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Giulio Regeni torturato prima di morire

Violenze, lesioni e alla fine la rottura dell'osso del collo. L'autopsia non lascia dubbi. Ma resta il mistero sul perché sia stato ucciso

Giulio Regeni è stato torturato per tre giorni. Poi gli è stato spezzato l'osso del collo ed è morto. Questa volta è una certezza. Lo dice l'autopsia eseguita a Roma sul corpo delllo studente italiano di 28 anni il cui corpo è stato trovato mercoledì ai margini dell'autostrada tra il Cairo e Alessandria alla periferia della capitale egiziana. Ma perchè? Chi voleva ucciderlo? E perchè le autorità egiziane non supportano le ricerche?

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E adesso il governo italiano, che ha chiesto da subito indagini congiunte, insiste perché emerga la verità: "Chiediamo fermamente al governo egiziano di consentire alle autorità italiane di collaborare a queste indagini. Vogliamo che emerga la verità fino in fondo", ha detto il capo della Farnesina, Paolo Gentiloni.

Le torture sul corpo

Il feretro di Giulio Regeni è arrivato sabato 6 febbraio con un volo dell'Egypt Air all'aeroporto di Fiumicino ed è stato subito trasferito all'istituto di medicina legale della Sapienza per l'autopsia.

L'esame autoptico - disposto dal pm Sergio Colaiocco titolare dell'indagine e al quale ha partecipato anche un consulente medico-legale nominato dalla famiglia del giovane - si è protratto fino a tarda sera ma i primi elementi sembrerebbero confermare quanto sospettato fin dall'inizio e, di fatto, escluderebbero definitivamente tutte le bugie raccontate finora: Giulio è morto per la frattura di una vertebra cervicale provocata da un violento colpo al collo o da una torsione indotta della testa oltre il punto di resistenza.

Sul suo corpo ci sono anche i segni di un violento pestaggio e numerose abrasioni e lesioni. Il cadavere è stato sottoposto ad una tac, ad un esame tossicologico e a radiografie. Durante l'autopsia sono stati raccolti numerosi reperti che saranno sottoposti ad analisi specifiche di laboratorio. Giulio sarebbe, dunque, morto lentamente dopo esser stato picchiato, probabilmente torturato. Da chi? E perchè?

Tutte le ipotesi fatte
Incredibili le menzogne dette dal Governo egiziano. Da ultima quella di aver arrestato due killer che in realtà erano stati solo fermati per dei sospetti.

Khaled Shalabi, direttore del Dipartimento investigativo di Giza, ha dichiarato che "dalle indagini preliminari" emergerebbe che la morte è stata provocata da "un incidente d'auto". Un'altra ipotesi emersa, diffusa stavolta dal quotidiano al Masry al Youm, è che il ragazzo possa essere stato ucciso durante una rapina finita male, indicando in tal senso la natura "criminale e non politica" del delitto.

In attesa dei risultati definitivi dell'autopsia, però, le prime indiscrezioni già riferivano di mutilazioni al naso e all'orecchio, bruciature di sigaretta e segni di coltellate all'altezza della spalla. E parlavano di una "morte lenta" per il giovane dottorando, in Egitto per scrivere una tesi sull'economia nazionale.

Il cadavere è stato trovato seminudo alle porte del Cairo, lungo la strada che conduce ad Alessandria, lontano sia dalla residenza (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con un suo amico, centro del Cairo, la sera in cui sparì.

Il 25 gennaio era il quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir: una ricorrenza temuta dalle autorità egiziane che avevano "blindato" le principali piazze del Paese nel timore di manifestazioni di massa contro il governo. La sera prima dell'anniversario, la polizia egiziana aveva arrestato lo studente David Victor, cittadino statunitense accusato di "incitare le proteste".

L'assenza di collaborazione dell'Egitto
Convocato "con urgenza" alla Farnesina, l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Mostafa Kamal Helmy, ha espresso "il profondo cordoglio" per la morte del 28enne e ha assicurato che l'Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di quello che ha definito "un atto criminale".

Ma al momento la collaborazione promessa dalle autorità egiziane sembrerebbe essere rimasta sulla carta: il team di investigatori italiani, da due giorni al Cairo, ha potuto fare poco o nulla poichè per ora non ha avuto nè accesso agli atti dell'inchiesta nè ha incontrato chi sta conducendo gli accertamenti.

Contatti ci sono stati, ma solo con funzionari che non si occupano direttamente dell'indagine. Al team è stato anche comunicato che il medico legale ha cominciato oggi "ad esaminare campioni di Dna e di diverse parti del corpo" di Regeni e che i "risultati "definitivi saranno completati alla fine del mese".

Il ritrovamento di Regeni ha causato l'immediata sospensione di una missione del governo in Egitto. La Procura di Roma ha avviato verifiche sull'ipotesi di terrorismo.

Il "caso" di Regeni è arrivato fino all'attenzione del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, il quale ha assicurato all'Italia la sua "personale attenzione"nel corso di un incontro al Cairo con il ministro dello Sviluppo economico italiano Federica Guidi.

Chi era
Giulio Regeni peraltro, è stato detto dalle fonti, "non era un attivista". Era uno studente della prestigiosa università britannica di Cambridge, presso la quale stava facendo il dottorato al "Centre for Development Studies" con una ricerca in Economia che lo aveva spinto al Cairo, dove stava studiando la lingua araba.

Giulio Regeni è originario di Fiumicello (Udine), un comune della Bassa friulana. È appassionato di studi sul Medio Oriente, che nel 2012 e 2013 gli hanno fatto vincere due premi al concorso internazionale "Europa e giovani", promosso dall'Istituto regionale per gli studi europei. 


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ANSA/RODOLFO CALO'
Un sit-in sul retro dell'ambasciata italiana al Cairo ha commemorato Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso nella capitale egiziana, 06 febbraio 2016

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