La garbata uscita di scena di Barack Obama
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La garbata uscita di scena di Barack Obama

Il suo discorso di addio è stato, soprattutto, al di là della rivendicazione dei risultati politici, una lezione di stile - IL VIDEO

Se n'è andato con uno degli indici di gradimento più alti per un presidente uscente, il 57%. Se n'è andato, con un commiato e un riconoscimento del ruolo della libera stampa  «che mi ha reso un presidente migliore» e che è, per la democrazia americana, «l'occhio critico di chi sta al potere».

Se n'è andato, in ultimo, raccontando anche qualcosa di sé, dei suoi progetti futuri, della sua vita, del ruolo che ha giocato sua moglie Michelle «nei momenti di difficoltà», del suo desiderio di staccare la spina e «dedicarsi alla lettura, alla scrittura e alla riflessione», dopo otto anni in cui talvolta gli è parso di vivere «in una bolla». Se n'è andato, anche, commuovendosi, senza mai polemizzare con il suo successore. L'ultima conferenza stampa di Barack Obama è stata anche, soprattutto, l'occasione - con garbo - di dare qualche consiglio a Trump. Ma lo ha fatto senza nessuna caduta di stile, né polemiche chepotrebbero indebolire la democrazia americana in una fase delicata, segnata da un eccesso di pericolosa e autodistruttiva bipolarizzazione.

Bisogna affidarsi tantissimo a un team, al gabinetto, allo staff della Casa Bianca, anche a giovani 20-30enni che hanno competenze significative Se lavori in modo isolato o ascolti solo persone che ti danno sempre ragione e se non hai creato una squadra, se non metti continuamente in discussione le tue visioni, inizi a fare sbagli

Non c'è stato  cenno di polemica nelle sue parole.  A Trump ha suggerito anche di evitare di affidarsi con eccessiva disinvoltura ai tweet, anziché alla comunicazione ufficiale. Ed è significativo che a dare questo suggerimento sia stato un uomo che, nel 2008, quando era un semplice senatore radicale fuori dai circuiti di Washington, è riuscito - primo nella storia delle elezioni presidenziali - a raccogliere consensi ed entusiasmo crescente grazie proprio a un sapiente utilizzo dei social, alla comunicazione non ufficiale, al tam tam dal basso.

Ci sono delle tradizioni anche istituzionali che hanno una loro ragione di esistere, meglio riflettere e seguire il copione che buttarsi in avanti

La sua preoccupazione, durante la conferenza stampa di fine mandato, non è apparsa solo quella solo difendere alcuni risultati della sua Amministrazione, dalla riforma sanitaria agli accordi con l’Iran, fino all’apertura a Cuba, alla grazia a Manning, ai matrimoni gay, di cui pure ha parlato profusamente. Obama, ha scritto la stampa americana, voleva lasciare un ricordo, un’eredità, anche morale, sul piano dell'immagine.

Ha voluto ringraziare tutti, con stile, non negando i problemi che pure ci sono, come quello della questione israelo-palestinese sulla quale ha ribadito la sua preferenza, ma «senza imporre la pace», per il classico due popoli, due Stati, o quello della questione razziale in America sulla quale, nonstante i progressi ottenuti anche grazie alla sua presidenza, «c'è ancora molto da lavorare», ha dovuto ammettere. Ha parlato della Russia, spiegando che avere buoni rapporti con Mosca è fondamentale per l'America ma che l'embargo deciso dall'America è stato il risultato della violazione della sovranità ucraina e della Crimea da parte del Cremlino.


Obama non ha nemmeno negato il patrimonio di ricordi che lascerà alla Casa Bianca, dopo la cerimonia di insediamento. Non che abbia detto di essere dispiaciuto di riappropriarsi della propria vita «dopo aver vissuto otto anni in una bolla», e potersi dedicare alla scrittura e alla lettura, due attività che gli permettono da sempre, ha confessato, di mettere le cose in prospettiva. Il punto, ha ammesso senza reticenze, è che qui lascia un pezzo importante della sua vita, «perché è qui dalle finestre dell’Ufficio Ovale che ho visto visto le mie due figlie, Malia e Sasha crescere...è qui che ho stabilito legami umani oltre che professionali indimenticabili». Lo ha detto anche commuovendosi, ricordando comunque che «se verranno messi in discussione i fondamenti e i valori della società americana» lui non rinuncerà a parlare, a far sentire il suo punto di vista.

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