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Isis-Boko Haram, il patto del terrore che spaventa l’Africa

Propaganda, alleanza militare e campi di addestramento sono il primo segnale di un'intesa molto pericolosa tra i due gruppi

I vertici dello Stato Islamico sanciscono in un messaggio audio l’intesa con i miliziani islamisti nigeriani. Propaganda, alleanza militare e campi di addestramento sono il primo segnale. L’asse che collega Mosul, la capitale dello Stato Islamico in Iraq, alla parte nord-orientale della Nigeria adesso è ufficiale. Dopo il nuovo giuramento di fedeltà prestato lo scorso 7 marzo in un videomessaggio dal leader di Boko Haram, Abubakr Shekaku, la certificazione dell’alleanza sarebbe arrivata adesso direttamente dai vertici di Isis in Iraq e Siria. In un messaggio audio, Mohammed al-Adnani, portavoce del Califfato, afferra simbolicamente la mano tesa dagli islamisti nigeriani: “Vi annunciamo la buona notizia dell’espansione del Califfato in Africa occidentale, accettiamo la fedeltà dei nostri fratelli sunniti in nome della predicazione e della lotta per il jihad”.

L’originalità del nastro, la cui durata è di circa 30 minuti, non è ancora stata valutata da fonti indipendenti. Qualora però dovesse essere confermata, si tratterebbe di un passaggio rilevante per l’organizzazione guidata dal Califfo Al Baghdadi. Guadagnate posizioni nella penisola egiziana del Sinai, in Libia tra Derna e Sirte così come in Algeria e Tunisia, Isis sarebbe ormai pronto a “penetrare” anche l’Africa subsahariana.

Al momento non è possibile prevedere se e quali effetti avrà questa mossa propagandistica sulle offensive jihadiste in Nigeria. Ciò che è certo è che il messaggio di risposta di Isis è stato diffuso proprio nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sta discutendo la possibilità di approvare una risoluzione per inviare sostegno militare alla coalizione africana impegnata contro Boko Haram lungo le rive del Lago Ciad. Coalizione oggi formata da Nigeria, Camerun, Ciad e Niger.
Sullo sfondo di questa, vicenda resta al contempo viva la sensazione che in un momento di difficoltà obiettiva - Isis è stata costretta ad arretrare dalla roccaforte irachena Tikrit negli ultimi giorni, mentre Boko Haram sta subendo pesanti sconfitte e sferra quasi esclusivamente attacchi kamikaze - entrambe le organizzazioni stiano semplicemente cercando di distrarre l’attenzione mediatica internazionale.
 
Le nuove strategie di comunicazione di Boko Haram

Un altro aspetto di cui va tenuto comunque conto è il salto di qualità compiuto negli ultimi mesi da Boko Haram in termini di comunicazione. Prendendo come riferimento le tecniche utilizzate da Isis, il gruppo nigeriano da qualche tempo ha iniziato a utilizzare in maniera più sistematica i social media per diffondere la propria propaganda, alternando messaggi in arabo, inglese e francese, e producendo video sempre più sofisticati.

Il 2 marzo su uno dei suo profili Twitter, Boko Haram ha annunciato la diffusione di un filmato dal titolo Il destino delle spie, girato nei pressi del villaggio di Monguno, circa 130 chilometri a nord di Maiduguri, nello Stato del Borno, montato all’estero e tradotto in tre lingue che si scaglia contro i traditori del gruppo. Il video è stato diffuso sui social network, raggiungendo giornali e agenzie stampa di tutto il mondo. I tempi della vecchia comunicazione jihadista, quella dei lunghi monologhi di Osama Bin Laden, veicolati attraverso cd-rom e chiavette usb, è dunque stata superata anche dagli islamisti nigeriani.

I primi progressi si erano già visti alla fine del 2014, con la creazione di una vera e propria piattaforma per la comunicazione multimediale, ribattezzata dagli islamisti nigeriani “Urwatu al-Wuqta” (letteralmente “più affidabile”). Presente su Twitter in diverse lingue, la piattaforma riproduce automaticamente i messaggi dell’organizzazione ogni volta che vengono bloccati. Veicolare questi messaggi in rete è stato possibile nel momento in cui Boko Haram è riuscito ad avanzare lungo le rive del Lago Ciad. Oltre che prendere possesso d’ingenti quantitativi di armi dell’esercito nigeriano, gli islamisti hanno infatti avuto modo di accedere ad aree meglio collegate a internet.

Il futuro della Nigeria

Se e quanto queste operazioni potranno contribuire al progetto di istituire un Califfato Islamico in Africa, è ancora presto per stabilirlo. In un’intervista pubblicata mercoledì 11 marzo da Voice of America, il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha però lanciato l’allarme sul fatto che miliziani di Boko Haram negli ultimi mesi sono stati addestrati in campi di addestramento dello Stato Islamico fuori dalla Nigeria, confermando dunque in parte l’ipotesi di una connessione reale tra le due organizzazioni.

Jonathan ha, inoltre, denunciato la presenza di “troppe” armi francesi nelle aree in cui si sta combattendo. Il 40% di armamenti sequestrati dalle truppe del Ciad a Boko Haram, sono state prodotte in Francia, segno che la “Operazione Barkhane” avviata da Parigi in collaborazione con Ciad, Niger, Mali, Mauritania e Burkina Faso per contrastare i traffici illeciti, non sta funzionando alla perfezione.

In questo scenario, la Nigeria si prepara al voto presidenziale e legislativo del 28 marzo. Riuscire a strappare un giorno di democrazia a una guerra che finora ha causato 13mila vittime e 1,5 milioni di sfollati almeno, non sarà facile.


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Rocco Bellantone