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AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images
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Israele: il Parlamento legalizza 2.000 case di coloni in Cisgiordania

Erano state edificate illegalmente su terreni palestinesi. Una decisione che complica il processo di pace e forse i rapporti con Trump

La Knesset, il Parlamento monocamerale israeliano, ha approvato ieri sera con 60 voti a favore e 52 contrari una controversa legge che di fatto legalizza la posizione di 2.000 case di coloni in Cisgiordania, edificate illegalmente su terreni di proprietà di palstinesi, ai quali lo Stato verserà molto di più del valore del terreno per "chiudere il contenzioso".

A promuovere e sostenere il voto è stato Naftali Bennet, potente leader del partito dei coloni israeliani Bayit Yehudi (Focolaio Ebraico), andando contro la volontà del premier Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo, che era di ritorno dalla visita ufficiale in Gran Bretagna, aveva infatti chiesto di rinviare il tutto a dopo il 15 febbraio, data dell'atteso primo incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, la cui amministrazione - in questo ricalcando in parte le politiche di Obama - ha già espresso qualche riserva sul'autorizzazione di più di 5.000 nuovi alloggi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est autorizzata dal governo israeliano subito dopo l'insediamento del nuovo presidente americano.

Il provvedimento di fatto riguarda 4.000 coloni e rappresenta una prima assoluta nella diatriba sui territori occupati, perché - come sottolineato anche dalla sinistra israeliana, che ha votato contro - segna di fatto l'annessione di territorio riconosciuto come palestinese, ossia la cosiddetta "Area C", in Cisgiordania, dove Israele esercita il pieno controllo civile e della sicurezza anche se la zona è considerata fuori dall'ambito legale di intervento della Knesset.

Dura ovviamente la risposta dell'Olp, secondo cui la nuova legge è un mezzo per "legalizzare il furto" della terra palestinese. "Il governo israeliano ha così dimostrato la volontà di distruggere ogni chance di una soluzione politica per la pace e la possibilità della soluzione due stati, due popoli", è stato quindi il commento finale della stessa Olp.

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Redazione