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INDRANIL MUKHERJEE/AFP/Getty Images
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India: nuovo passo in avanti sul fronte dei diritti civili

Dopo la depenalizzazione dell'omosessualità la Corte Suprema indiana abolisce anche il reato di adulterio

"Qualsiasi norma che si basi sul concetto di disuguaglianza tra uomini e donne è incostituzionale". E' questa la linea adottata dalla Suprema Corte indiana che, negli ultimi mesi sta emanando una serie di sentenze storiche che vorrebbero traghettare il continente indiano sul cammino dei diritti civili e dell'uguaglianza di genere.

Il virgolettato è stato pronunciato dal giudice Dipak Mishra, colui che, dopo 158 anni, si è preso la responsabilità giuridica di depenalizzare l'adulterio

L'adulterio in India

Fino a oggi, secondo quanto stabilito dall'articolo 497 del codice penale indiano (IPC) l'adulterio era considerato un reato e il colpevole poteva essere condannato a cinque anni di carcere.

Adultera, però, poteva essere solo la moglie (passibile di denuncia e crudele condanna) mentre il marito aveva la libertà di decidere se denunciare l'uomo responsabile di essere stato la propria moglie oppure no.

Si trattava, quindi, di un reato commesso da un uomo contro un altro uomo e la donna veniva considerata solo l'"oggetto" del tradimento.

L'articolo in questione recitava: "Chi ha rapporti sessuali con una persona che è e che sa essere o ha motivo di credere che sia la moglie di un altro, senza il consenso o la connivenza di quell’uomo, tali rapporti sessuali non equivalgono al reato di stupro, ma sono considerati adulterio".

Perché l'adulterio era incostituzionale

Il giudice (a capo di un collegio composto da altri 5 togati che hanno votato per l'abolizione dell'articolo) ha sottolineato che "L'adulterio può essere motivato da questioni civili, incluso lo scioglimento del matrimonio, ma non può essere più considerato un reato". E ha poi aggiunto: "L'adulterio può essere considerata la conseguenza della fine di un matrimonio, non la sua causa".

Secondo la Corte l'articolo 497 IPC per 158 anni ha violata l'articolo 21 della costituzione che recita: "Trattare le donne con indignazione o discriminazione favorisce atteggiamenti negativi nei confronti della carta costituzionale".

Perché la Corte Suprema sta diventando progressista

E' da tempo che il supremo organo giuridico indiano sta prendendo una serie di decisioni che vanno nella direzione delle grandi democrazie e che puntano alla parità di genere e alla concessione di diritti civili che altrove appaiono elementari.

Basti pensare che l'abolizione del divorzio islamico (il divieto del triplo talaq che permette al marito di ripudiare la moglie pronunciando quella sola parola ripetuta tre volte) è dell'agosto del 2017, mentre è dei primi di settembre del 2018 la depenalizzazione dell'omosessualità che era ancora considerata un reato.

Il problema, sottolineano i media indiani, è che a queste sentenze giuridiche non corrisponde una presa di consapevolezza politica e tanto meno sociale del cambiamento in atto. Il magazine Outlook India a metà settembre aveva dedicato un numero alle lacune del sistema dei diritti civili in India.

Le contraddizioni di un sistema acerbo

A proposito della depenalizzazione dell'omosessualità, ad esempio, il giornale sottolineava: "Come può essere garantita libertà agli omosessuali senza provvedere alla formazione degli agenti di polizia o di chi amministra la giustizia, affinché portino la depenalizzazione sul campo, rendendola concreta e facendo così in modo che due ragazzi dello stesso sesso possano vivere una relazione fuori dall’ombra? Difficile, se non impossibile, in un Paese dove nemmeno una coppia etero riesce a passeggiare in pubblico mano nella mano".

Povertà, ignoranza e religione fanno sì che i diritti garantiti dalla Costituzione (baluardo indiano della libertà individuale) vengano negati nei fatti.

Secondo direttore di Amnesty International India, Aakar Patel, parte dei problemi del sub-continente sono dovuti all'incompatibilità culturale tra il liberalismo della Costituzione indiana (figlia della cultura anglosassone post coloniale) e gli usi e costumi locali giustificati da riti e credenze più forti della legge

Il neo progressismo indiano che nasce dalle città più grandi e sviluppate deve molto all'impegno della società civile che tra associazioni di volontariato e movimentismo di varia natura lavora quotidianamente per sensibilizzare gli indiani sul gap esistente tra quello che gli indiani hanno (e fanno) e quello che potrebbero avere (o fare) se solo ci fosse una consapevolezza politica e giuridica del lavoro compiuto dai padri della costituzione.


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Barbara Massaro