Il dizionario del conflitto israelo-palestinese
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Il dizionario del conflitto israelo-palestinese

Dall'occupazione dei Territori nel '67 a oggi: tutte le parole per decifrare il rebus della guerra in Terra Santa

di Anna Mazzone e Paolo Papi

Abu Mazen

Conosciuto anche come Mahmoud Abbas è tra i fondatori dell'organizzazione al Fatah. Entra a far parte del Consiglio Nazionale Palestinese nel 1968. Nel 1981 diventa mebro dell'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina e partecipa ai colloqui di pace di Madrid (1991) e di Oslo (1993) in veste di coordinatore. Nel 2003 diventa Primo ministro, una carica che però perde dopo poco tempo, a causa dei contrasti con le correnti più radicali dell'OLP e con lo stesso "leader supremo" dell'organizzazione, Yasser Arafat. A gennaio del 2005 viene eletto alla presidenza dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e prende il posto del defunto Arafat. Mahmoud Abbas è il primo presidente palestinese nominato in base a un risultato elettorale. Il suo mandato è scaduto a novembre del 2008, ma è tuttora in carica. Da Ramallah fa da controcanto agli estremisti di Hamas, che governano sulla Striscia di Gaza, anche se recentemente si è riavvicinato al gruppo radicale. Il governo di Abu Mazen è riconosciuto dall'Onu e da tutti quegli Stati che hanno riconosciuto l'indipendenza palestinese. Dopo una vita passata a negare la Shoah, nel 2014 Abu Mazen ha inviato un "messaggio speciale al popolo ebraico" in occasione delle celebrazioni in memoria dell'Olocausto, definendo lo sterminio degli ebrei come "Il più odioso crimine contro l’umanità avvenuto nell'era moderna" E' stata la prima volta che un leader palestinese o arabo ha usato in pubblico parole così importanti, dato che la Shoah è considerata un tabù storico-politico da gran parte del mondo islamico. Recentemente ha chiesto una riunione di emergenza alle Nazioni Unite in seguito all'escalation di violenza nei Territori e in Israele, generata dall'uccisione di tre ragazzi ebrei rapiti a Hebron e di un ragazzo palestinese assassinato per vendicarli. 

Arabi e musulmani

Un miliardo e cento milioni i musulmani nel mondo. Con 172 milioni di fedeli è l'Indonesia il più grande Paese islamico del pianeta. Prima ancora del Pakistan, secondo con 126 milioni e del Bangladesh, terzo con 108 milioni di fedeli. Nonostante ospiti i luoghi sacri dell'Islam (Mecca, Medina in Arabia Saudita e "Spianata delle Moschee" a Gerusalemme) il mondo arabo costituisce solo una minoranza, sia pur rilevante dal punto di vista simbolico, nella comunità musulmana mondiale. La guerriglia palestinese contro l'occupazione israeliana, pur avendo alcuni tratti della "jihad contro gli infedeli", è considerata dalla maggior parte degli storici come una lotta di indipendenza nazionale. Dove, più che l'elemento religioso, giocano un ruolo centrale le questioni della terra e della sovranità.  

Arafat

Leader storico dei palestinesi, Yasser Arafat è stato una figura di spicco sul panorama politico mondiale e nello scacchiere mediorientale. Per la prima volta nel 1956, durante una conferenza nell'allora Cecoslovacchia, indossa la kefiah, il tradizionale copricapo palestinese a scacchi rossi o neri. Da allora quello diventa il suo tratto distintivo.Nel 1994 si divide il premio Nobel per la Pace assieme ai due leader israeliani, Shimon Peres e Yitzhak Rabin, per l'opera di diplomazia compiuta al fine di rappacificare i Territori di Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con l'obiettivo di garantire al popolo palestinese il riconoscimento del diritto ad avere uno Stato sovrano e indipendente.Dal 1996 e fino alla sua morte nel 2004 ricopre la carica di presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e precedentemente era stato a capo dell'OLP. Personaggio controverso, è l'emblema mondiale della causa palestinese. Negli ultimi anni della sua vita è stato accusato di non volere la pace, in seguito al fallimento del summit di Camp David nel 2000 con l'allora premier israeliano Ehud Barak e, soprattutto, in seguito allo scoppio della seconda Intifada. Se da una parte, però, l'Occidente lo accusa di fiancheggiare il terrorismo, anche se non in maniera palese, dall'altra il mondo arabo lo considera una figura unica e carismatica. Nel 1982, in visita a Roma, Arafat varca la soglia di Montecitorio per incontrare l'allora presidente della Camera, Nilde Iotti, e il ministro degli Esteri Giulio Andreotti. La sua visita fa scalpore e suscita molte polemiche, perché il leader palestinese entra nel Parlamento italiano con la sua pistola di ordinanza. Controverso anche il suo patrimonio personale. Nel 2002 i servizi israeliani stimano che Arafat abbia circa 1.3 miliardi di dollari, una notizia che porta la rivista Forbes a classificarlo al numero sei della lista di "Re, regine o despoti" nel mondo, stimando il suo patrimonio attorno a circa 300 milioni di dollari.Nel 2003 il Fondo Monetario Internazionale apre un'inchiesta su di lui, per aver "spostato 900 milioni di dollari di fondi pubblici su conti correnti privati. Yasser Arafat muore a Parigi apparentemente per cause naturali a fine 2004. Ma nel 2012, su spinta dell'ultima moglie, un istituto svizzero che conduce indagini sulla radioattività trova sulla salma riesumata del leader tracce di un elemento radioattivo, il polonio. Cosa che fa sospettare che la morte di Arafat sia avvenuta per avvelenamento, con la  stessa sostanza radioattiva che ha ucciso l'ex agente russo del KGB Alexander Litvinenko. Ma anche su questo non c'è certezza, perché altre due commissioni d'inchiesta internazionale (russi e francesi) negano che Arafat sia stato ucciso dal polonio.

Demografia

E' l'arma segreta dei palestinesi. Il ventre delle sue donne, come ebbe a dire Yasser Arafat, è lo strumento principe per "arabizzare" la Palestina. Sulla questione demografica - e sulla crescente immigrazione ebraica proveniente dai Paesi dell'Ex Unione sovietica - si gioca la battaglia decisiva. Essendo in gioco questioni complesse come la natura "religiosa" ed etnica dello Stato d'Israele, le due parti puntano a prevalere sull'altra anche sul piano demografico.  I palestinesi con una crescita tumultuosa, gli ebrei, soprattutto, con l'immigrazione e con la concessione, automatica, della cittadinanza israeliana agli ebrei della diaspora.

Forza 17

Nata nei primi anni 70, per iniziativa dei servizi giordani, Forza 17 è confluita ufficialmente nella polizia palestinese negli anni 90, dopo aver esercitato un ruolo di guida negli atti di resistenza armata contro Israele nel corso di tutto il decennio precedente. Quasi la milizia privata di Yasser Arafat, la figura simbolo della lotta palestinese.

Fronte Popolare Liberazione Palestina

Di ideologia marxista-leninista, l'FPLP è stato fondato nel 1967 da George Habbash, un ex dirigente Olp. Si oppone al processo di pace e ha rivendicato recentemente l'omicidio del Ministro israeliano del Turismo, l'ebreo estremista Rehavam Zeevi. Contrario agli accordi di Oslo del 1993, l'FPLP ha  continuato a opporsi a qualsiasi negoziato con il governo di Gerusalemme. Il suo leader, Abu Ali Mustafa, è stato ucciso dalle forze israeliane. Dopo l'omicidio Zeevi, l'ANP ha messo fuori legge e arrestato molti dirigenti del FPLP.

FPLP - Comando generale

Nato nel 1968 da una costola del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Pflp), il Comando generale è guidato da Ahmad Jabril, ex comandante dell'esercito siriano. Ha il suo quartier generale a Damasco e ha molti campi di addestramento in Libano.

Fondamentalismo ebraico

La componente ultraortodossa ebraica - di cui fu vittima nel 1995 il Premier Rabin - ha sempre cercato di radicalizzare lo scontro con gli arabi dei territori occupati e dello stesso Stato di Israele (che costituiscono circa il 15 per cento dei 6 milioni di cittadini israeliani). Teorizza l'appartenenza di Giudea e Samaria (il nome sacro dei Territori) al popolo ebraico e la necessità di rigettare gli ordini di evacuare gli insediamenti in Cisgiordanie e Gaza. Irrinunciabilità dei Territori, insediamenti, "TNT" (Terrore contro terrore): sono queste le parole d'ordine del gruppo storico ultraortodosso "Kach" (E' così). Parole d'ordine che hanno armato la mano del colono che, qualche anno fa, ha ucciso una trentina di palestinesi raccolti in preghiera nella moschea di Hebron.

Fatwa

Nella teologia musulmana, è l'editto, emesso in base alla conoscenza dei testi sacri (Corano e Sunnah), da un giureconsulto islamico, un Ulema, in relazione alla corretta interpretazione di una vicenda o di un discorso.

Gaza

La Striscia di Gaza è un territorio palestinese confinante con Israele e Egitto nei pressi della città di Gaza, de facto un territorio autonomo e autogovernato dal 2005. E' una regione costiera popolata da circa 1.700.000 abitanti di etnia araba. Assieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme est viene rivendicata come parte dello Stato di Palestina. Attualmente è governata dall'organizzazione terroristica di Hamas per conto del governo palestinese. Quest'area non è riconosciuta internazionalmente come uno Stato sovrano, ma è reclamata dall'Autorità Palestinese come parte dei Territori palestinesi. Nel gennaio 2006, con una vittoria a sorpresa alle elezioni parlamentari palestinesi, Hamas ha ottenuto la maggioranza alla camera. A seguito della Battaglia di Gaza (2007) Hamas ha poi assunto il governo de facto della Striscia di Gaza. L'Egitto ha governato la Striscia di Gaza tra il 1948 e il 1967, e oggi controlla la propria frontiera meridionale tra il deserto del Sinai e la Striscia, dalla quale è diviso dalla Philadelphi Route. Israele ha governato la Striscia di Gaza dal 1967 al 2005, quando si è formalmente ritirato. Ai sensi degli accordi di Oslo firmati tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Israele mantiene però il controllo militare dello spazio aereo della Striscia di Gaza, delle frontiere terrestri (attraverso la barriera tra Israele e la Striscia di Gaza) e delle acque territoriali, oltre al controllo delle frontiere. Dal 2012 l'Onu riconosce formalmente la Striscia come parte della Palestina, una sorta di entità semi-autonoma.

Gerusalemme

Città sacra delle tre religioni monoteiste (ebraica, musulmana, cristiana) è stata suddivisa dalla guerra del 1948 in poi in due zone, una araba-giordana, a est, e una ebraica, a ovest. Con la guerra del 1967 Israele entra in possesso anche della parte orientale della città e la proclama capitale dello Stato ebraico, senza ottenere un riconoscimento internazionale (molte ambasciate sono tuttora a Tel Aviv). Gerusalemme ospita sia la Spianata delle Moschee che il Muro del Pianto (i luoghi sacri, rispettivamente dei musulmani e degli ebrei) e ha assunto un valore altamente simbolico in tutte le negoziazioni tra arabi e israeliani. Nel 2000 a Camp David è stata proprio la questione della sovranità sulla città sacra uno dei punti di maggiore attrito nei negoziati (poi falliti) tra Arafat e Barak.

Hamas

Fondata nel 1987 a Gaza dallo sceicco Yassin, paraplegico e cieco da vent'anni, Hamas (che in arabo significa "zelo", "entusiasmo") è la più importante organizzazione terroristica palestinese. Radicata nei Territori, dove ha messo in piedi una solida struttura sociale e militare,  non ha mai riconosciuto, contrariamente all'Olp di Arafat, la legittimità dello Stato ebraico. Si oppone a qualsiasi processo negoziale e ha fatto del rifiuto degli accordi di Oslo del 1993 una bandiera politica. Riceve finanziamenti da Iran e Siria. Nel passato, secondo numerose fonti tra cui quella del giornalista Igor Mann, i governi israeliani hanno favorito la diffusione di Hamas per ridimensionare l'influenza dell'Olp. Il leader Yassin, condannato all'ergastolo da un tribunale israeliano, è stato rilasciato dal governo di Bibi Netanhyau nel 1998 sulla base di un accordo-baratto con re Hussein di Giordania che ne ottenne la scarcerazione in cambio di due agenti dei servizi israeliani. Il braccio militare di Hamas, le brigate "Ezzedin al Qassam", è responsabile della gran parte degli attentati suicidi degli anni 90 e del periodo successivo allo scoppio della seconda Intifada (ottobre 2000). 

Hezbollah libanesi

Quella degli Hezbollah (letteralmente "Partito di Dio") è la più importante organizzazione terroristica libanese. Fondata nel 1982 nella Valle del Beeka è considerata, tra l'altro, l'artefice dell'attacco del 1983 contro una caserma americana a Beirut che costò la vita a oltre 200 soldati, e dell'attacco contro l'ambasciata degli Stati Uniti nella stessa città un anno dopo, nel quale morirono 14 persone. Riceve finanziamenti dall'Iran degli Ayatollah, ha un forte seguito tra gli sciiti e i cristiani libanesi. Hezbollah (che non ha mai voluto riconoscere Israele) ha combattuto contro l'occupazione del Libano del Sud. Da cui, ancora oggi, partono rivolti contro lo Stato ebraico, i cosiddetti missili Katiuscia e le incursioni contro il territorio nemico. Recentemente le truppe di Hezbollah hanno sostenuto militarmente l'esercito governativo siriano di Bashar al Assad, contribuendo alla sua "vittoria" sulle truppe ribelli che mirano ad abbattere il regime di Damasco.

Madrassa

Scuola coranica. Quelle nate al confine tra Afghanistan e Pakistan negli anni 80 e 90 hanno formato buona parte dei dirigenti taliban, gli studenti afghani che hanno governato il Paese, all'insegna di una applicazione rigida e paranoica della sharia, fino alla recente presa di Kabul da parte dell'Alleanza del Nord, guidata da alcuni signori della guerra antisovietica come Massud (ucciso da Al Qaeda il 9 settembre 2001), il Ministro della Difesa Fahim e altre componenti hazara.

Mossad

Il potente servizio di intelligence israeliano nasce negli anni 20 in Palestina, come Ente per l'Immigrazione parallela, sulla base di un'ideologia sionista. Nel 1945, dopo le persecuzioni naziste in cui furono uccisi circa sei milioni di ebrei, organizzò la fuga dei sopravissuti alla Shoa (Olocausto).

Netanyahu

Benjamin Netanyahu, detto "Bibi", è stato premier d'Israele dal 96 al 99 e poi ancora dal 2009 a oggi. Leader del partito conservatore Likud e principale esponente dell'ala nazionalista israeliana, è stato ministro delle Finanze fino al 2005, quando rassegnò le dimissioni in segno di protesta contro il piano di ritiro da Gaza messo in atto dall'allora premier Ariel Sharon. Alle elezioni del 2009 il partito centrista Kadima vince per un seggio solo e la sua leader, Tzipi Livni, non trova la maggioranza. Netanyahu, arrivato secondo, di allea con l'estrema destra di Avigdor Lieberman e diventa primo Ministro. Alle elezioni del 2013il cartello elettorale composto da Likud e Beitenu ottiene il primo posto con 31 seggi, ma la Knesset si divide in due schieramenti di pari forza, con 60 seggi ai partiti di destra e confessionali e 60 a quelli di centrosinistra, laburisti e arabi.

Intifada - I - II

La prima Intifada (in arabo "sollevazione", "risveglio"), esplosa nei Territori in modo spontaneo nel 1987, fu la risposta dei palestinesi  all'occupazione israeliana e agli insediamenti in Cisgiordania e Gaza. Guidata dall'Olp di Yasser Arafat, la prima Intifada affrontava le forze israeliane con il lancio di pietre e il lancio di bottiglie molotov. La seconda Intifada esplode invece nell'ottobre 2000 e si caratterizza, rispetto alla prima, per una maggiore radicalità e un conseguente innalzamento del livello di violenza contro lo Stato ebraico. Vengono colpiti indifferentemente civili e militari, sia nei Territori sia nello Stato d'Israele. Mentre, nel corso della prima Intifada, il rapporto tra i morti israeliani e quelli palestinesi era di uno a quindici, oggi è sceso a uno a tre. La tattica degli attentati kamikaze, tipica originariamente solo dei gruppi islamisti come Hamas e la Jihad islamica, è stata recentemente adottata anche da gruppi armati vicini all'ANP. Oltre 500 i civili israeliani uccisi nell'ultimo anno e mezzo, dopo la passeggiata di Sharon alla "Spianata delle Moschee" a Gerusalemme. Oltre 1600 i palestinesi uccisi.

Jihad

Impropriamente tradotto con "guerra santa", Jihad significa "sforzo", "tensione sulla via di Dio". I teologi distinguono tra una "Grande Jihad" intesa come ricerca spirituale, e la "Piccola Jihad" intesa come guerra - esclusivamente difensiva - contro i nemici della fede e della Ummah. In nessun caso, è ammessa una Jihad offensiva.

Jihad islamica palestinese

Nata nel 1978 da un gruppo di studenti egiziano-palestinesi fuoriusciti dai "Fratelli musulmani", la madre di tutte le organizzazioni fondamentaliste, lotta per la creazione di uno Stato islamico in Palestina e per la conseguente distruzione dello Stato di Israele. E' meno popolare di Hamas, conta meno aderenti, ma ha compiuto ugualmente numerosi attacchi suicidi, soprattutto nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nel 1995 il suo leader Fathi Sekhaqi, espulso in Libano nel 1988 e considerato vicino ai servizi siriani, è stato ucciso dal Mossad o, secondo altre fonti, da fazioni rivali palestinesi. Lo ha sostituito Abd Allah Shallah.

OLP

L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina nasce a Gerusalemme Est nel 1964, allora sotto occupazione giordana, su iniziativa degli Stati arabi. Sin dalle origini l'obiettivo dell'Olp, un insieme di fazioni politiche e militari palestinesi in esilio, era la distruzione di Israele e la contestuale fondazione di una Palestina araba. La Carta dell'Olp del 1968 - che costituì la base ideologica di tutte le fazioni palestinesi fino agli accordi di Oslo del 1993 - definiva il sionismo un movimento "razzista e fanatico nella sua formazione, espansionista nei sui scopi, fascista e nazista nei suoi metodi". Dal punto di vista organizzativo l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina era una coalizione di gruppi armati in esilio, tra cui il più importante era quello di Al Fatah di Yasser Arafat (eletto Presidente dell'Olp nel 1968). Altri gruppi aderenti all'Olp erano il Fplp di George Habbas, su posizioni marxiste, il Fdplp di Nayef Hawatmeth, nazionalista e di sinistra, che per primo elaborò la distinzione tra Stato di Israele e Territori occupati nel 1967 e il combattivo Flp di Abu Abbas, responsabile nel 1985 del sequestro dell'Achille Lauro. Tutti i gruppi aderenti all'Olp consideravano la lotta armata come il mezzo attraverso cui raggiungere l'obiettivo della liberazione della Palestina. Nonostante una comune retorica panaraba, furono sempre problematici i rapporti tra l'Olp e i Paesi arabi confinanti: durante il "Settembre nero" del 1970 il re Hussein  decretò una durissima repressione contro i palestinesi dei campi profughi giordani, colpevoli di aver creato nel suo Paese una sorta di "Stato parallelo": 4600 le vittime e oltre 10 mila i feriti. Era il "Settembre nero". Scaricato dai vicini arabi, l'Olp cominciò a mettere da parte l'originaria retorica panaraba e anti-israeliana e a concentrarsi sempre di più sull'obiettivo dell'indipendenza nazionale palestinese. Il processo di pace con Israele, che ebbe inizio nei primi anni 90 dopo l'esplosione della prima Intifada nel 1987, indusse Yasser Arafat a togliere dalla Carta dell'Olp l'obiettivo della distruzione di Israele, di cui per la prima volta veniva riconosciuta la legittimità. La fazione maggioritaria dell'Olp si adeguò al nuovo Statuto e concentrò i suoi sforzi per ottenere uno Stato palestinese, non più nella cosiddetta Palestina storica, ma solo all'interno dei Territori occupati nel 1967 (Gaza e Cisgiordania). 

Panarabismo

In chiave moderna, il termine richiama l'azione di Gamal Abdel Nasser, il Presidente egiziano salito al potere a metà degli anni 50 grazie al colpo di Stato degli "Ufficiali liberi", e artefice, fino alla sua morte, di una politica anticolonialista, antioccidentale, ostile a Israele, ma su basi laiche e "socialiste". Nasser è uno dei fondatori della versione moderna del panarabismo, da intendersi come il progetto di ricostruire l'unità politica e militare del mondo arabo e la conseguente fine delle divisioni tra i governi della regione. E' un mito che ha attraversato e che attraversa le opinioni pubbliche del mondo arabo, un desiderio spesso utilizzato strumentalmente, in chiave propagandistica, dai governi della regione. La versione fondamentalista del panarabismo - il califfato - è invece quella che sogna un (impossibile) ritorno all'età dell'oro dei cosiddetti "cinque califfi ben guidati", i successori del profeta.

Piombo Fuso

È l'operazione militare lanciata il 27 dicembre 2008 dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza per fiaccare Hamas. L'intento dichiarato di Israele è quello di "colpire duramente l'amministrazione di Hamas al fine di generare una situazione di migliore sicurezza intorno alla Striscia di Gaza nel tempo, attraverso un rafforzamento della calma e una diminuzione dei lanci dei razzi, nella misura del possibile". L'operazione Piombo Fuso si è protratta dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009.

Sabra e Shatila

Il massacro di Sabra e Shatila è l'eccidio compiuto il 18 settembre 1982 dalle Falangi libanesi e da elementi ad essa legati, di un numero di civili compreso fra 762 e 3.500, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi. La strage avviene nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, alla periferia ovest di Beirut. Il giorno prima del massacro l'esercito israeliano aveva chiuso ermeticamente i campi profughi e messo posti di osservazione sui tetti degli edifici vicini. Nel 1983 la Commissione Kahan, istituita dal governo israeliano, giunge alla conclusione che i diretti responsabili dei massacri sono state le Falangi libanesi, sotto la guida di Elie Hobeika. La stessa Commissione ammette anche la "responsabilità indiretta" del Primo Ministro Menachem Begin (per aver sostanzialmente ignorato quanto stava accadendo e non aver esercitato la dovuta pressione sul Ministro della Difesa e sul Capo di Stato Maggiore affinché intervenissero a fermare il massacro), del Ministro della Difesa Ariel Sharon (per aver gravemente sottovalutato le conseguenze di un eventuale intervento falangista all'interno dei campi profughi e per non aver ordinato le adeguate misure per prevenire o ridimensionare il massacro), del Capo di Stato Maggiore Rafael Eitan (per non aver ordinato le adeguate misure per prevenire o ridimensionare il massacro) e di altri ufficiali. 

Sharon

Ariel Sharon (detto Arik) è stato uno storico generale israeliano, diventato poi l'undicesimo premier d'Israele. Ha ricoperto tale incarico dal 2001 al 2006, quando è stato destitutot a causa del suo stato di coma vegetativo, che lo porta a morire nel 2014. Figura molto controversa, sia dentro che fuori Israele, viene additato come uno dei "responsabili indiretti" del massacro di Sabra e Shatila. Durante la sua carriera di primo Ministro, le politiche di Sharon causano una frattura con il partito Likud di Netanyahu, che non vuole ritirarsi dai Territori. Il che porta Sharon a lasciare il Likud per formare il nuovo partito Kadima. Sharon divenne così il primo primo Ministro di Israele a non appartenere né al partito Laburista né al Likud, i due partiti tradizionalmente dominanti la scena politica israeliana. Il nuovo partito creato da Sharon va sotto la guida di Ehud Olmert a seguito della malattia del premier nel 2006. 

Settembre nero

È un'organizzazione terroristica palestinese, emanazione dell'OLP di Yasser Arafat e artefice della strage compiuta alle Olimpiadi di Monaco del 1972, che si è costituita dopo la repressione del "Settembre nero" ad opera di re Hussein contro i rifugiati palestinesi, colpevoli di aver creato, in Giordania, una sorta di Stato nello Stato. La repressione segna, per i palestinesi della diaspora, la fine definitiva dell'illusione della solidarietà panaraba.

Sionismo

"Sion", termine che ricorre più volte nei Testi sacri ebraici (Torah), indica sia la città di Gerusalemme sia la terra dell'antico Israele. Nato al Congresso di Basilea nel 1897, il movimento sionista moderno, costruito su basi laiche e democratiche dal filosofo Theodor Herzl, teorizza il ritorno del popolo ebraico in Palestina . Mira a costruire un focolare ebraico in Terrasanta, una sorta di porto franco contro le persecuzioni antisemite che subirono gli ebrei nel 20 secolo. Il sionismo delle origini si basava sui kibbutz e su un'ideale di vita comunitario, legato ai nascenti movimenti socialisti ebraici. Dal 1948 il sionismo costituisce il cemento ideologico dello Stato d'Israele.

Sunniti e sciiti

I sunniti sono la componente maggioritaria dell'Islam e costituiscono il 90 per cento del miliardo e cento milioni di musulmani nel mondo. Il restante dieci per cento è rappresentato dagli sciiti, presenti soprattutto in Iran, in alcune aree dell'Asia centrale e dell'Afghanistan, e tra gli Hezbollah libanesi. Accanto al Corano e alla Sunnah, gli sciiti riconoscono valore alle tradizioni del profeta nascosto, il califfo Alì, cugino e genero di Maometto.  La cui discendenza è disconosciuta dai sunniti.

Sharia

È la legge divina dedotta dai sacri testi, il Corano e la Sunnah, ossia la raccolta dei detti, dei silenzi e delle azioni del Profeta Maometto durante la predicazione alla Mecca. I fondamentalisti islamici sognano una "rinascita" dell'Islam all'insegna di un'applicazione rigida, metastorica della sharia e di un (impossibile) ritorno all'epoca d'oro della predicazione maomettana. Grande seguito, presso l'opinione pubblica araba, il movimento wahabbita, nato in Arabia Saudita nel diciannovesimo secolo e diffusosi poi tra i movimenti integralisti islamici del secolo scorso, come i "Fratelli musulmani" egiziani.

Tanzim

I Tanzim costituiscono l'ossatura della guardia nazionale palestinese. Considerati vicino all'Olp, sono nati da una costola dell'ANP per evitare il monopolio resistenziale dei gruppi islamisti come Hamas. Sono organizzati in cellule clandestine, molto militarizzate e segrete. Raccolgono molti consensi nei campi profughi, nei villaggi, nelle università palestinesi. Il loro leader è Marwan Barghouti, l'uomo nuovo dell'Intifada, recentemente arrestato da Gerusalemme.

Territori occupati

Si intendono i Territori occupati da Israele nel 1967: Gaza, Cisgiordania, Sinai (poi restituito all'Egitto di Sadat), le alture siriane del Golan, la Striscia di Gaza, la città vecchia di Gerusalemme. Per gli ortodossi ebrei, Giudea e Samaria (i nomi sacri dei Territori) fanno parte della "Grande Israele" e spettano, per volontà divina, al popolo ebraico.  

Ummah

La nazione islamica, la comunità dei credenti senza distinzioni etniche, religiose, nazionali.

Wahabismo e fondamentalismo

Per spiegare la fioritura dei movimenti islamici radicali si fa spesso riferimento alla guerra in Afghanistan dove, nel corso degli anni 80, si riversarono decine di migliaia di combattenti integralisti, pronti a tutto, pur di distruggere gli "shuravi" sovietici, gli infedeli. E' da una delle innumerevoli schegge della jihad afghana che nacque infatti Al Qaeda ("La Base"), l'organizzazione guidata da Osama bin Laden, lo sceicco saudita che ha ideato gli attentati dell'11 settembre a New York. Ma, accanto al fattore della guerra santa contro i russi, finanziata anche dall'intelligence americana in funzione antisovietica, un peso particolare nella fioritura dell'Islam radicale lo hanno avuto i "Fratelli musulmani" egiziani, l'Iran dell'Ayatollah Khomeini e, sul piano teorico, il movimento wahabbita, nato in Arabia Saudita nell'Ottocento. Tutti questi movimenti, quali segni del difficile rapporto tra mondo arabo e modernità, hanno fatto molti proseliti, negli ultimi anni, anche tra i palestinesi dei Territori, dove era prevalsa fino ad allora l'ideologia anticolonialista dell'Olp o al limite quella del panarabismo laico nasseriano. 

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