentisse male. A New Delhi è giunto stamattina anche il ministro della Difesa, per sincerarsi sullo stato di salute del militare: "Non è grave - ha assicurato Roberta Pinotti - I sanitari si sono dichiarati soddisfatti di come ha reagito alle prime cure" ha aggiunto.

Da Taranto, i familiari seguono l'evolversi della situazione, in silenzio, come sempre finora. "Siamo "blindati" nel silenzio che ci deve avvolgere adesso più che mai" si limita a commentare il nipote di Latorre, Christian D'Addario, tempestato di telefonate in queste ore. "La situazione non era buona prima, adesso lo è anche meno, non abbiamo la forza di parlare". L'unica "autorizzata" a farlo è la compagna del fuciliere: da tempo la famiglia ha deciso di seguire una linea di maggiore "discrezione", affidando ogni commento a Paola Moschetti Latorre. Dunque, per ora, l'unico sentimento che si coglie è quello di sollievo. Certo la speranza è che il fuciliere del San Marco si rimetta al più presto e soprattutto che possa tornare a casa, dove lo aspettano anche i figli. 

Sono passati due anni e mezzo da quel 25 febbraio del 2012, quando Latorre e Girone, in servizio antipirateria a bordo del mercantile Enrica Lexie, nell'ambito di un'operazione sotto egida Onu, sono stati trattenuti in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori al largo delle coste dello stato indiano del Kerala. Fino ad ora, però, non è stato avviato alcun processo formale a loro carico, così come non è ancora stato individuato chi dovrà processarli né dove. 

L'Italia ha intrapreso la strada dell'arbitrato internazionale, rifiutando la giurisdizione indiana sul caso, ma a New Delhi si prende tempo, rinviando le udienze, come accaduto di recente per l'assenza del giudice. La prossima è in programma il 14 ottobre. Il processo pare possa essere ora affidato ad un nuovo giudice, dal momento che Bharat Parashar, che presiede il tribunale speciale indiano "session court" che si occupa del caso marò, deve seguire anche la vicenda delle concessioni minerarie alle compagnie di carbone, caso "scottante" in India, perché coinvolge la politica e riguarda un giro di tangenti.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri Federica Mogherini, appena nominata responsabile della politica estera dell'Unione europea, ha espresso vicinanza alla famiglia Latorre, ribadendo l'impegno della Farnesina e dell'Italia nel riportare a casa entrambi i marò. "Come sempre è stato in questi mesi, seguiamo ogni giorno il caso dei due fucilieri di Marina con l'obiettivo di riportarli in Italia: per il governo è una priorità" ha ribadito oggi Mogherini, in contatto con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

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Eleonora Lorusso