In Siria sta vincendo il "macellaio" Assad
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In Siria sta vincendo il "macellaio" Assad

Nel nuovo libro di Anna Momigliano il ritratto di un dittatore atipico, tiranno per caso a cui col passare del tempo è piaciuto il sapore del potere e del sangue

Dietro la cortina del silenzio dei media internazionali, in Siria si continua a combattere e a morire. E l'allarme oggi, con l'arrivo del freddo, si chiama fame. Le Nazioni Unite hanno diffuso un appello per una raccolta record di fondi. C'è bisogno di 6 miliardi e mezzo di dollari per aiutare i civili siriani vittime di guerra.

Sono più di sei milioni e mezzo i profughi che stanno cercando un posto sicuro dove stare all'interno del Paese. Più di due milioni, invece, sono riusciti a varcare le frontiere e adesso sono ammassati nei campi in Libano, Turchia, Giordania, Iraq ed Egitto. Secondo le stime dell'Onu, nel 2014 più di 22 milioni di siriani avranno bisogno di aiuti umanitari. La guerra ha fatto schizzare i prezzi dei generali alimentari alle stelle, a cominciare dal pane che ha avuto un incremento del 500 per cento nell'ultimo anno. 

Sul fronte le truppe di Bashar al-Assad, affiancate dalle milizie dei libanesi di Hezbollah, stanno avendo la meglio sui ribelli. Il raìs di Damasco, che solo fino a qualche mese fa era dato per sconfitto, ancora una volta è riuscito a capitalizzare i suoi sforzi per restare al potere. Un personaggio straordinario quello di Bashar al-Assad, nel senso che si colloca al di fuori di ogni schema in cui si incasellano i "comuni" tiranni.  Mai come per lui - dittatore atipico - è necessario conoscere la psicologia e, soprattutto, i legami affettivi e famigliari che sono stati imperanti sin dalla tenera età, e continuano a esserlo anche oggi. 

Ci viene in aiuto "Il macellaio di Damasco " - Bashar al Assad, biografia di un tiranno che non voleva esserlo, l'ultimo ebook di Anna Momigliano. Esperta di Medio Oriente, caporedattrice della rivista Studio e collaboratrice della Lettura del Corriere della Sera e di Panorama.it, Anna Momigliano ha tracciato in un libro elettronico il difficile ritratto del "macellaio" di Damasco. L'oftalmologo-chirurgo che sognava di operare per tutta la vita cataratte e che poi si è ritrovato alla testa di una guerra maledetta, che finora ha lasciato sul terreno più di centomila morti.

Nella prefazione Guido Olimpio, inviato del Corriere della Sera, ci dice che l'autrice "descrive con dettagli intriganti prima la creazione di Bashar, poi le manovre per trasformarlo in quello che non era. Ossia un leader". E non mancano gli intrighi di Palazzo, le faide interne al clan, la necessità di fare sgomberare il campo da possibili avversari futuri e contendenti al potere, in un paese di satrapi e generali, tutti in ginocchio al cospetto del raìs. 

Il libro di Anna Momigliano scatta una foto di famiglia agli Assad, delineando attraverso gli snodi della cronaca la storia del clan che si fonda sulla figura del "Leone" Hafiz, passa per l'esaltazione del figlio prediletto e scelto per prendere il posto del padre, Basil, e approda dopo la morte improvvisa di quest'ultimo a Bashar. Il figlio "gentile e sgraziato", il ragazzo timido ed educato che sin da bambino è rimasto attaccato alla gonna della madre Anissa perché suo padre non lo degnava di uno sguardo. Le attenzioni erano tutte per Basil. Era lui il delfino.

Momigliano appassiona intrecciando diversi piani di narrazione, con uno stile improntato alla sintesi di un lungoarticolo giornalistico. Si passa dalla psicologia alla Storia, dalle abitudini di una famiglia che non si abbandona al kitsch tipico degli altri dittatori mondiali, con i loro sfarzi smodati, ma che mantiene la sua sobrietà, alla ferocia sul campo di guerra per non lasciare nemmeno un frammento del potere ai nemici.

Così, proprio per compiacere Hafiz Assad, che sognava di diventare medico ma che non ci era mai riuscito perché la sua famiglia non poteva mantenerlo agli studi, Bashar intraprende la strada della medicina. In molti si sono interrogati sulla scelta della specializzazione: l'oftalmologia. Alcuni hanno azzardato una risposta: è l'unica chirurgia che non sottopone il medico alla vista del sangue. A Bashar al-Assad ragazzo il sangue non piaceva. Ma Bashar raìs adesso ne ha le mani zuppe.

Contraddizioni. coincidenze, il peso del fato. La storia che porta Assad figlio al potere è costellato da quelle che Jung definirebbe una serie incredibile di sincronicità. Bashar non pensava un giorno di diventare il capo indiscusso di Damasco, ma gli è capitato e la cosa col tempo gli è piaciuta. E anche tanto. Si è affrancato ben presto dalla timidezza dell'età adolescenziale e quando ha preso le redini del potere un mese dopo la morte del padre nel 2000 era già un uomo diverso. 

Il libro di Anna Momigliano non manca di evidenziare come all'inizio Bashar al Assad abbia mostrato il volto di un dittatore-riformatore. Un paradosso, questo qui, che però contiene della verità. Non ha democratizzato il Paese, ma sin dall'inizio del suo mandato ha messo in piedi delle riforme economiche che hanno permesso alla Siria di aprirsi e di uscire dall'isolamento. Sono cominciati a circolare i soldi, per alcuni (quelli del cerchio magico degli Assad) la qualità di vita è nettamente migliorata, e i media internazionali hanno dedicato copertine e servizi al "giovane tiranno riformatore", perennemente accompagnato dalla bellissima e algida moglie Asma.

A leggere una lunga intervista alla first Lady siriana, pubblicata su Vanity Fair poco prima dell'inizio dei massacri in Siria più di due anni fa, si potrebbe addirittura confondere l'immagine di Asma con quella di Jacqueline Kennedy. Ma Bashar al-Assad non è certo JFK e lo sta dimostrando pervicacemente.

Abilissimo comunicatore, nonostante la sua timidezza, Bashar è riuscito già due volte a uscire dall'angolo e ad aggiudicarsi la partita sul tavolo da scacchi internazionale. La prima volta risale al 2006, quando Israele attacca gli Hezbollah del Libano, sostenuti da Damasco. Il partito di Dio, scompaginando le previsioni dello Stato ebraico, ne esce addirittura più forte. La Siria di Assad, che ha puntato tutto sull'asse con Hezbollah accettando l'siolazionismo inflitto dagli altri Paesi arabi, ne esce vincitrice.

La seconda volta, più recente, cade nel 2013. Vengono utilizzate armi chimiche a Ghouta. Si contano centinaia di morti e feriti e gli Usa decidono che Assad ha superato la linea rossa tracciata da Barack Obama e si preparano a intervenire. La guerra non è solo nell'aria, ma è già sui piani strategici dei vertici del Pentagono. Il dittatore di Damasco sembra messo all'angolo. Lo sostiene solo il Cremlino, ma tutti già scommettono su un intervento militare americano. Poi, un'improvvisa svolta. John Kerry, il Segretario di Stato americano, ipotizza lo stop all'intervento militare qualora Assad consegni le armi chimiche in suo possesso. E a sorpresa - su pressione della Russia - il raìs dice subito di sì. Il panorama, dall'essere in suo sfavore, lo vede ancora una volta vincitore.

"In tutta la vicenda, Assad è il vincitore", scrive Anna Momigliano e continua: "Non ha soltanto sventato l'ipotesi di un attacco americano, ma ne è uscito rafforzato". "Ed è qui che sta l'ironia più amara - conclude Anna Momigliano - quello di Assad è l'unico governo al mondo che abbia, letteralmente, gasato i suoi cittadini e ne sia uscito più legittimato internazionalmente di prima". 

Come finirà la guerra in Siria? Le previsioni sono sempre difficili quando si cammina su un terreno così complesso, ma quello che oggi è evidente è che Assad non è affatto sconfitto e con molta probabilità verrà eletto nuovamente presidente nel 2014, come unico candidato, ça va sans dire.

In fondo, lo ha detto proprio lui. Il 18 maggio 2013 a un giornalista argentino del Clarin che gli domandava se, dopo due anni e mezzo di guerra civile e almeno ottantamila morti, avesse qualcosa da rimproverarsi, Bashar ha risposto: "Non ha senso fare un'autocritica prima della fine degli eventi. Lei criticherebbe un film prima di aver visto la fine?".

Il film è agli sgoccioli. E al momento sembra che l'epilogo sia favorevole a Bashar al Assad, il tiranno per caso che ha imparato ben presto a fare il macellaio.

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Anna Mazzone