Israele-Gaza: 10 domande a Netanyahu e alla comunità internazionale
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Israele-Gaza: 10 domande a Netanyahu e alla comunità internazionale

Abbiamo pensato a cinque quesiti per il premier israeliano e ad altrettanti per il resto del mondo, che sta a guardare quello che succede nella Striscia

Il sistema israeliano di Difesa Iron Dome sembra stia dando i suoi frutti. Più di 800 razzi lanciati da Hamas contro Israele nell'ultima settimana sono stati deviati o neutralizzati. Ma la situazione non cambia. Lo Stato ebraico sta valutando se proseguire le operazioni a Gaza via terra e il premier Benjamin Netanyahu non ha ancora preso una decisione o - almeno - anche se l'ha presa non l'ha detto a nessuno. Mentre i civili continuano a morire e in migliaia nella Striscia di Gaza hanno abbandonato le loro case per sfuggire ai raid israeliani, abbiamo pensato a 5 domande che vorremmo fare a Netanyahu e alla sua controparte, la comunità internazionale che - Onu in testa - si "preoccupa", sì, ma intanto resta a guardare.

Domande a Netanyahu

1. Operazione Piombo Fuso nel 2008-2009. Operazione Pilastro di Difesa nel 2012. Operazione Protective Edge nel 2014. Dopo cinque anni di interventi militari nella Striscia di Gaza da parte di Israele sembra di assistere a un circolo vizioso che non fa altro che ripetersi. Alla luce di questo, il premier Netanyahu come pensa di poter trovare la Pace, continuando a utilizzare offensive militari per fiaccare Hamas che, però, non sono risolutive e dopo poco ci si ritrova nella stessa situazione degli ultimi cinquanta anni?

2. Qual è la strategia a lungo termine di Israele nella Striscia? Il premier di Tel Aviv ritiene che continuare sulla strada delle operazioni terrestri sia una scelta efficace? Gli analisti credono che Hamas non sia per nulla indebolita e che il numero dei suoi razzi sia una dimostrazione di forza da parte dell'organizzazione terroristica che governa la Striscia.

3. Dopo Protective Edge quali saranno i prossimi passi di Israele nel breve periodo? Un tavolo di negoziati è ancora possibile e chi potrebbe sedersi a quel tavolo? Quali sono gli amici di Israele nel mondo e cosa spererebbe di ottenere dall'Amministrazione Usa di Barack Obama?

4. Non crede che i raid su Gaza abbiano ulteriormente indebolito la figura di Abbas, che rappresenta l'ala moderata dell'Autorità palestinese, l'unica parte con cui si può avviare un dialogo? Al momento, ritiene che la soluzione "due popoli due Stati" sia ancora possibile?

5. Ha mai pensato che forse la strada scelta da Ariel Sharon di far retrocedere gli insediamenti fosse quella più giusta per poter negoziare con i palestinesi una pace duratura?

Domande alla comunità internazionale

1. Perché le Nazioni Unite non hanno mai espresso una ferma condanna per i più di mille razzi lanciati da Hamas verso Israele e si sono limitate a manifestare la loro "preoccupazione" in modo fortemente sbilanciato in favore di una parte rispetto all'altra? Perché nelle sedi istituzionali il diritto alla Difesa di Israele viene in qualche modo messo in secondo piano?

2. Tra Barack Obama e Benjamin Netanyahu non c'è mai stata una grande simpatia e Israele ritiene che gli Usa, il loro grande "amico", si siano allontanati da quando alla Casa Bianca c'è il successore di George W. Bush. E' vero? E cosa possono fare gli Stati Uniti per ristabilire le relazioni con Israele e dare un contributo effettivo al tavolo dei negoziati con la Palestina?

3. Perché i Paesi "fratelli" della Palestina, a cominciare dal Libano, trattano i palestinesi come un utile alibi per sfogare la loro rabbia contro Israele e negarne il diritto all'esistenza e poi, in casa, trattano i palestinesi come se fossero persone di serie B, costringendoli a vivere in campi profughi ai limiti della sopravvivenza (vedasi Beirut) e impedendo loro di avere accesso a determinati "servizi", a cominciare da alcune facoltà universitarie che gli sono proibite in quanto palestinesi? Perché l'Onu non ha mai speso una parola per il trattamento riservato ai palestinesi fuori da Israele?

4. La comunità internazionale si illude che i venti di guerra siano causati dall'oltranzismo di Netanyahu o di Hamas, che spingono israeliani e palestinesi in una spirale di odio e violenza, ma in realtà il conflitto israelo-palestinese evidenzia l'impotenza del mondo nel trovare una soluzione condivisa e di imporla alle parti belligeranti. La comunità internazionale non è in grado di imporre né la fine dei razzi su Israele né la fine dei raid su Gaza. A questo punto, a cosa servono le Nazioni Unite?

5. Quanto è preoccupato l'Occidente democratico per le fiammate di nuovi estremismi nell'area mediorientale, dal Califfato in Iraq al conflitto israelo-palestinese? E come pensa di potere arginare questa nuova ondata di estremismo, visto che - in modo miope - non è riuscito a prevenirlo? 

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Anna Mazzone