Chi sono gli jihadisti che stanno incendiando la Siria
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Chi sono gli jihadisti che stanno incendiando la Siria

I salafiti di Jahbat-Al-Nusra conquistano sempre più consensi fra la popolazione, utilizzando metodi che già furono di Hezbollah

Apparsa per la prima volta il 24 gennaio 2012 sul sito di al-Manara al-Baida, Jabhat al-Nusra li ahl al-Sham è uno degli innumerevoli gruppi che costituiscono il fronte eterogeneo dell’opposizione siriana al regime di Assad. Del gruppo, guidato da Abu Mohammed al-Joulani, non si sa molto, ma si parla di una consistenza di circa 5.000-7.000 membri ed è considerato uno dei movimenti jihadisti che compongono la galassia internazionale di Al Qaeda. E del jihad in effetti riprende i toni, la propaganda e il fine ultimo della realizzazione del Califfato islamico nella regione, anche se tende a indicare la caduta di Assad come obiettivo principale della propria attività.

Dal gennaio 2012 in poi, i numerosi attentati hanno messo in evidenza le capacità operative (organizzative ed offensive) di Jabhat al-Nusra, attirando l’attenzione di media, analisti, cancellerie occidentali e del mondo jihadista in generale. Gli attacchi contro le forze lealiste, portati avanti con le tattiche tradizionali di attacchi suicidi e autobombe (vedi la strage di ieri di Damasco ), sono quelli che hanno contribuito maggiormente all’avanzata del fronte di opposizione siriano, ovvero i membri del Free Syrian Army, per la maggior parte ex ufficiali e membri delle forze armate regolari che non hanno dimestichezza con simili tattiche e per di più hanno una coesione interna non paragonabile a quella jihadista. Di conseguenza, l’avanzare del fronte islamico ha in parte defraudato la rivoluzione siriana dell’ideologia laica per la quale era nata: la libertà del popolo siriano dalla dittatura di Assad.

L’efficacia della guerriglia jihadista non è l’unico elemento che sta rafforzando la posizione di Jabhat al-Nusra. Alla base del successo e del consenso al movimento che sta arrivando anche da altri gruppi estremisti ci sono: il supporto dato dai jihadisti alla popolazione ormai allo stremo, l’attività di reclutamento e di comunicazione e il tentativo di evitare vittime civili (ma, questo, decisamente solo in parte). Oltre alla ormai nota frammentazione dell’opposizione siriana e al mancato intervento dell’Occidente.

Molti analisti hanno notato la similitudine del modus operandi di Jabhat al-Nusra con Al Qaeda in Iraq (AQI) e con il gruppo yemenita Ansar al-Sharia, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza alla popolazione. È pur vero che molti dei combattenti siriani sono tornati in patria dopo aver acquisito una vasta esperienza sul terreno in Iraq (ma anche in Libia e Afghanistan) e con AQI, con cui hanno mantenuto forti legami. In realtà, molte somiglianze sono però direttamente riconducibili alle pratiche di Hezbollah, nonostante esso sia alleato tradizionale del regime alawita.

Pochi analisti hanno rilevato che la pratica degli attacchi suicidi è nata proprio in Libano l’11 novembre 1982, quando un diciassettenne di nome Ahmad Qassir diventa la prima “bomba umana”: in nome di Hezbollah (all’epoca non ancora un movimento indipendente ma legato ad Amal come suo braccio armato) si fa saltare all’interno del comando di Tsahal (l’esercito israeliano) a Tiro, lasciando sgomenti gli israeliani e inaugurando un nuovo metodo di combattimento, quello del martirio. Hezbollah è stato anche il primo movimento jihadista a inaugurare delle politiche sociali e di assistenza alla popolazione come forma di propaganda, colmando l’assenza dello Stato e delle sue istituzioni e ottenendo in tal modo un largo consenso popolare.

Infine, Jabhat al Nusra ha utilizzato un proprio media come strumento per la comunicazione e la propaganda, al-Manara al-Baida, che ricorda molto la TV ufficiale di Hezbollah, al-Manar. Con la differenza che il canale internet ha un effetto moltiplicatore decisamente più marcato, con i messaggi che rimbalzano tra i siti jihadisti e veicolano il sostegno di molte figure religiose di spicco che legittimano la lotta del gruppo. I leader siriani di Jabhat al-Nusra hanno dunque fatto tesoro dell’esempio libanese sfruttando efficacemente il vuoto di potere creato dal conflitto che le forze laiche dell’opposizione non riescono a colmare.

In uno scenario post-Assad, costoro potrebbero assumere un ruolo dominante, forti della legittimazione che si sono fin qui conquistati. E alcuni esponenti della coalizione se ne sono resi conto, così come l’amministrazione americana che ha inserito il gruppo nella lista delle organizzazioni terroristiche nel dicembre 2012.

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Cristina Era (Lookout news)