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ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images
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Immigrazione: l'Ungheria cambia idea, non sospende le norme comunitarie

Il ministro degli esteri smentisce l'annuncio di ieri. Un governo in imbarazzo per scelte che apparivano ispirate dalla peggiore demagogia nazionalista

Aggiornamento, ore 14:00 - L'Ungheria sembra aver cambiato idea sulla questione immigrati.
Il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, in un incontro con la stampa in cui non erano ammesse domande, ha affermato testualmente che "l'Ungheria non sospenderà l'applicazione di alcuna norma comunitaria".La decisione del Governo ungherese è stata anche comunicata ufficialmente dal ministro degli Esteri Szijjarto al Governo austriaco.
Oggi il Governo austriaco aveva convocato l'ambasciatore ungherese per chiedere spiegazioni ufficiali. L'Austria aveva anche chiesto alla Commissione Ue di verificare se l'annunciata decisione ungherese di ieri avesse potuto costituire una violazione dei Trattati Ue.

La vicenda
Il governo nazionalista di destra ungherese ha preso ieri una decisione molto grave (quella che ora sembra aver ritrattato): non intende rispettare le regole sulle richieste d'asilo nell'Unione europea.

In sostanza, Budapest sospenderebbe le regole del cosiddetto accordo di Dublino III che prevedono che le richieste di asilo devono essere esaminate nel paese che ha fatto entrare per primo il rifugiato nel territorio dell'Unione europea.

Quindi, in pratica, questo comporterebbe non riaccoglierà i migranti che dopo essere entrati nell'Unione dall'Ungheria siano poi usciti e si trovino ora in altri paesi dell'Unione, come previste dal regolamento di Dublino.

Sessantamila profughi senza documenti
A Budapest il governo dice che quest'anno la polizia ha già fermato più di 60mila profughi senza documenti. Lo scorso anno erano stati 43mila. Fino al 2012, continua il ragionamento, l'Ungheria aveva gestito poco più di duemila richieste di asilo all'anno.

L'Ungheria si sente "assediata" dai profughi delle guerre di Siria, dai flussi in fuga dall'Afghanistan e dal Pakistan. Persone che lasciano condizioni tremende e il rischio di morire ogni giorno e arrivano passando dai Balcani e, attraverso la Serbia, cercano di entrare in Ungheria, porta per l'Unione europea.

Un impatto pratico e uno simbolico
Ovvio che la scelta del primo ministro Viktor Orban avrà un impatto pratico notevole oltre ad averne uno simbolico-politico devastante per l'idea di Europa che abbracci la giustizia e la solidarietà umana davanti a donne, uomini e bambini che fuggono dalla guerra e dalla povertà.

Le preoccupazioni dell'Austria
Sul piano pratico, rischia di accendere un conflitto sul tema rifugiati con i paesi vicini, soprattutto con l'Austria. Quest'anno Vienna ha già ricevuto 21mila richieste di asilo (nei primi cinque mesi) contro le 28mila dell'intero 2014. E di questi 21mila, il governo austriaco sostiene che un quarto rientri nel quadro di Dublino III: in sostanza migranti che finiscono in Austria passando prima da un altro paese dell'Unione.

Ieri il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikil-Leitner ha detto chiaramente che chi vuole continuare ad avere un'Europa senza frontiere deve rispettare Shengen. E per rispettare Shengen è fondamentale rispettare Dublino III. Come dire che l'Ungheria sta facendo a pezzi la stessa idea di un continente aperto e punta invece a chiudersi in se stessa: passando quindi all'idea del paese fortezza.

Le pressioni dell'estrema destra
Idea del resto quasi rappresentata visivamente dalla recinzione alta quattro metri e lunga 175 km, annunciata la scorsa settimana, per "proteggere" la frontiera meridionale con la Serbia.

Il governo ungherese, d'altra parte, anche su pressione dell'estrema destra interna - esplicitamente e storicamente antisemita, rom-fobica, portatrice di un nazionalismo aggressivo e tribalista con richiami spaventosi al regime fascista al potere prima della seconda guerra mondiale: alleato dei nazisti e orgogliosamente fra i più efficienti e "volenterosi carnefici" delle direttive di sterminio degli ebrei del padrone tedesco - rappresenta bene la deriva che attribuisce agli immigrati e al "multiculturalismo" le difficoltà economiche e psicologiche di molti cittadini europei.
Non a caso la politica di Orban sta diventando un modello di riferimento per i demagoghi di ogni paese che strillano ogni giorno contro gli immigrati.

Per ora Budapest preme su Bruxelles perché le politiche della Ue sull'immigrazione siano molto più restrittive e perché si faccia "presto".

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Luigi Gavazzi