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Incontro Obama-Putin sulla Siria, forse raid aerei congiunti anti-Isis

Dopo due anni i leader tornano a parlarsi a New York: posizioni distanti su Assad, ma apertura del Cremlino sulle azioni dal cielo

90 minuti di colloquio "franco" e "molto costruttivo" sulla Siria: tanto è durato l'incontro a New York in occasione dell'Assemblea dell'Onu tra Barack Obama e Vladimir Putin, già definito "storico" perché il primo avvenuto da due anni a questa parte.

Il nodo Assad
Per quanto ci sia una convergenza di visioni sulla necessità di cercare una soluzione politica alla crisi nel Paese mediorientale, tra i due leader restano profonde divergenze sul ruolo e sul futuro di Bashar Assad: secondo Obama non ci può infatti essere alcuna stabilità con l'attuale presidente siriano al potere, mentre Putin è fermamente convinto che Assad debba avere un ruolo nella fase di transizione e che il suo destino debba essere deciso dal popolo siriano e non da potenze terze. Posizione, quella della Russia riguardo ad Assad, che viene tra l'altro parzialmente condivisa anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal premier britannico David Cameron.

I raid aerei
Mentre rimane la situazione di stallo su Assad, si è invece avuta un'apertura condizionata della Russia alla possibilità che suoi aerei partecipino a raid contro l'Isis in Siria. Perché l'opzione divenga realtà, Putin ha però chiesto che ci sia un preciso mandato dell'Onu, in quanto il Cremlino ritiene priva di legittimità l'attuale campagna coordinata dagli Stati Uniti in corso dal settembre 2014: "Ci stiamo pensando", ha affermato il presidente russo al proposito. "Non escludiamo nulla. Ma se dovessimo agire lo faremo solo rispettando pienamente le norme del diritto internazionale". Per il momento, comunque, l'unico accordo trovato è quello sul fatto che i vertici militari dei rispettivi paesi si parlino direttamente per scongiurare scontri diretti tra le forze aeree russe in Siria e quelle americane operanti appunto contro l'Isis.

Nessuna azione di terra
Putin ha invece escluso categoricamente che le truppe di terra russe, già schierate in Siria, attaccheranno sul terreno le forze dello Stato Islamico. "Stiamo pensando a come aiutare ancora di più l'esercito siriano", ha proseguito il n°1 del Cremlino, "ma non si è mai parlato di un coinvolgimento dell'esercito russo nella guerra contro l'Isis e gli altri gruppi anti-Assad". 

Il Pentagono dà forfait
A proposito di truppe di terra, va poi segnalata la decisione del Pentagono di rinunciare ad addestrare i cosiddetti "ribelli siriani moderati", che avrebbero dovuto rappresentare la punta di lancia delle forze anti-Isis. Secondo quanto riferito dalla rete televisiva Cbs, non si tratterebbe però di una scelta politica ma della conseguenza del clamoroso duplice fallimento che ha visto ad agosto 54 ribelli addestrati dagli Usa uccisi o arresi ai qaedisti di Al Nusra (rivali dell'Isis, ma altrettanto pericolosi) e quindi la scorsa settimana altri 70 combattenti cedere le armi e l'equipaggiamento "made in Usa" sempre a quelli di al Nusra per salvarsi la vita.

Il piano iniziale prevedeva una spesa di 500 milioni di dollari l'anno per addestare ogni volta 5.400 ribelli, ma visti i risultati iniziali il Pentagono ha deciso di abbandonare il progetto. Con il presidente russo Putin che - assai poco diploticamente - non ha resistito all'ironico commento: "Prima li hanno armati e addestrati, poi quelli hanno disertato...".

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